(voce di SopraPensiero)

Opera buffa napoletana posta in versi da Giovanni Battista Lorenzi, per la musica di Giovanni Paisiello.
Fu messa in scena la prima volta nell’ottobre del 1775 al Teatro Nuovo di Napoli, dove riscosse subito un gran successo, tant’è che il Re Ferdinando IV la volle rappresentare anche nel proprio Palazzo Reale il 23 dello stesso mese.

Trama
Don Tammaro Promontorio da Modugno, un ricco possidente pugliese, ha perso la testa a causa delle troppe letture sui filosofi antichi e ora si crede lui stesso un filosofo. Prende così a modello la vita del suo prediletto Socrate, imitandone le abitudini e la vita. Dà nomi greci alle persone che lo circondano, è felice di essere maltratto dalla moglie, come lo era il suo idolo, e per lo stesso motivo decide di avere una seconda moglie e di far sposare la figlia al barbiere, che finge di essere suo seguace. Per impedire che egli porti a compimento i suoi folli progetti, i parenti stanno al gioco: fingono un’apparizione di Furie al fine di spaventarlo e poi gli fanno bere del sonnifero, facendolo passare per la famosa cicuta che uccise Socrate. Dopo il suo risveglio, la follia di Don Tammaro è scomparsa.

Note tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_Socrate_immaginario

Dall’incipit del libro:

Riuscí all’incomparabil Michel de Cervantes dare nel suo immortal D. Chisciotto un modello della piú delicata ed ingegnosa lepidezza. Tutti gli sforzi degl’ingegni, che dopo lui sono stati, non han potuto se non che debolmente imitarlo, senza giungere ad eguagliarlo, non che a superarlo. L’universale sventura di tanti suoi imitatori incoraggisce me a presentare al pubblico con minor rossore questo debole parto del mio ingegno.
Ho cercato in esso trarre la materia del ridicolo da un soggetto quasi somigliante, cioè dal supporre un uomo semplice, che dalla cognizione confusa e volgare delle vite de’ Filosofi antichi (come quegli dalle vite de’ Cavalieri erranti) abbia stravolto il cervello, sino a credere di poter ristorare l’antica Filosofia. Tutti gl’incidenti adunque sono presso a poco tratti dalla vita di Socrate, che ci ha lasciata Diogene Laerzio; come a dire il di lui gusto, e il pregio in cui tenne la Musica e la Danza; il carattere impetuoso di sua moglie contrapposto alla sua sofferenza: le due mogli, che in uno stesso tempo ebbe, dopo la famosa peste che spopolò Atene: il sogno di un cigno, di cui gli parve riconoscer l’effigie del giovane Platone, che il dí seguente gli fu presentato: l’oracolo, che lo dichiarò il sommo de’ Savj: il suo perpetuo interrogare: il suo vantarsi di non saper altro, che il saper di non sapere: il Demone con cui diceva consigliarsi: la morte in fine datagli dalla superstizione de’ Sacerdoti, per calunniose accuse, colla cicuta; e molte altre particolarità che nel corso del dramma si ravviseranno.

Scarica gratis: Socrate immaginario di Ferdinando Galiani.