Podcast: Apple Podcasts | RSS
Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub I giganti della montagna di Luigi Pirandello.
Dramma incompiuto, fu steso intorno al 1933, anche se a quanto pare il pezzo era stato concepito, in forma embrionale, negli anni venti. Come di consueto, questo dramma si basa su una delle Novelle per un anno. Questa volta si tratta di Lo storno e l’Angelo Centuno (1910). Inoltre un personaggio (il lampionaio Quaquèo) è ispirato alla novella Certi obblighi.
Il primo atto aveva un titolo a sé: I fantasmi. Pubblicato in alcune riviste (Dramma; La Nuova Antologia), fu rappresentato per la prima volta a Firenze, il 5 giugno 1937. Il secondo atto fu dato alle stampe dalla rivista Quadrante. Il pezzo rimase comunque incompiuto a causa della morte del drammaturgo, avvenuta nel 1936. Il quarto atto, l’ultimo, non fu mai scritto anche se il figlio di Pirandello, Stefano, ne tentò una ricostruzione: a quanto pare, il padre gliene avrebbe rivelata la struttura.
La pièce narra la vicenda di un gruppo di disadattati che trovano rifugio in una villa chiamata La Scalogna e incontrano una compagnia di attori, chiamati La compagnia della contessa, chiamati in tale modo proprio perché veniva guidata da una contessa, in procinto di mettere in piedi la rappresentazione di un pezzo teatrale, La favola del figlio cambiato dello stesso Pirandello.
Un mago suggerisce alla contessa di andare a rappresentare l’opera teatrale dinanzi ai Giganti delle montagne, uomini di un potere immenso che vivevano su una montagna. Viene quindi richiamato il principio di teatro nel teatro usato da Pirandello in pezzi come Sei personaggi in cerca d’autore.
Note tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/I_giganti_della_montagna
Dall’incipit del libro:
Villa, detta «La Scalogna», dove abita Cotrone coi suoi Scalognati.
Alto, quasi nel mezzo della scena in quel punto soprelevata, e un cipresso ridotto per la vecchiaia, nel fusto, come una pertica e, su in cima, come una spazzola da lumi.
La villa ha un intonaco rossastro scolorito. Se ne vede a destra soltanto l’entrata con quattro scalini d’invito incassati tra due loggette rotonde aggettate, con balaustrate a pilastrini e colonne a sostegno delle cupole. La porta è vecchia e serba ancora qualche traccia dell’antica verniciatura verde. A destra e a sinistra s’aprono, alla stessa altezza della porta, due finestre a usciale che dànno nelle loggette.
Questa villa, un tempo signorile, è ora decaduta e in abbandono. Sorge solitaria nella vallata e ha davanti un breve spiazzo erboso con una panchina a sinistra. Ci si viene per una viottola che scende in ripido pendio fino al cipresso e, di là, prosegue a sinistra passando sopra un ponticello che accavalca un torrente invisibile.
Questo ponticello, nel lato sinistro della scena, dev’essere bene in vista e praticabile, coi due parapetti. Di là da esso si scorgono le falde boscose della montagna.
Al levarsi della tela è quasi sera. Dall’interno della villa si ode, accompagnato da strani strumenti, un canto balzante, che ora scoppia in strilli imprevisti e or s’abbandona in scivoli rischiosi, finché non si lascia attrarre quasi in un vortice, da cui tutt’a un tratto si strappa mettendosi a fuggire come un cavallo ombrato. Questo canto deve dar l’impressione che si stia superando un pericolo, che non ci par l’ora che finisca, perché tutto ritorni tranquillo e al suo posto, come dopo certi momentacci di follia che alle volte ci prendono, non si sa perché.
Scarica gratis: I giganti della montagna di Luigi Pirandello.