Nel 1930, quando fu pubblicato questo romanzo, da pochi anni era stata introdotta nella letteratura la vecchia idea di uomo artificiale, Robot – da quando il filosofo-alchimista-negromante Rossum aveva dato vita, nell’opera R.U.R. del ceco Karel Čapek, ai suoi uomini meccanici. –
Il Gigante di Bertinetti non ha emozioni e praticamente nessuna autonomia.

È solo una potentissima macchina da guerra azionata a distanza da due insolite figure di scienziati se non proprio pazzi, quasi… Ma non è pensabile che l’autore non abbia derivato la sua idea, certamente insolita almeno nell’ambito della letteratura per ragazzi dell’epoca, dalla conoscenza dei classici testi di E.T.A. Hoffman, (Der Sandman), Villiers de l’Isle-Adam (L’Ève future), Ambrose Bierce (Moxon’s Master), Jerome K. Jerome (Il ballerino).

Certo è ben lontano dai risultati di questi maestri, ma adatta splendidamente l’idea dell’uomo meccanico a una lettura per ragazzi. Forse ingenuamente, e solo istintivamente e con scarsa consapevolezza, è tuttavia certamente vero che Bertinetti costruisce questo suo lavoro di fantascienza non tanto attraverso l’anticipazione di scoperte e invenzioni quanto con l’integrazione umanizzante tra scienza e uomo, partecipa quindi alla costruzione di un “umanesimo scientifico”. Il Gigante dell’Apocalisse è “cattivo” e distruttivo ma anche “buono” e protettivo: dipende da chi lo aziona.

Si può anche vedere una anticipazione, tramite il personaggio del monello Pepy, del “fanciullo fantascientifico” che diventerà vero protagonista di storie avveniristiche, come si delineò con forza e incisività intorno agli anni ’50 dello scorso secolo, quando gli scrittori americani iniziarono a rivolgersi ai giovani con i loro “juveniles”. Il ragazzo è sempre il personaggio più audace, più astuto, più deciso.

La maggior dignità letteraria per questo tipo di personaggio nell’ambito della fantascienza si inizia a trovare, per esempio, con Have Space Suit… Will Travel di Robert Heinlein. Con queste caratteristiche il romanzo avrebbe potuto rimanere un pilastro per decenni nell’ambito della letteratura per l’infanzia. Invece la sua popolarità durò pochissimo.

I due costruttori del gigantesco automa sono un tedesco e un giapponese; il primo vuole invadere e distruggere l’America per vendicare la sconfitta bellica e il secondo preferisce però precorrere i tempi e utilizzare il “Gigante” per rapire una bella attrice italiana di Hollywood della quale si era innamorato.

L’idea di distruzione dell’America è presentata come una “cosa cattiva”, ma nel 1933, con la rottura da parte di Hitler del trattato di Versailles, l’idea di rivalsa della Germania iniziò ad avere connotati meno negativi e li perse definitivamente, per l’Italia, nel 1935-1936 quando Mussolini iniziò a spostarsi su posizioni filo-tedesche. E anche le scontentezze del Giappone, altro grande critico del trattato di Versailles, andavano tenute in considerazione.

Il romanzo di Bertinetti scomparve quindi dall’orizzonte delle possibili letture dell’adolescenza venendo poi nel dopoguerra relegato a semplice curiosità letteraria per i cultori della protofantascienza italiana. Da segnalare ancora la satira verso l’America spaccona e gaudente impersonata dal nascente mito Hollywoodiano.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Il celebre inscenatore Charley Brenon entrò nell’ufficio dell’amministratore delegato della grande Compagnia cinematografica «Universal» agitando un cablogramma.
— Mister Sam, leggete – disse porgendo il foglio ad un uomo cinquantenne profondamente intento a guardarsi i poderosi piedi poggiati con eleganza yankee sulla scrivania.
— C’è del nuovo, Mister Brenon? – chiese prendendo il cablogramma.
E lesse:
«Charley Brenon, Hollywood – Offromi quale interprete film «Donna caduta cielo» arrivando con paracadute terrazzo «Universal» 24 Giugno – Tanagra».
Sam Woller offrì a Brenon un grosso sigaro e domandò:
— Chi è Tanagra?
— Non ne ho la minima idea.
— Un’attrice italiana?
— Probabilmente: il cablogramma viene da Napoli.

Scarica gratis: Il gigante dell’Apocalisse di Giovanni Bertinetti.