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L’autore, dopo aver brevemente esaminato e discusso il neo-realismo americano, il logicismo della scuola di Marburg, l’idealismo critico di Brunschicg e l’idealismo di Croce e di Gentile, conclude che la la filosofia può insegnare alla scienza quale valore di oggettività può accordare alle proprie costruzioni, ma deve imparare dalla scienza a criticare principi o proposizioni che ha ammessi senza esame sufficiente.
Sinossi a cura di Catia Righi
Dall’incipit del libro:
Non potendo considerare, in tutta la sua ampiezza, il problema dei rapporti tra la filosofia e la scienza nel pensiero contemporaneo, problema che ha acquistato importanza nuova per i recenti sviluppi del pensiero scientifico e soprattutto per quelle che si sono chiamate le rivoluzioni della fisica (suscitate dalla teoria della relatività, dalla teoria dei quanti, dagli studi di microfisica e dalle discussioni sul valore del principio di causalità e del determinismo in generale), mi limito a tener conto delle opinioni più significative, perchè più recise, rispetto a quell’argomento, che sono difese dal neo-realismo americano, dal neo-kantismo logistico della scuola di Marburg e dall’idealismo critico del Brunschvicg, e dall’idealismo italiano del Croce e del Gentile. Infine, dopo alcune osservazioni critiche sulle concezioni ricordate, cercherò di esporre la soluzione da me preferita del problema in questione. Debbo scusarmi anticipatamente della brevità schematica con cui, per mancanza di spazio, sarò costretto sia a criticare opinioni altrui, sia a presentare le mie, che dovranno apparire piuttosto accennate che giustificate.
Per rendersi conto delle tesi propugnate dal neo-realismo americano, che in questo argomento si avvicina al positivismo classico della scuola comtiana, occorre ricordare che esso si forma e si svolge in opposizione a quello che è stato chiamato l’idealismo assolutistico della scuola di Oxford, ossia a una filosofia che voleva fondare sulla ricerca gnoseologica una concezione metafisica sintetica, che vede la vera realtà in un Assoluto di natura spirituale. I rappresentanti di quella filosofia potevano intendere l’assoluto come pensiero o come esperienza, come un’unità o come una pluralità di spiriti, ma si accordavano nell’intenderlo come coscienza. Ora, la gnoseologia su cui poggiava quella metafisica si fondava a sua volta sulla teoria delle relazioni interne che ritiene che i termini posseggano una determinata natura grazie alla relazione in cui sono posti. Infatti la gnoseologia dell’idealismo derivava da quella teoria la priorità della conoscenza sugli oggetti coi quali è in relazione e perciò li faceva dipendere dalla mente del soggetto.
Scarica gratis: I rapporti tra la filosofia e la scienza nel pensiero contemporaneo di Adolfo Levi.