Dal sito Mondi digitali. Le frontiere dell’editoria, http://mondigitali.wordpress.com
Come si accennava nell’ultimo post pubblicato sul blog Mondi digitali, Le frontiere dell’editoria, la Apple è entrata con prepotenza nel mondo degli eBook, oltreché nel florido mercato del self-publishing. Le novità recentemente presentate a New York su iBooks 2 e iBooks Author (clicca qui per leggere tutte le news sulla presentazione) hanno aperto un grande dibattito.
Danno la possibilità di editare un eBook a costo zero. E allora qual è il problema?
Innanzitutto, i fatti. Apple ha introdotto un nuovo software, gratuito e semplice da usare, per l’autoproduzione di eBook. Si chiama iBooks Author (se hai mac provalo qui) ed è un software per il self-publishing. In concorrenza, quindi, a quello della Amazon. Nelle prime 72 ore il software è stato scaricato circa 90.000 volte, mentre sono stati più di 350.000 i download per i libri di testo che Apple ha messo a disposizione (leggi qui per saperne di più).
Vi starete chiedendo: e allora? Come mai tutto questo dibattito? Beh, gli iBook così creati possono essere venduti solo nell’iBookstore della Apple. E questo non è un dettaglio di poco conto. Quindi, se vi capiterà di editare il vostro bell’iBook, potrete intraprendere due strade:
1) renderlo pubblico gratuitamente;
2) venderlo, dividendo ovviamente i guadagni con l’azienda di Cupertino.
Così scrive Alessandro Miglio nel suo interessante post:
Ciò suona più o meno così: io, Apple, ti do in licenza gratuita un software per fare gli iBooks. Se tu vuoi vendere un testo digitale fatto con iBooks Author devi per forza farlo nel mio negozio. Io prendo una commissione (il 30%?) sui tuoi ricavi. Io decido che cosa è degno di stare nel mio store e che cosa invece non deve essere venduto. Insomma – conclude Miglio -, abbastanza inquietante, no?
A trovarlo inquietante sono in tanti (in merito leggi anche questo interessante post del blog Voglio vivere come se), anche se, in realtà, messa in questo modo l’offerta non sembra molto differente da quella del Kindle Direct Publishing di Amazon (leggi due vecchi post sui successi – e sugli insuccessi – di chi si è autopubblicato, cliccando qui e qui).
Cosa c’è nascosto tra le righe?
Ma in realtà la situazione è diversa e più complessa, e anche un tantino più inquietante. Il fatto è che la Apple punta sulla produzione di eBook educativi, per la scuola. E Il software è così ben fatto – a quanto si dice, io in realtà l’ho provato e qualche critica ce l’avrei, ma ne parleremo in uno dei prossimi post – che anche un utente poco esperto può generare eBook di discreta fattura.
L’utilizzo delle nuove tecnologie a scuola, in un mondo che si trasforma così velocemente, è da tempo dibattuto. Si sognano nuove forme di apprendimento, si sogna «un tablet per ogni studente», come tempo fa aveva dichiarato il ministro Profumo (leggi l’articolo su Repubblica) e app per l’apprendimento (leggi anche questo post di pianetaebook, pubblicato non più di un mese fa).
Un liceo di Bergamo sta già utilizzando i tablet per lo studio. Sono in prova, in via sperimentale (leggi qui). Succede in Italia, ma succede ancora di più all’estero, in particolare in Inghilterra o negli Stati Uniti. Ma la Apple con questa mossa vuole entrare con prepotenza sul mercato dei testi scolastici, un mercato non ancora battuto dai libri in digitale e in potenziale espansione (estrema). Così Alessandro Miglio – sempre in questo post – sintetizza che cosa ci promette l’accoppiata iPad-iBooks 2:
1. Apple reinventa i libri di testo. Saranno splendidi (gorgeous, gorgeous books).
2. Faranno innamorare i bimbi dell’apprendimento.
3. Saranno interattivi, multimediali, ma anche fruibili in modo tradizionale.
4. Costeranno al massimo 14,99$ e acquistabili con un click (o un tap).
Pensateci, quindi: un software gratuito dove docenti e insegnanti possono editare autonomamente i propri libri di testo, pensati per i propri alunni, sempre modificabili, sempre aggiornabili e immediatamente fruibili, a costi molto bassi, con guadagni sulle vendite. A livello teorico, grossi vantaggi per loro. E grandi vantaggi anche per gli studenti e le famiglie, che spenderanno di meno per i libri e quindi per l’educazione dei propri figli.
