(voce di SopraPensiero)

 

Millantatore e credulone come ogni tarasconese, dopo le avventure nel deserto a caccia di leoni e l’escursione sulle più alte vette delle Alpi, Tartarino trascorre sereno e colmo di onori le sue giornate, senza disdegnare la strenua difesa dell’abbazia di Pampérigouste che il governo vuole chiudere. Ma una nuova e grande impresa lo attende: diventare governatore.

Un uomo del nord, il duca di Mons, lo persuade ad acquistare terreni e proprietà su un’isola dei mari del sud, e molti tarasconesi, sentendo profumo di ricchezza, comprano a loro volta lotti di terra e partono per prendere possesso dei loro beni. Ma si tratta di una truffa: l’isola non soltanto è inospitale e malsana, ma risulta essere proprietà della corona inglese. Rimpatriato, Tartarino deve affrontare peripezie giudiziarie, ma soprattutto l’ostilità dei concittadini che prima lo avevano tanto osannato. Perde la casa, le armi, i libri e tutti i suoi trofei ed è costretto a ritirarsi oltre il Rodano, a Beaucaire, cittadina dirimpetto di Tarascona, malsana e inospitale.
Dopo tre mesi di permanenza a Beaucaire, in un giorno di eclisse, Tartarino muore: senza Tarascona e senza gloria non può vivere.

Sinossi a cura di Paolo Oliva e Catia Righi

Dall’incipit del libro:

Era il settembre in Provenza, sono cinque o sei anni, al ritorno dalla vendemmia. Da un gran break a due cavalli della Camargo, che trasportavano rapidamente il poeta Mistral, il mio primogenito e me verso la stazione di Tarascona e il celere Parigi-Lione-Mediterraneo, ci sembrava divino quel tramonto di un pallore ardente come un bel viso di donna di quel paese. Non un filo d’aria malgrado la rapidità della nostra corsa.

Le canne di Spagna a lunghe foglie si ergevano diritte e immobili lungo il ciglio della via, e da tutte quelle strade di campagna, bianche come neve, bianche come un sogno, dove la polvere scricchiolava senza sollevarsi di sotto alle ruote, era una lenta sfilata di carri carichi di uva nera seguiti da giovani contadini e da ragazze, muti, gravi, ben fatti, spigliati, con gli occhi neri, scintillanti. Grappoli di uva nera e uno scintillìo di occhi neri, non si vedeva altro nei tini, nelle ceste, sotto il cappello con le tese volte in giù dei vendemmiatori e sotto il fazzoletto che le donne portano sul capo, e di cui stringono le punte fra i denti.

Talvolta, all’angolo di un campo, una croce sorgeva sull’azzurro del cielo con un grosso grappolo nero appeso a ciascun braccio come un ex voto.
— Guarda! […] – mi diceva Mistral, con un gesto commosso e un sorriso di fierezza quasi materna, davanti a quella usanza ingenuamente pagana del suo popolo di Provenza; poi ripigliava il suo racconto, un qualche bel racconto, tutto profumo e luce, delle rive del Rodano, come il Goethe provenzale ne semina tutt’intorno con le due mani sempre aperte: di cui una è la poesia, l’altra la realtà.

Scarica gratis: Porto Tarascona di Alphonse Daudet.