L’esistenza della giovane orfana di un pittore compie la sua parabola, protetta da uno scultore amico del padre, partendo da un negozio di ceramiche albisolesi nel centro storico di Genova, proseguendo come direttrice di un negozio di vetri di Murano nell’elegante e centrale via Roma, conoscendo il suo apice come sofisticata approntatrice di vasi di fiori in una ricca villa ai Piani d’Invrea e terminando come moglie piccolo borghese in un modesto attico del centro storico di Genova. Parabola punteggiata dall’incontro, durante il soggiorno professionale a Murano, con una coppia maschile composta da un “principe” in esilio e un brillante botanico. Coppia che ritrova a Genova e che segue ai piani d’Invrea, dove i sentimenti dei due per lei conducono all’epilogo. Il romanzo mette a confronto le alternative che si presentano a una bella donna, sola e autonoma, nella Genova degli anni ’30. Non manca, con la conoscenza che le viene dall’attività giornalistica all’interno del quotidiano socialista genovese, di pungere con efficace sarcasmo la grettezza dell’imprenditoria media genovese; di descrivere, con l’esperienza della sua attività femminista del periodo, l’amarezza e le umiliazioni di una donna travagliata dalle scelte di lavoro e di sentimento; e di delimitare il suo orizzonte a quello della famiglia borghese con le sue frustrazioni tipiche e con lo sfogo liberatorio della maternità. Scrittura sempre garbata, con poche concessioni alla lacrima sentimentale che anche i periodici “femminili” d’avanguardia, come quello diretto dall’autrice, non potevano rinunciare a proporre.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Un amico d’infanzia – lo scultore Dan Lucini, che per scrupolo non raro di scapolo maturo si era fatta una missione del suo avvenire di ragazza orfana ed emancipata, quindi doppiamente povera – capitò un pomeriggio d’estate nella sala un po’ buia, ove Domina vendeva ceramiche per conto della «Fornace».
Recava, con la pomposa modestia di un fidanzato timido che porti il tradizionale mazzo di fiori alla fidanzata, la proposta di un «impiego magnifico». Era la decima in un anno.
Già dal primo pianerottolo delle scale Domina aveva distinto il suo fischio dolce e sconclusionato. Era un fischio caratteristico, senza armonia registrabile, così involontario, in lui, che nemmeno nei momenti più gravi o più importanti egli si accorgeva di modularlo. Domina lo paragonava al ronronnare in sordina di un gatto grasso e felice.
Si era appena detta: «Ecco Dan», che la sagoma di lui apparve, stampigliata come in certe decalcomanie sul vetro smerigliato della porta della «Fornace».
— Novità, Dan?
A corto di respiro, Dan non aveva smesso il fischio in tono minore. Ritta, issata anzi, perchè più piccola dello scultore, per scrutarlo bene in volto, con le mani infilate nelle tasche della chiara giacca estiva, la ragazza aspettava che, col respiro, gli tornasse la voce.
— Ebbene?
— Volete andare a Venezia?

Scarica gratis: Il mio principe : Romanzo di Camilla Bisi.