Ma il giochetto è conveniente soprattutto per Apple, sotto molti punti di vista. Innanzitutto diventa editore, senza investirci alcuna risorsa: ha un guadagno del 30% sulla vendita di ogni eBook, con spese quasi nulle. La Apple, però, si spinge ancora oltre, ed è questo il punto focale: che controlla anche il device. Gli eBook editi da Apple sono infatti file .ibooks, e pertanto leggibili solo con un iPad.
Una intelligente mossa commerciale, ma chi ci guadagnerà?
Quindi, per riassumere: i libri di testo per la scuola saranno più economici, ma quanto si dovrà spendere per poterli utilizzare? Ogni studente dovrà dotarsi di un device, o meglio di un device Apple, e cioè di un iPad. Almeno 500 euro di spesa. Che queste spese le sostenga la scuola, o il singolo studente, è ininfluente: se l’iBooks Author dovesse ingranare, per la Apple saranno palate di soldi. Ma, a ben vedere, solo per la Apple. Non sarà così per gli insegnanti – quanto guadagneranno a vendere i libri (eventualmente) editi da loro ai propri studenti? Non si parla sicuramente di grandi numeri, ma di bazzecole -. Non guadagneranno di sicuro neanche gli studenti (o la scuola), che risparmieranno sul singolo libro/eBook ma dovranno dotarsi di un costoso iPad.
La Apple invece guadagnerà in primo luogo vendendo i propri device. E poi – e non poco! – con le vendite degli eBook, con il meccanismo della coda lunga.
Per capire la coda lunga, copio e incollo questo estratto da Wikipedia:
Un dipendente di Amazon ha descritto la coda lunga nei seguenti termini: “Oggi abbiamo venduto più libri tra quelli che ieri non sono affatto andati di quanti ne abbiamo venduti tra quelli che ieri sono andati”. Analogamente, Wikipedia, pubblicata dagli utenti della rete, conta un grande numero di voci di bassa popolarità, che collettivamente generano più traffico rispetto al numero limitato di voci molto popolari presenti in una enciclopedia convenzionale come la Encyclopædia Britannica.
In pratica, guadagnando il 30% (o simili percentuali) su ogni eBook scolastico venduto, la Apple, anche se probabilmente non avrà tanti eBook che scalano le classifiche, collettivamente guadagnerà un sacco di soldi, provenienti dalle migliaia di libri venduti anche solo per qualche decina di copie da ogni insegnante ai propri studenti.
“Non possiamo permetterci sistemi economici inefficienti e illiberali”
Concludo citando Marco Calvo, uno dei punti di riferimento di Liber Liber (leggi qui un vecchio post su Mondi digitali), che in un post sulla rivista online paginatre.it (rivista per la quale anch’io ho di recente iniziato a collaborare) scrive così:
iBooks Author della Apple, una delle poche grandi aziende realmente capaci di innovare, può perciò essere un’ottima notizia, addirittura straordinaria. Attenzione però a entusiasmarsi subito. Tutto verrebbe cancellato se la Apple avesse progettato un sistema chiuso, come altri che ha realizzato in passato, nel quale imprigionare editori, docenti e studenti. Internet ci ha insegnato l’importanza degli standard interoperabili, ci ha fatto vedere quante ottime cose succedono quando le persone sono in grado di scambiarsi informazioni liberamente, ci ha dimostrato come anche l’economia prosperi quando non ci sono oligopoli, rendite di posizione, cartelli. E di questi tempi certo non possiamo permetterci sistemi economici inefficienti e illiberali.
Per saperne di più
iBooks Author permette l’utilizzo di testi e immagini con funzione drag & drop e include widget multitouch per gallerie di immagini, filmati o altro. Prevede inoltre l’utilizzo di template e una vasta scelta tra colori e font. (Clicca qui per saperne di più a livello tecnico).