Un hashtag, una stella e un nome per ricordare le vittime innocenti della mafia, a cui è dedicata la giornata nazionale che si celebra domani 21 marzo. L’intervista al ravennate Carlo Garavini, neo eletto referente provinciale per l’associazione Libera fondata da Don Luigi Ciotti nel 1995
Carlo Garavini, 23 anni, attivista nell’associazione Libera e, dal primo marzo scorso, anche referente provinciale della sede di Ravenna, ci parla delle iniziative organizzate in occasione della giornata nazionale delle vittime della mafia, il 21 marzo, nella città bizantina.
“Oggi, sabato 20 marzo – ci spiega – abbiamo chiesto a ciascun cittadino di condividere sul proprio profilo Facebook o Instagram una propria foto in cui si tiene in mano un foglio con su scritto il nome di una vittima innocente delle mafie (maggiori dettagli sulla pagina Facebook di Libera Ravenna). Un’iniziativa sostenuta anche dal Comune di Ravenna e dall’Assessorato alla Cultura.
Sempre il 20, sulla pagina Facebook di Libera contro le mafie, alle 11.30, si può ascoltare il discorso che Don Ciotti terrà a Roma. Alle 15, inoltre, sulla stessa pagina Fb, si tiene il Seminario su Etica e Responsabilità sociale contro mafie e corruzione in diretta.
Domenica 21 marzo, invece, sulle nostre pagine social viene pubblicato un video che abbiamo realizzato grazie al coinvolgimento delle scuole della Provincia. Agli alunni abbiamo chiesto di inviare una foto di classe in cui dedicano una stella a una bimba o bimbo vittime di mafia. Il motto di quest’anno, infatti, è “A ricordar e riveder le stelle”, citando Dante Alighieri, di cui quest’anno ricorrono i 700 anni dalla morte”.
Il 9 marzo scorso, Libera ha ospitato Margherita Asta, unica superstite della famiglia Rizzo caduta nella strage di Pizzolungo del 1985, nel trapanese. Cosa ti ha colpito di più della sua testimonianza?
“’La memoria serve a dare un senso alle vittime.’ Questo è il messaggio di MargheritaAsta che abbiamo fatto nostro dopo l’incontro con lei sul tema della memoria che abbiamo tenuto online in collaborazione col Comune di Forlimpopoli. La memoria raggiunge sia il cuore che la pancia, la parte emotiva più profonda. Ogni 21 marzo leggiamo l’elenco dei nomi delle vittime innocenti delle mafie perché ciascun nome sia un pugno nello stomaco, ha detto Margherita.
Sottoscrivo ogni parola e aggiungo: la memoria deve essere quella scintilla che accenda in noi il fuoco, la passione per la ricerca della verità. Dalla memoria deve nascere l’impegno a conoscere, per poi essere in grado di scegliere e schierarsi. Per il resto rimando alla registrazione dell’incontro che si trova ancora sulla pagina Facebook del Comune di Forlimpopoli”.
Con il Covid e il tracollo di tante attività economiche anche il territorio romagnolo è a rischio per le infiltrazioni mafiose?
“Il rischio di infiltrazioni mafiose c’è da sempre in Romagna e la pandemia ha solo accentuato quei fattori che favoriscono il radicamento mafioso, cioè la povertà e le disuguaglianze sociali. Giuseppe De Marzo, in una diretta che Libera ha fatto col Comune di Cesenatico il 4 marzo scorso, ci ha parlato di welfare mafioso: se lo Stato non si preoccupa di ridurre il divario tra ricchi e poveri, e se taglia i fondi per le politiche sociali, allora sarà la mafia ad occuparsi delle fasce sociali più deboli.
Questo vale per il ragazzo che non può accedere alla didattica a distanza come per l’imprenditore che deve vendere la propria attività perché non sta più lavorando. Ho letto sulla rivista Internazionale che tra aprile e settembre 2020 sono passate di mano 43.688 aziende. Quante di queste sono passate dalle mani di un imprenditore in difficoltà a quelle di un prestanome di un clan mafioso? Quante di queste aziende riceveranno parte dei 209 miliardi di euro del fondo per la ripresa che l’Italia riceverà dall’Europa?”.
