(voce di SopraPensiero)

Pubblicato Le vinti giornate dell’agricoltura, et de’ piaceri della villa di Agostino Gallo.

Lo scibile agronomico di Gallo si fonda su quello dei grandi autori latini, in primo luogo di Lucio Columella, il massimo agronomo dell’antichità, ma l’agricoltura che prende corpo nelle pagine dell’opera rinascimentale è radicalmente diversa da quella del mondo latino, è la nuova agricoltura irrigua della Val Padana, l’agricoltura in cui l’acqua spezza la sovranità del frumento inserendo nella rotazione le foraggere che consentono il più ricco allevamento, l’allevamento da cui derivano i formaggi Piacentini e Lodigiani, gli antenati del Parmigiano Reggiano e grana padano.

È l’agricoltura in cui hanno conquistato il proprio posto, nei campi lombardi, il mais, pianta americana, il riso, coltura araba proveniente dall’Andalusia, il gelso, destinato al baco da seta, una coltura fino a pochi decenni prima siciliana e calabrese, di cui Gallo comprende per primo le straordinarie potenzialità nel pedecollina prealpino.

Autentico teorico delle nuove colture foraggere, Gallo propone la prima analisi razionale della tecnologia casearia lombarda, la tecnologia del formaggio grana, una tecnologia unica nel vastissimo panorama caseario europeo.

Altrettanto interessanti di quelle casearie le pagine sulla trasformazione dell’uva in vino, nelle quali Gallo attesta la radicale differenza tra i vini italiani e quelli della Francia, dove si è già imposto il gusto moderno del vino, tanto che, come ricorda l’autore bresciano, i cavalieri francesi sono incapaci di bere il vino lombardo, che è ancora il vino medievale, acetoso, oscuro e torbido, privo di ogni aroma, perduto nella troppo lunga fermentazione. Non meno significative le pagine sull’agrumicoltura del Garda, al tempo di Gallo ricchissima attività economica fondata su una tecnologia sericola eccezionalmente avanzata.

Sinossi tratta da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Agostino_Gallo

Dall’incipit del libro:

Dapoi che io intesi, Serenissimo Prencipe, con quanta benignità fosse da vostra Altezza accettata, & letta questa mia humil fatica, che presentai tosto che fu stampata ad alcuni principali Signori della Corte sua; Et ch’io fui medesimamente informato, che fra l’altre sue virtù, ella prende grandissima dilettatione dell’Agricoltura, mi nacque subito un’ardente desiderio di consecrarle (come faccio al presente) questa nuova mia edittione delle vinti Giornate; si per mostrarle qualche segno della divotione mia verso di lei, & di gratitudine per questo suo tanto favore; & si ancora, perche dalla luce del suo glorioso nome possa essere illustrata questa mia oscura opera. La quale se non è degna per altro, di pervenire à cosi honorate mani, parmi almeno, che il suggetto di quella possa coprire gli altri suoi molti difetti. Poi che lo studio dell’Agricoltura è tanto nobile, & tanto degno, che egli merita di essere amato, & pregiato (come fu sempre in ogni secolo) da ogni saggio, & valoroso Prencipe al par di qualunque arte, ò scientia honorata. Conciosia, che se tutte le altre arti, & scientie sono state ritrovate, accioche ò giovino al corpo, ò dilettino all’animo, parmi che questa dell’Agricoltura le comprenda inseparabilmente tutte due: percioche quanto alla prima, chi non sa che il Mondo perirebbe quando non fosse essercitata di continuo, & con ogni diligentia, da noi mortali? Quanto poi alla seconda, qual’è quello cosi rozo che non se invaghisca della tanta diversità di herbe, di frondi, di fiori, di frutti, & d’altri infiniti effetti ammirabili che ella ci dona tuttavia, & con grandissimo contento nostro? Oltra che ci va elevando l’intelletto alle speculationi naturali, & sopranaturali tanto, che lo conduce alla consideratione di colui, dal quale la vita, i costumi, le scienze, & la istessa Natura hanno dependentia.