Sullo sfondo della Sicilia spagnola sotto il regno di Carlo V, è raccontata a forti tinte la contesa insorta fra le nobili famiglie dei Luna e dei Perollo per assicurarsi un prestigioso predominio su Sciacca e sulla sua aristocrazia.

Delineatosi già nel corso dell’ascesa delle due casate, fomentato negli anni da continue e pretestuose rivalità, nel 1455 il contrasto degenera in un primo conflitto per essere poi ricomposto fra repressi rancori, che però nel 1529 sfociano di nuovo in una lotta senza quartiere nella quale finisce coinvolta l’intera municipalità di Sciacca assieme alle sue numerose casate nobiliari, in una vicenda che diventa sempre più cruenta e presto sfugge anche al controllo del governo centrale, avviandosi a un drammatico finale. Con la puntualità di un documentato cronista e il garbo di un abile affabulatore, Francesco Savasta ne descrive gli sviluppi, gli intrighi e i colpi di scena culminati con la distruzione del castello dei Perollo e con la strage degli occupanti: un epilogo che nelle sue pagine rivive con vivacità di particolari e con grande tensione partecipativa, e più che al piglio emotivo di una penna narrante si direbbe affidato alle inquadrature spettacolari di una telecamera sapientemente manovrata nel continuo avvicendarsi di campi lunghi, zoomate e primi piani in un scenario d’azione sempre uguale e sempre mutante. I principali personaggi moriranno quasi tutti, i pochi superstiti subiranno la terribile punizione regia, e alla comunità di Sciacca non resterà che rimpiangere i fasti di una prosperità senza più ritorno.

Sinossi a cura di Giovanni Mennella

Dall’incipit del libro:

Sono quasi due Secoli, che la Città di Sciacca fu lagrimevole Teatro, ove si rappresentò l’infausta Tragedia del Caso di Giacomo Perollo, commesso da Sigismondo Luna, Conte di Caltabellotta. Il tempo, che ha per proprietà di sepellire colla dimenticanza le memorie più riguardevoli, se non ha estinto affatto a’ nostri tempi la sua ricordanza, l’ha in sì fatta maniera alterata, che non più rassembra, qual veramente si fu. Io, perchè ritorni a veduta de’ Posteri Istoria sì memorabile vestita col candido ammanto d’una incorrotta verità, ho preso l’assunto di richiamare alla luce un Successo cotanto deplorabile, e metterlo in prospettiva de’ curiosi, molto diverso di quello, come per l’addietro ha fatto le sue comparse: poicchè, avendolo arricchito di peregrine, e veridiche notizie, spero, che invoglierà l’animo de’ Lettori a vederlo di buon gusto. Ne’ trascorsi lustri molti si applicarono a scrivere questo Avvenimento, fra’ quali il P. Angelo Galiotto, detto il Candela, Sciacchitano, de’ Minori Osservanti di S. Francesco: Vito Bicchetti, Giurato Sciacchitano, in una Relazione, da lui trasmessa al Vice-Rè, che si conserva dalla nobil Famiglia Inveges: Notar Giambattista Mineo Sciacchitano in diversi notamenti scritti nel suo tempo, che erano appresso il Sac. D. Giuseppe Zacco: Andrea Lucchesi, nobile Sciacchitano, che lo scrisse, essendo stato presente: Cataldo Fiorenza, Accademico Messinese, nel Libro stampato in Venezia dal Baglioni nel 1671.

Scarica gratis: Il famoso caso di Sciacca di Francesco Savasta.