La Storia della musica di Alfredo Untersteiner è stata edita per la prima volta nel 1893 per i tipi di Ulrico Hoepli come nn.148-149 della famosa collana ‘Manuali Hoepli’. La collana, nata nel 1875, è sempre stata in Italia sinonimo di testi su ogni materia possibile, maneggevoli ma eleganti, divulgativi ma sempre rigorosissimi, compilati da specialisti, arricchiti in ogni nuova edizione. Ulrico Hoepli li definiva un’”Enciclopedia perennemente viva di scienze lettere ed arti, perché la loro grande diffusione permette all’editore di rinnovarli e rifarli di continuo”. (1)

Questa Storia della musica compare nella sezione Musica e Sport. Indubbiamente è un tassello prezioso alla collezione perché l’opera verrà ristampata molte e molte volte, almeno fino al 1989 come reprint dell’edizione del 1951, rivista ed ampliata da Gian Giuseppe Bernardi. Quella qui presentata è la IV edizione del 1916.

Quest’opera è preziosa non solo perché è offerta al pubblico all’interno di una linea editoriale che garantiva un ottimo testo, ma anche, nello specifico, perché l’autore, che non era uno specialista ‘di professione’, era diventato un esperto della materia certamente attraverso lo studio ma soprattutto per la grandissima passione, che appare chiara tra le righe dell’opera.

Sostiene Untersteiner nell’Introduzione che mentre le arti visive, per prime la pittura e la scultura, trovano nella natura i modelli cui ispirarsi, la musica non può trarre ispirazione dal mondo esterno, deve piuttosto studiare le “misteriose leggi” che lo governano, deve guardare al di là. Per questo i popoli antichi leggevano in questa indipendenza della musica dalla realtà esterna, la sua appartenenza ad una sfera divina, soprannaturale e la consideravano un prezioso dono degli dei.

Citiamo un passo interessante, che conferma la capacità divulgativa dell’autore, relativo al momento rivoluzionario dell’arrivo sulla scena musicale di Beethoven:

“L’idea musicale si presenta a lui [Mozart] complessa ed imperiosa senza essere semplicemente la traduzione d’un pensiero o d’un’idea poetica, come quasi sempre succede in Beethoven. Perciò Mozart, per quanto il suo genio musicale sia maggiore di quello di Beethoven, per noi figli dell’epoca moderna, comincia in molte delle sue opere a sembrare antiquato, perchè in esse non vi troviamo abbastanza riprodotte tutte le sensazioni, gli affetti, le passioni nostre.
Con Beethoven comincia un’altra epoca che per noi è la più importante. La musica del secolo decimonono porta l’impronta del soggettivismo. L’Umanità ha perduto nelle lotte la serenità dei tempi passati; l’eterno dolore, (il Weltschmerz dei filosofi e poeti tedeschi) il pessimismo, il dubbio che rode, diventano la nota dominante. Con Beethoven la musica non è più soltanto un’arte ma diventa l’arte universale; essa impara ad esprimere tutte quelle sensazioni, quei pensieri, quelle aspirazioni più intime che la parola non sa esprimere e definire.
Beethoven non è più solamente musicista come Mozart e specialmente Haydn, ma altresì pensatore profondo, che dei problemi sociali e delle nuove idee si occupa e pel quale la Rivoluzione non è rimasta senza lasciare grande e potente traccia.”(2)

L’opera ripercorre la storia della musica dalle origini fino ‘all’ora presente’ che in questo caso corrisponde alla fine dell’Ottocento, con Riccardo Strauss, Claudio Debussy, Paolo Dukas… Ogni capitolo è accompagnato da una ricchissima bibliografia. L’ultimo capitolo è dedicato ai cantanti, virtuosi e scrittori di cose musicali, che è interessante per capire chi fosse famoso all’inizio nel ‘770 e ‘800 e ha mantenuto la sua fama e chi è ormai dimenticato. Segue, e conclude, un elenco delle più importanti opere di fine ‘800 e primi ‘900 dedicate alla storia della musica.


(1) Da Elenco completo dei Manuali Hoepli, 1920 https://digit.biblio.polito.it/3595/19/Meccanica_razionale_PARTE_VII.pdf
Alla data del luglio 1902 erano 700, al marzo 1920 erano 1800. La pubblicazione iniziò appunto nel 1875 con il Manuale del tintore dell’ing. Roberto Lepetit. Una curiosità: quando un uomo si recava dal sarto per farsi confezionare una giacca del modello con le tasche a toppa, non si indicava una dimensione precisa; era sufficiente richiedere una “tasca Hoepli” nella quale stesse perfettamente uno dei manuali, che erano di 10 x 16 cm e di colore rosso.
(2) Da Storia della musica, cap. XVI. Haydn – Mozart – Beethoven.

Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi

Dall’incipit dell’Introduzione:

Lo studio delle origini della musica offre le stesse difficoltà di quello dell’origine della lingua. Innate nell’uomo erano e l’una e l’altra, giacchè a quella guisa, che una forza misteriosa costringeva l’uomo a cercare d’esprimere e comunicare al suo simile quello che pensava, era pure necessario, che egli cercasse di esprimere quello che egli sentiva. Anzi siccome il sentimento istintivo precede il pensiero, che è quasi la conseguenza del primo, e perchè la musica è appunto l’arte più ideale di tutte e quella che è capace di esprimere e dar forma a quel sentimento o sensazione, che la parola non sa esprimere, si può dire, che la musica sia
anteriore alla parola.
Ma per la stessa ragione essa non poteva progredire nello sviluppo di pari passo che la lingua, perchè allo stato primitivo questa corrispondeva di più al supremo bisogno della soddisfazione dei bisogni fisici istintivi, mentre deve escludersi che nell’epoca dei primordi l’idealità, di cui vive la musica, abbia potuto venir concepita.
In ciò è forse da cercare il motivo, per il quale lo sviluppo della musica comincia in un’età di molto posteriore a quella delle altre arti, e per cui, quando queste erano giunte ormai alla decadenza, la musica si trovava ancora quasi ai principi. Ma non in questo motivo soltanto, giacchè, se le altre arti come la pittura, la scultura, trovavano nella natura stessa i modelli da imitare e la poesia gli oggetti da descrivere, la musica doveva scrutare le misteriose leggi della natura per trovare i suoi elementi, ed il mondo esterno non le offriva nel rombo del tuono, nello scrosciare delle bufere, nei mille rumori del creato nulla che potesse imitare.

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