Riprendiamo da Pagina Tre l’intervista a Laura Costa:
Il teatro-ragazzi non è solo intrattenimento per i più piccoli, ma una realtà variegata, ricca di idee e di artisti di valore capaci di coniugare tradizione e nuovi mezzi di comunicazione; una realtà presente nei teatri stabili come nelle scuole e nel teatro di strada, capace, spesso, di superare per sperimentazione e originalità il teatro per adulti.
Attraverso le parole di Laura Costa, attrice, regista e drammaturga, raccontiamo l’esperienzadi Ambaradan teatro, una piccola formazione emiliana le cui fondatrici scrivono, dirigono, scenografano e interpretano spettacoli completamente originali, portando in giro un repertorio vastissimo su un territorio in continua espansione.
Il loro percorso è interessante non soltanto per la qualità degli spettacoli realizzati ma anche perché aiuta a capire come sia possibile approdare al teatro professionale attraverso percorsi personali e creativi: un modello positivo ed efficace in tempi in cui tanto si parla di «inventarsi il lavoro».
Laura Costa: il primo nucleo della nostra formazione è nato intorno al 1999 con il nome di «Compagnia bella». Era un gruppo allargato, creato per realizzare spettacoli ma, parallelamente, pensato anche per funzionare come una sorta di agenzia di spettacolo. L’idea era far collaborare professionalità di diversa natura per allargare i contatti, anche geograficamente: chi riceveva committenze in un certo comune, ad esempio, oltre a promuovere il proprio lavoro aveva il compito di far conoscere e proporre per collaborazioni gli altri membri della compagnia, mettendo in circolo energie e competenze. Le varie figure professionali si incontravano, si conoscevano e potevano poi decidere di intervenire nei progetti altrui.
La collaborazione, però è un’arte semplice in teoria ma difficile da praticare, così ad un certo punto ci siamo accorte che era sempre lo stesso piccolo gruppo a trainare gli altri. Tutto questo avveniva in una fase in cui io avevo avuto l’intuizione di un teatro comico e pedagogico e iniziavo a praticarlo, passando quindi dal teatro per adulti al teatro ragazzi […] All’interno di Compagnia bella era intanto emerso un legame particolare con Martina Pizziconi, con competenze complementari alle mie: mentre Martina ha una formazione registica e come attrice di prosa (ha collaborato a lungo con Nanni Garella e l’Arena del Sole di Bologna), io ho avuto una formazione di clown teatrale. Non mi riferisco alla giocoleria, che sicuramente è l’aspetto più noto della clownerie, ma a quella modalità creativa del teatro fisico che possiamo far risalire a Lecoq, a Marceau e ad altri ancora. Insieme abbiamo creato un modo di procedere che è diventata cifra specifica di Ambaradan.
In molti dei vostri spettacoli agiscono due personaggi fissi: Peppe Rosso e Peppe Giallo, che hanno proprio un’ascendenza clownesca: non si tratta solo di buffi personaggi creati per incantare i bambini, ma di figure archetipiche con un compito, per così dire, maieutico.
Risalendo ai ruoli clowneschi tradizionali, possiamo dire che io, vestendo i panni di Peppe Rosso, incarno l’Augusto, mentre Peppe Giallo, impersonato da Martina, è il Clown Bianco. Il Bianco è il serio, quello che porta la regola, mentre l’Augusto è il classico tonto, dotato di una visione più animista: è quello che la regola la rompe. Prendiamo una coppia classica come Stanlio e Ollio: il primo è l’Augusto, che porta alla terra, al basso, alla relazione con gli avvenimenti, con la vita, con il movimento. Ollio invece è il Bianco, colui che tende alla poesia, all’alto, alla perfezione. E solitamente l’Augusto lo fa arrabbiare.
