Breve racconto del 1892. Di ispirazione verista, come tutte le prime opere novariane, è la storia di un amore deluso in cui emerge l’alta carica drammatica e passionale del protagonista.

Dall’incipit del libro:

Sapete voi quanti anni sono trascorsi?
Eppure il ricordo mi commuove ancora come se il passato si rinnovasse nella realtà. Se odo a caso profferire il suo nome provo ancora quel turbamento che mi coglieva ogni volta ch’ella mi compariva improvvisamente dinanzi per via o s’affacciava inaspettata alla finestra.
Avete mai notato? – Subito è quasi un gran colpo. Il cuore percosso pare vi si voglia spezzare. Poi una furia di battiti che vi mozzano il respiro. Che dolorosa dolcezza! Che spasimo acuto! Che ebbrezza!
Ogni mattina noi ci si soleva rivedere. Anche quando la tramontana soffiava e la gente scappava chiusa ne’ tabarri: anche quando pioveva a dirotto e per la strada fangosa non si scorgeva anima viva. Poi a mezzodì, poi alle due, poi alle cinque o alle sei secondo la durata delle lezioni. Appena svoltavo alla cantonata io figgeva gli occhi laggiù sulla finestra adorata. Oh come sorrideva ogni cosa intorno! L’acque del porto eran liete di specchiare il sereno e le barche del porto che dopo la pioggia sciorinavan le vele al sole. Le finestre in faccia al porto e al sole si schiudevano. Dei visi di donna apparivano, delle voci di fanciulli trillavano, delle rondini stridevano, svolazzando intorno a’ cornicioni, a’ terrazzi, a cocci de’ davanzali.

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