In questa monumentale biografia, il Villari ha cercato di fornire un’attenta narrazione della vita del grande stratega e filosofo fiorentino, sia nel contesto famigliare che nella cancelleria. Un’oculata esposizione di tutte le sue debolezze, le sue legazioni, la sua vita pubblica e le sue opere.

Dall’incipit del libro:

Prima di ripigliar l’esame delle opere del Machiavelli, dobbiamo di nuovo fermarci alla storia dei tempi, coi quali esse sono in una continua relazione, e dei quali continuamente discorrono. Leone X era salito sulla cattedra di San Pietro, destando per tutto, specialmente in Italia, grandissime speranze di sè. Il mondo era stanco degli eccessi scandalosi d’Alessandro VI, e delle audacie irrequiete di Giulio II. Si desiderava un poco di tregua e di pace; il cardinal Giovanni de’ Medici sembrava perciò il papa da tutti desiderato. Il Vettori dice di lui, che «aveva saputo in modo simulare, che era tenuto di ottimi costumi.» Certo aveva una generale reputazione di buono, ma anche di assai accorto, che sapeva condurre ed aggirare i cervelli degli uomini. In politica era della scuola di suo padre Lorenzo il Magnifico; ambiziosissimo del potere per sè e pe’ suoi, con una grande apparenza di bonomia e di semplicità, serbando sempre quelli che a Firenze chiamavano i modi civili. Ma ciò non impediva punto che, all’occorrenza, sapesse non solo mentire ed ingannare, di che quasi menava vanto; ma porre crudelmente le mani nel sangue. Aveva anche una grande reputazione, e meritata, d’uomo liberalissimo del suo. Dava in fatti quello che aveva e quello ancora che non aveva. «Era tanto possibile,» dice lo stesso Vettori, «che Sua Santità tenesse mille ducati, quanto è possibile che una pietra vada in alto da sè.» «È certo che se le porte del Panteon fossero d’oro, il Papa non le lascerebbe al loro posto,» diceva uno degli ambasciatori veneti.

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