Di infiltrazioni mafiose in Romagna si era parlato fino a poco tempo fa soprattutto per il settore del gioco d’azzardo …
“In realtà non hanno mai riguardato solo il gioco d’azzardo. Su tutto il territorio emiliano-romagnolo le mafie portano avanti tutte le proprie attività tradizionali: estorsione, racket, usura, edilizia, spaccio, prostituzione, ecc. A cui si aggiunge tutta una serie di attività legali: dobbiamo tener presente che la mafia ha grandissimi capitali che, con l’aiuto dei professionisti nostrani dell’area grigia, possono essere investiti nell’industria, nel commercio, nel settore alberghiero e in tante altre attività del tutto legali.
L’area grigia è quella zona del tessuto economico a metà tra il bianco della legalità e il nero dell’illecito. Fanno parte di quest’area grigia avvocati, commercialisti, consulenti finanziari, direttori di banca, imprenditori, esponenti della politica ecc. Quello dell’area grigia è un tema che, alla luce della domanda che mi fai, deve assolutamente divulgato e approfondito”.
Libera si occupa di realizzare un uso sociale dei beni confiscati alla mafia, ma promuove anche attività di educazione alla legalità e di formazione nelle scuole. Come vi siete mossi nell’ultimo anno col Covid, siete riusciti lo stesso a organizzare momenti di incontro con i ragazzi on line?
“In questo momento Libera Ravenna sta cercando di allargare un po’ le proprie fila. Nel gruppo sono già entrate alcune ragazze nuove e alcuni ragazzi nuovi, coi quali ci vediamo circa una volta a settimana in videochiamata. Molti di noi vengono già dall’attivismo giovanile, chi dai Friadys For Future, chi da Black Lives Matters, Rete degli studenti medi, Casa delle Donne…
Insomma abbiamo diverse anime da accordare. In questo momento o ci stiamo formando sui temi di Libera, che non riguardano solo le mafie. Libera è un’associazione che fa politica, è apartitica e lotta contro le ingiustizie sociali e ambientali, in particolare contro le disuguaglianze che, da sempre, favoriscono il radicamento mafioso. Prima o poi, noi volontari di Libera saremo pronti per andare nelle scuole a raccontare i nostri perché parlare di mafia”.
Come sei entrato all’interno di Libera e cosa ti ha spinto ad entrarci. C’è stato un avvenimento o un incontro particolare che ti ha spinto a farlo?
“La prima volta che ho sentito parlare di mafia è stato alle scuole medie, alla Ricci Muratori di Ravenna. Qui, un paio di volte erano venuti i ragazzi dell’associazione Pereira. Ma è stato quando ho visto per la prima volta il film Alla luce del sole, dedicato a Don Pino Puglisi, che ho deciso di interessarmi al volontariato contro la mafia. La scena iniziale della lotta tra cani è stata traumatica. Da lì è nata una sorta di ansia di giustizia.
Arrivato alle superiori conosco il Gruppo dello Zuccherificio, un’altra associazione attiva sul territorio per favorire la cultura della legalità, grazie a uno spettacolo sul gioco d’azzardo a cui la mia scuola aveva assistito al Teatro Rasi. Nel Gruppo dello Zuccherificio conosco delle persone straordinarie. Siamo soliti credere che le persone che fanno volontariato siano tristi e grigie. Tutt’altro. Da questa esperienza ho imparato che la forza del volontariato è, al contrario, il clima amichevole e familiare.
A un certo punto però il GdZ cessa le sue attività e decido di continuare a fare volontariato nell’associazione Libera fondata da don Luigi Ciotti. Contemporaneamente entro a far parte della compagnia teatrale Lady Godiva di Eugenio Sideri. Insieme a Eugenio Sideri e alla referente provinciale di Libera, Debora Galassi, diamo il via a un progetto teatrale focalizzato sul tema della mafia che coinvolge studenti del Liceo artistico Nervi-Severini, del Classico Dante Alighieri e della Scuola di Arti e Mestieri Angelo Pescarini. Ha un ottimo riscontro e l’esperienza si ripete per altri due anni.
Infine, Debora Galassi che mi chiede di assumere il ruolo di coordinatore provinciale di Libera Ravenna, ruolo che ricopro ufficialmente dal 1° marzo 2021. Mi piacerebbe coinvolgere sempre più giovani nell’associazione e trasmettere loro tutta la passione che le persone delle realtà che ho citato hanno trasmesso a me”.
Anna Cavallo
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