Ristampato di recente nella collana «I classici del romanzo» edita dalla Centauria, «Madame Bovary» di Gustav Flaubert resta tutt’oggi un’opera interessante per indagare le problematiche della famiglia moderna di fronte alla crisi matrimoniale. Nella storia dello scrittore francese emergono le cause del divorzio, in una realtà in cui ancora vigeva l’obbligo sociale di prolungare il rapporto anche se fondato sull’ipocrisia e l’illusione, condizione difficile da accettare sia per la parte che tradiva, sia per il coniuge sottomesso. Una soluzione destinata a condurre alla rovina morale e finanziaria il nucleo familiare, con risultati simili a quanto accade in molti attuali casi di divorzio.
Flaubert ebbe il coraggio di portare all’attenzione dei suoi lettori tali problematiche accettandone le gravi conseguenze; infatti, anche se ben visto dalla critica, dovette affrontare il severo giudizio dei benpensanti, che lo trascinarono in tribunale determinati a condannare la sua visione antiromantica del matrimonio.
Charles Bovary è un medico condotto di Tostes, un piccolo paese nel nord della Francia. È un uomo mite e disponibile, che non coltiva particolari ambizioni, se non quella di trovare la giusta compagna per costruire una nuova famiglia dopo la morte della prima moglie. L’occasione gli si offre quando si impegna a curare il signor Rouault, gravemente infortunato a una gamba, e fa la conoscenza della figlia Emma, una ragazza che ha dimostrato in collegio una particolare vivacità intellettuale, ma non ha nascosto nemmeno il suo carattere volubile.
Emma e Charles sembrano i classici opposti che si attraggono; la voglia di vivere di lei compensa il carattere remissivo del dottore, e per un po’ di tempo dopo il matrimonio, descritto da Flaubert come una lieta festa bucolica, la famiglia non incontra particolari difficoltà. Ma la giovane sposa si dimostra insofferente verso i pacati ritmi di vita dalla provincia francese; la serenità familiare ai suoi occhi è priva di ogni emozione e lo stato di depressione in cui cade spinge il marito, fin dall’inizio remissivo verso ogni umore negativo di Emma, a trasferirsi a Yonville. Si tratta sempre di una località minore, ma non troppo lontana da Rouen (città natale di Flaubert), e Charles spera che il semplice cambiamento di residenza e la possibilità di fare nuove amicizie sollevi il morale della consorte.
Il medico non è sereno: finge di sentirsi appagato della sua condizione matrimoniale, ma sospetta quali siano le reali aspirazioni della compagna. La sfarzosa serata a cui ambedue hanno partecipato nella villa del marchese d’Andervilliers, legato a Charles da un debito di riconoscenza, gli ha aperto gli occhi. Emma vuole forti emozioni e il marito dovrebbe offrirle ciò che cerca, ma non ne ha gli strumenti, quindi non può che continuare a sopportare i suoi capricci e sperare che prima o poi accetti la realtà. Ma per Madame Bovary è impossibile dimenticare la sfarzosità degli abiti e degli arredi, il divertimento dei balli, l’interesse verso un mondo fatto di lussi e di sfrenata gioia: tutto ciò che ha visto la sera della grande festa l’ha affascinata e ha acuito la sua insofferenza per le cose piccole e quotidiane. Le illusioni del medico sono destinate a essere disilluse.
A Yonville la protagonista conosce gli uomini che, sfruttando il suo desiderio di evasione dal matrimonio, determineranno anche la sua rovina. E non saranno solo gli amanti Léon e Rodolphe ad alimentare le sue aspirazioni, ma anche il commerciante Lheureux, avido fino al punto di mettere sul lastrico la famiglia Bovary, e l’onesto padre di famiglia Homais, un farmacista che con la sua presunzione farà apparire agli occhi della giovane sposa ancora più grave il carattere remissivo di Charles.
Questi personaggi non tradiscono la loro indole di fronte a Madame Bovary; fin da quando quest’ultima li conosce e si innamora del loro aspetto fisico o delle bellezze materiali e dei pregi morali di cui danno mostra, non nascondono la loro personalità ambigua. Difficilmente una donna che si avvicina a un giovane con il cuore libero o a un impenitente libertino non riceve delle avance, come un mercante non fa mai credito, senza assicurarsi la possibilità di poter riavere con ogni mezzo i soldi che gli devono i sui clienti. Emma si lascia trascinare dal turbine delle emozioni, i propositi negativi la allontanano dall’unica persona che la ama veramente, il consorte.
A Charles non si può attribuire la responsabilità dell’inesorabile declino della moglie. Il suo carattere pacato e remissivo potrebbe essere un vantaggio per una donna che, accontentandosi di quanto può avere da lui, che del resto non è poco, può essere certa di tenere in pugno l’amministrazione della casa, evitando però di dilapidare le risorse economiche della famiglia. E al di là di ogni giudizio sul comportamento del medico, anche quest’ultimo non nasconde mai la sua indole alla consorte, fin dall’inizio della loro storia, quando la conosce in casa del padre. Se Emma ha accettato Charles, dovrebbe tenere fede alla promessa che gli ha fatto sposandolo. Certo, una crisi matrimoniale è possibile e non è raro che abbia la conseguenza di allontanare i coniugi, ma Madame Bovary palesa i primi segni di insoddisfazione fin da quando arriva nella casa del consorte a Tostes, criticando pesantemente il suo carattere remissivo visto come un imperdonabile fattore di debolezza, fino a determinare senza rimpianti la sua totale rovina economica. A pari di molte coppie attuali, i Bovary sperimentano la vita matrimoniale come il tramonto del sentimento amoroso.
Flaubert con la sua opera lanciò un monito valido veramente tutt’oggi, un avvertimento a non cedere alle tentazioni della carne o tantomeno alla paura della solitudine. Se l’amore è sincero deve interessare ambedue le parti, in caso contrario sia un uomo che una donna è bene che accettino di non essere pienamente condivisi ed evitino un’unione di comodo. L’incapacità di parlare onestamente al proprio cuore è l’unica mancanza di Charles, inizialmente sposato con una donna che lo adorava ma che lui non sopportava, da cui rimane vedovo con sollievo, e dopo vittima di una consorte impietosa, ma da lui inutilmente venerata. Charles non cerca mai un amore condiviso.