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(voce di SopraPensiero)
Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub Spazio e tempo nella nuova scienza di Enrico Bellone.
È quasi l’alba di una radiosa giornata estiva. Ad est il cielo schiarisce e la luce si imprime nelle retine che stimolano il cervello a comporre le immagini del fenomeno più emozionante: il sorgere del Sole sul pianeta Terra. Un evento da sempre ispirartore di domande provocate dalla curiosità umana verso un mondo cui la percezione sensoriale fornisce forma e rappresentazione, conseguenza di specifici sensori naturali assegnati alla nostra specie dal processo evolutivo.
Così come gli organi di senso anche il significato delle parole è mutato, spinto da un’evoluzione, questa volta culturale, che lo ha reso sempre più conforme ad una realtà oggettiva e verificabile. Tuttavia la potenza della percezione continua a esercitare la propria ambigua influenza su molte parole di uso quotidiano. Quando parliamo di “sorgere del Sole” implichiamo un movimento che in realtà non avviene. Ma altre parole, come “spazio” e “tempo”, hanno invece affinato e ampliato il proprio significato con il progredire della conoscenza scientifica.
L’autore di questo libro, Ordinario di Storia della Fisica, già direttore dell’edizione italiana di Scientific American, ripercorre il difficile cammino che la scienza moderna e contemporanea ha dovuto affrontare per collocare le parole “spazio” e “tempo” nella loro dimensione più autentica. Da Galileo ad Einstein, la storia di queste due parole coincide con la storia di una delle forme più elevate e affascinanti del pensiero umano.
Sinossi a cura di Federico Ranieri
Si ringraziano il Prof. Enrico Bellone e l’editore Carocci, http://www.carocci.it/, per averci concesso il diritto di pubblicazione.
Dall’incipit del libro:
La prima via d’ingresso alla conoscenza è unica e stretta. Passa infatti per quelle sole zone della nostra superficie corporea che sono il risultato dell’evoluzione biologica e che abbiamo battezzato con l’espressione recettori sensoriali. Unica, certo: non possiamo far altro, all’inizio, che percepire il mondo esterno mediante un corredo dato di recettori biologici. All’inizio, certo. E poi? Molte cose sono dovute accadere prima che gli adulti imparassero a fabbricare con le mani quegli oggetti che chiamiamo manufatti, e moltissime altre cose sono poi successe prima che dal mondo dei manufatti emergessero infine quelle strutture materiali che funzionano come amplificatori del nostro comune corredo di recettori sensoriali o come veri e propri sensori artificiali: occhiali e radiotelescopi, termometri e orologi.
Ebbene, dico subito che non ho problemi quando scrivo che gli occhiali sono protesi. Servono per un uso definito e migliorano, quando sono necessari, il rendimento degli occhi. Debbo però ammettere, se ci penso un poco, che non sono certo nel dire che anche il mio orologio da tasca è davvero una protesi o un amplificatore: protesi di quale organo di senso, amplificatore di che cosa?
Scarica gratis l’ePub: Spazio e tempo nella nuova scienza di Enrico Bellone.