Il 15 ottobre del 1987 veniva ucciso Thomas Sankara, presidente del Burkina Faso, un uomo la cui scomparsa prematura ha cambiato il destino di un intero continente incidendo pesantemente sui ritardi di una crescita economica e democratica dell’Africa.

“Non si può effettuare un cambiamento fondamentale senza una certa dose di follia. In questo caso si tratta di non conformità: il coraggio di voltare le spalle alle vecchie formule, il coraggio di inventare il futuro. Ci sono voluti i pazzi di ieri per permetterci di agire con estrema chiarezza oggi. Voglio essere uno di quei pazzi. Dobbiamo avere il coraggio di inventare il futuro”.

Questa è senz’altro una delle frasi più famose di Sankara e riassume perfettamente quello che era il suo pensiero: affrancare il popolo africano dalla morsa del colonialismo, dare una spinta ai suoi connazionali per riprendere le redini del continente con le proprie forze e liberarsi da certe tradizioni obsolete.

Ma chi era Thomas Sankara? Thomas Isidore Noël nasce nell’Alto Volta (poi Burkina Faso) il 21 dicembre 1949 da Marguerite e Sambo Joseph Sankara, ferventi cattolici di etnia Silmi-Mossi. I genitori, che lo avrebbero voluto prete o medico, devono cedere alla volontà del giovane che sceglie invece la carriera militare. A 19 anni Thomas si trasferisce in Madagascar dove viene formato come ufficiale dell’esercito e partecipa alle rivolte contro il presidente Tsiranana. Qui conosce Adama Tourè, un militante del partito africano per l’indipendenza con idee leniniste e marxiste.

Nel 1972 ritorna nell’Alto Volta con le idee ben chiare: divenuto comandante di un centro di addestramento dell’esercito, fonda insieme all’amico Blaise Compaorè un’organizzazione segreta: la ROC (Regroupement des Officiers Communistes) che si oppone all’allora Presidente salito al potere con un colpo di stato.

Sankara e Compaoré

Sankara si rende ben presto conto dell’incompatibilità del suo modo di vivere e fare politica rispetto a quello degli altri esponenti del governo. Di fronte al lusso esagerato in cui vivono le alte sfere dell’esercito, Sankara mostra una semplicità più unica che rara, tanto da presentarsi in bicicletta alla prima riunione di governo subito dopo la nomina. Una frase, pronunciata alla radio attira l’attenzione: “Guai a prendere in giro il popolo”. