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Dedicatosi quasi interamente alla produzione teatrale, in questo piacevole saggio l’autore si rivolge con affetto e toni leggeri a raccontare le sue escursioni ‘per laghi ed Alpi’. La zona che Carrera percorre, ormai più di 150 anni fa, è quella che, a nord del Lago Maggiore si incunea nella Svizzera; terra di laghi, di valli boscose, di ‘diacciai’, di paesaggi alpestri, di incontri inconsueti.
Ed anche questa distanza temporale, che ci separa dalle peregrinazioni dell’autore, rende prezioso questo volume, da trattare come una vecchia guida Baedeker e sulla quale costruire oggi itinerari nei quali leggere i mutamenti del tempo nei luoghi e nella natura.
La prima parte è dedicata all’area del Lago Maggiore, del Verbano, zone che hanno da sempre ispirato pittori, scrittori, poeti. Qui sono le peregrinazioni di un ‘laghista’. Dicesi laghista colui che vive sulle rive di un lago, ma, in particolare nella letteratura, si definiscono tali quei poeti romantici, che trassero ispirazione per le loro poesie dai malinconici paesaggi lacustri. Ma in queste pagine la qualifica di laghista per Carrera è quella che definisce il suo sincero amore per i luoghi, le acque, i personaggi che animano il lago.
Altra zona di escursioni è la Val d’Ossola, il bacino del Toce e le valli laterali, come la Valle Anzasca, la Val Vigezzo, la Val Formazza, e nel racconto si mescolano storia, aneddoti, leggende.
Nella terza ed ultima parte l’autore percorre la Frua ed il Corno Gries. Siamo all’estremo nord, a due passi dalla Svizzera, ed ancora più vicini alle vette, ai ghiacciai. Citando Dante, Carrera scrive: “Entrai per lo cammino alto e silvestro.” Ed anche questa parte è l’occasione per raccontare usi e costumi delle valli, incontri con gli escursionisti italiani e stranieri, i piaceri della tavola, le leggende …
In chiusa del volume, Carrera si rivolge alle lettrici ed ai lettori: “Se voi ne accompagnaste pei laghi, per le valli, e vi siete arrampicati su per le vette alpestri con quel piacere con cui io ho cercato di svagarvi la mente intrecciando alle descrizioni le leggende ch’io raccolsi con amore, e le fantasie spesso incomposte che destò nella mia mente la variatissima natura, non volgerà, io credo, molto tempo che io ritornerò con maggiore sicurezza d’animo ad offrirvi la mia compagnia per zonzare in altre contrade della nostra bella Italia.”
Ma questo buon proposito è rimasto sulla carta.
Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi
Dall’incipit del libro:
Uno zingaro? Ma ce n’ha ancora degli zingari, fuorchè nella Russia e nel Trovatore? – Perchè, non ce ne dovrebbe più essere? Lo zingaro non è forse un pensiero errante di paese in paese, facendo suo con ardita frode quanto non gli verrebbe concesso dall’umana avarizia? Ammesso – il che veramente non so – il paragone, lo zingaro può avere subìto trasformazioni, non mai essersi perduto. Permettete, signor mio, che io cerchi di vincere, s’è possibile, la vostra ritrosìa nell’accettarmi a compagno, evocando i benigni influssi dell’eloquenza tradizionale de’ miei avi novellatori e poeti: tolleratemi dieci minuti… Non sono discreto? Ne spendete tanti a sopportare il trionfo della ciarla su pelle gazzette e nei parlamenti!
La storia dell’umanità nella nostra tribù dividiamo in tre ere: la scoperta della foglia di fico, quella dell’America e questa della fotografia. Dopo la fatale scoperta dei primi nostri nonni, ecco l’uomo-zingaro che migrando dall’Asia percorre poco alla volta le plaghe mondiali, lasciando qua e là un lambello del suo saio. Quell’età non avendo lasciato giornali, nè ritratti d’illustri contemporanei, per mancanza di sicuri documenti veniamo alla seconda. Scoperta l’America, gli zingari si precipitano su di essa: a sentirli sono venuti a seminare la libertà e le patate; tutto d’allora in poi deve spirare amore, felicità. Mentre gli umanitarii cianciano di quest’inezia di riformare quel mondo, pillottando colle solite spezie della cristiana uguaglianza e dei civili diritti la tiritera; mentre gl’indigeni buoni e semplici come un popolo che non sa un’acca di mutuo soccorso e di monte di pietà, aprono un tanto di bocca dalla meraviglia, i missionarii iniziano la riforma facendo scomparire nell’abisso delle loro tasche i tesori di quelle fortunate contrade: siccome però il mestiere di moralista è meno facile di quanto si crede, il tiro si scopre, proteste, recriminazioni, rivolta; il torto è necessariamente degli Americani poichè l’astuzia, la forza è agli zingari. I quali, smessi i lenocini della ciaccola, pagano a misura di carbone la cordiale ospitalità americana.
Scarica gratis: Peregrinazioni d’uno zingaro per laghi ed Alpi di Valentino Carrera.