Frammento di un poema in nona rima, ispirato all’autunno, fu composto nel 1887 e successivamente pubblicato nel 1895.  Come glossa al poema, una conferenza tenuta dal Vate a Venezia nel 1895, durante la prima Esposizione Internazionale d’Arte Moderna.

Prosa fra le più fastose, unisce una serie di divagazioni letterarie sull’autunno nella città dei Dogi. Fu ripubblicata quasi interamente nel romanzo Il fuoco.

Dall’incipit del libro:

Il munifico sire Autunno, il dio
cui non più la matura uva compone
intorno il nero crin cerchio d’oblío
né come al fauno del selvaggio Edone
alto in man brilla il cembalo giulío
(ben, cingon la sua fronte ardua corone
di gemme e l’occhio cerulo gli langue
profondamente quasi che del sangue
ei nudrisca una lenta passione)

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