A questi due personaggi siamo arrivate alcuni anni fa partendo da un mio progetto di laboratorio teatrale sui cinque sensi. Parlandone con con un’amica, insegnante di scuola materna, ho sentito l’esigenza di tradurre la dimensione laboratoriale, quindi anche informativa, in uno spettacolo teatrale divertente, e quindi in qualche modo di «tradurre» le regole teatrali e le regole della conoscenza. Da questo primo esperimento, concretizzatosi in un ciclo di sette spettacoli dedicati ai cinque sensi, sono nati «i Peppi». Martina e io abbiamo voluto creare due personaggi asessuati, con un nome maschile ma che è soprattutto una categoria fantastica, poco umana: come i Puffi, in un certo senso; infatti il «peppe», in alcune tradizioni ma anche nel linguaggio comune e infantile, indica un generico «essere». Siccome invitavamo i bambini a fare un viaggio, di conoscenza ed esperienza, questo viaggio l’abbiamo preso alla lettera ed è venuto subito alla mente l’oggetto valigia, uno dei simboli più classici della teatralità ma che evoca anche l’avventura, l’emigrazione. Peppe Rosso e Peppe Giallo in fondo sono degli emigranti: partono dal loro paese d’origine, Pepponia, e arrivano sulla terra all’interno della loro valigia volante, da cui sono nati, per fare un viaggio insieme ai bambini. Pepponia è un universo di valigie volanti all’interno di ciascuna delle quali vivono due Peppi: oggi i bambini hanno chiamato la valigia di Peppe Giallo e Peppe Rosso, ma domani potrebbero chiamare quella di Peppe Verde e Peppe Bianco […] Ogni diverso viaggio ha come scopo conoscere attraverso l’esperienza, quindi attraverso la risoluzione di un problema. Sono viaggi esperienziali che abbiamo applicato alla conoscenza dei sensi, degli usi e costumi di altre culture, alle regole della convivenza civile (Missione città), all’educazione ambientale (Aia parco) e alle emozioni: Paura coraggio, Gioia Tristezza, all’amore, (Una pepposa ricetta d’amore), alla guerra (Due consigli per evitare una guerra). Il ciclo sui cinque sensi (in cui Peppe Rosso e Peppe Giallo incontrano la Regina del Tatto, il re della Vista, il re dell’udito, la regina dell’olfatto, il re del gusto, e la Regina del Sesto Senso) è rimasto in repertorio e ancora oggi ha una circolazione molto ampia.
Ma attualmente creiamo anche in base alle esigenze che ci vengono espresse direttamente da insegnanti, bibliotecari o altri operatori che lavorano quotidianamente con i bambini. Missione città, ad esempio, è nato da una collaborazione con la Provincia di Rovigo che ha espresso l’esigenza di far conoscere ai bambini l’educazione stradale. Da poco collaboriamo con una ditta che fornisce pasti per le scuole con uno spettacolo per l’educazione alimentare. Insomma: cicli di spettacoli per le scuole, spettacoli a sé stanti per i teatri, ma anche nuove forme di collaborazione.
Il gioco, parola chiave del vostro lavoro, veicola sempre un messaggio.
Il gioco del clown permette di trasformare l’informazione attraverso qualcosa di concreto. I Peppi devono seguire tre regole fondamentali: le «regole del buon viaggiatore conoscitore». La prima, la concentrazione, come i teatranti sanno bene, è ciò che permette di portare l’attenzione a sé (ma vale anche per il pubblico); la seconda è l’ascolto, la connessione alle cose; infine l’immaginazione, anche da un punto di vista della creazione, della vita, ti permette di proiettarti avanti, quindi di andare a incontrare la cosa che hai immaginato. Se, per esempio, i Peppi e i bambini immaginano un mostro devono poi chiedersi se sono in grado di affrontarlo e di cosa hanno bisogno per farlo. I personaggi chiedono ai bambini di partecipare alle loro avventure, per indurli a portare avanti la propria conoscenza del mondo ma soprattutto per capire quanto già lo conoscono. E sono i bambini a guidare i Peppi verso l’informazione giusta: i Peppi rappresentano il fallimento, quelli che – apparentemente – non capiscono cosa accada sul pianeta terra; non si propongono come genitori, ma come bambini. E sono i veri bambini-spettatori che li dirigono.
Qual è il vostro circuito e quali sono i progetti futuri?
Attualmente facciamo circa 150 spettacoli all’anno portando in giro tutto il repertorio per i teatri e per istituzioni di tutti i tipi: scuole, biblioteche, comuni […] lavoriamo soprattutto in Emilia Romagna ma anche in Lombardia, Veneto, Marche e Toscana. Per il futuro, sapendo di offrire un buon prodotto anche in termini di qualità-prezzo, possiamo pensare ad allargare lo staff interno in termini di figure commerciali e organizzative sia di figure artistiche.
Insomma, dopo questo viaggio esperienziale a due c’è l’idea di tornare alla collaborazione, la difficile arte dei vostri inizi […]
Eh sì, i Peppi sono sempre in viaggio!
Recentemente Liber Liber ha pubblicato il loro spettacolo in edizione integrale: «Missione città»
Il sito Internet della compagnia: http://www.ambaradanteatro.it/