Una monografia (del 1901) molto dettagliata riguardo la filtrazione dei mosti e la preparazione dei cosidetti «filtrati dolci» e «lambiccati».

Dall’incipit del libro:

Nel linguaggio enotecnico e commerciale chiamasi oggi in Italia filtrato dolce o semplicemente filtrato o lambiccato, il mosto di uva fresca, appena spremuto, ovvero già fermentato in parte, da solo o a contatto delle buccie, il quale sia stato sottoposto alla filtrazione per conservarne intatto, durante un certo tempo, il principio dolce, eliminando le cellule del fermento.
Dagli studi geniali del Pasteur ci fu dato apprendere che la fermentazione del mosto d’uva, come in genere di tutti i liquidi zuccherini, devesi alla vita di esseri organizzati, infinitamente piccoli, o fermenti, visibili soltanto al microscopio, i quali, in condizioni adatte di ambiente e di temperatura (20° – 25° C.) hanno la preziosa facoltà di scomporre il principio dolce (glucosio) disciolto nel mosto, in alcool, acido carbonico e in altri prodotti meno importanti, come la glicerina, l’acido succinico, ecc., che pure si riscontrano nel vino.
Il fermento tipico o predominante nel succo d’uva, come si sa, è il saccharomyces ellipsoideus, composto di cellule ellittiche, i cui germi (spore) si trovano diffusi, assieme a quelli delle muffe, dei bacterii, ecc., abbondantemente nel pulvisco atmosferico, nel terreno e accumulati, per opera del vento o degli insetti, specialmente sugli acini dell’uva matura, d’onde passano poi nel mosto al momento della pigiatura, si sviluppano, si moltiplicano rapidamente per gemmazione e trasformano il succo dolce in vino.

Scarica gratis: I filtrati dolci di Giuseppe De Astis.