Le donne che lavorano di Cordelia (Virginia Tedeschi Treves) uscì nel 1916 pochi mesi prima della scomparsa della sua autrice. È il suo ultimo scritto, a distanza esatta di 37 anni dal primo libro pubblicato.
Era il 1879 quando la trentenne Virginia, sposata da nove anni con Giuseppe Treves, già impratichitasi nel campo dell’editoria a fianco del marito e del cognato Emilio, già organizzatrice vivace e colta di un salotto letterario frequentato dalle migliori menti della cultura, esordì nella scrittura con Il regno della donna, vera e propria apologia della vita domestica e delle virtù femminili, di un mondo in cui il focolare domestico fosse il luogo principe nel quale la donna poteva trovare la sua realizzazione totale.
Ma Virginia-Cordelia era capace di osservare la società che la circondava, di rendersi conto che, al di fuori della sua esperienza personale, c’era un mondo di donne troppo a lungo sottomesse. Ed era anche una persona capace di evolversi, di comprendere il nuovo, di non restare vittima dei cambiamenti ma piuttosto di suscitarli a favore delle donne. Ebbe veramente l’intelligenza di sfruttare gli unici spazi che la società aveva destinato al ‘gentil sesso’ a vantaggio dell’intero genere femminile.
Nella premessa alle lettrici, Cordelia scrive:

“Voi, mie fedeli lettrici, vi sorprenderete che dopo avervi parlato della casa come del miglior centro dell’operosità femminile, io venga ora a dirvi:
«La casa è bell’e buona come rifugio per riposare dalle fatiche della lotta per l’esistenza; ma voi pure dovete combattere, uscire dal vostro guscio e procurare di aver la vostra parte al banchetto della vita».
È, che dal giorno ch’io scrissi Il regno della donna il mondo è mutato, e le mie idee si sono andate modificando, come si è modificato l’ambiente in cui viviamo.”

La scrittrice, oltre ad una ricca raccolta di pubblicazioni per ragazze e ragazzi, si dedicò a affrontare i problemi delle donne, fondando istituti di istruzione, scrivendo libri, entrando a far parte attiva dell’Unione Femminile, dell’Associazione Pro suffragio femminile (venne eletta presidentessa nel 1909 della Sezione lombarda); nel 1908 fu tra le fondatrici dell’Associazione femminile per l’Arte.

Quest’opera, che chiude la sua carriera di scrittrice, è un studio sulla donna che lavora, figura emergente nei primi decenni del Novecento; è un emblema della sua lotta proto-femminista e un segno d’amore per coloro che mai avevano goduto dei diritti riservati all’altro sesso. Siamo agli inizi della prima guerra mondiale. Presto molte di quelle donne che fino ad allora erano e si erano considerate solo ‘angeli del focolare’, richiamati i mariti e compagni al fronte, si ritrovarono a dover ricoprire ruoli strategici nel mondo del lavoro. Le esigenze di fabbriche e uffici, ma anche le necessità delle famiglie, portarono lentamente ad un incremento del numero delle donne nelle attività lavorative al di fuori delle mura domestiche. Fino ad allora c’erano state, è vero, tante lavoratrici in agricoltura; dovettero diventare le direttrici delle loro aziende familiari. Anche nei trasporti urbani, si fece ricorso all’occupazione femminile in maniera rilevante. Tutto poi rientrò alla fine della guerra, ma un passo importante era stato fatto.

È in Le donne che lavorano che Cordelia teorizzò per prima la possibilità per la donna di lavorare per propria realizzazione e soddisfazione ‘professionale’ e non per necessità economica, come era sempre stato fino ad allora. Il saggio è una sorta di manuale per una nuova condizione femminile, un misto di pensieri, di economia, di psicologia, di filosofia. È un’opera all’avanguardia nella quale si parla anche di divorzio e di voto alle donne. Dobbiamo ricordare che solo nel 1945 il Regno d’Italia istituì il suffragio femminile e le donne votarono alle amministrative? E che solo nel 1946 avvenne il primo voto su scala nazionale, al referendum istituzionale che sancì la nascita della Repubblica italiana e alle contemporanee elezioni politiche dell’Assemblea costituente? E che la legge che istituì il divorzio fu promulgata in Italia soltanto il 1° dicembre 1970?

I diversi temi affrontati da Cordelia sono suggerimenti di riflessione, per stimolare le donne ad assumere una nuova consapevolezza di se stesse. Anche se è passato del tempo e forse lo status sociale delle donne è abbastanza cambiato – ma ne siamo sicure? -, l’opera è comunque molto interessante per chiunque abbia a cuore la condizione femminile e ami le scrittrici spiritose ed insieme impegnate, soprattutto quelle capaci parlare alle donne a distanza di oltre un secolo.

Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS

Dall’incipit del libro:

Voi, mie fedeli lettrici, vi sorprenderete che dopo avervi parlato della casa come del miglior centro dell’operosità femminile, io venga ora a dirvi:
La casa è bell’e buona come rifugio per riposare dalle fatiche della lotta per l’esistenza; ma voi pure dovete combattere, uscire dal vostro guscio e procurare di aver la vostra parte al banchetto della vita».
È, che dal giorno ch’io scrissi Il regno della donna il mondo è mutato, e le mie idee si sono andate modificando, come si è modificato l’ambiente in cui viviamo.
La ferrovia, l’elettricità, la diffusione delle idee col mezzo della stampa, le macchine perfezionate, tutto questo ha rimpicciolito e trasformato il mondo, tanto che la vita esteriore ha preso il sopravvento sulla vita interna e l’umanità va prendendo il posto della famiglia.
Non so se la trasformazione della casa e della donna sarà un bene o un male, ma è una necessità; e chi non sa piegarsi e modificarsi secondo l’ambiente, muore intristito come il fiore che si piega sullo stelo, quando tutto intorno a lui risorge al soffio vivificante della primavera.
In questi ultimi tempi ho molto studiato il nuovo ambiente che si è andato formando; e quasi una luce nuova ha rischiarato il mio spirito.

Scarica gratis: Le donne che lavorano di Cordelia (alias Tedeschi Treves, Virginia).