Il sistema Sankhya viene generalmente considerato come il più antico dei sistemi filosofici indiani; ed è realmente il solo sistema che come tale possa con qualche certezza riferirsi all’età prebuddistica. Fondatore del medesimo secondo la tradizione sarebbe l’antico saggio Kapila; il quale sembra essere veramente una personalità storica, sebbene intorno ad esso nulla sappiamo di certo, nessun valore avendo le numerose e varie leggende che a lui si riferiscono.

Dall’incipit del libro:

Prima di addentrarci nell’esposizione del nostro sistema è necessario esporre sommariamente alcuni principii o punti fondamentali che sono come il fondo comune di tutti i sistemi indiani e caratterizzano, per così dire, l’ambiente ideale nel quale i detti sistemi si formarono e si svolsero. Questi principii sono parte integrante, è vero, del sistema stesso, e dovranno quindi essere ulteriormente oggetto di più minuta considerazione; ma essi possono anche stare da sè come indipendenti dal resto della dottrina, essendo riguardati come per sè evidenti ed universalmente accettati; laddove non è possibile convenevolmente esporre od intendere alcuno dei sistemi senza una previa conoscenza di queste premesse.
La prima di queste premesse si riferisce all’assoluta infelicità dell’esistenza ed è strettamente connessa con una seconda, con la dottrina della trasmigrazione delle anime. Queste due teorie sorte nell’India anteriormente ad ogni sistema (v. Oldemberg Buddha2 p. 43-50; Schröder o. c. p. 245-252 etc.) e radicatesi quindi così profondamente nella coscienza del popolo indiano, costituiscono come il punto di partenza, il presupposto fondamentale di tutti i sistemi. Essi non si domandano infatti: l’esistenza è piacevole o dolorosa? Vi è o non vi è una trasmigrazione delle anime? ma sibbene: Come è possibile porre fine alla trasmigrazione e così liberare definitivamente l’anima dal dolore dell’esistenza?

Scarica gratis: Il sistema Sankhya di Piero Martinetti.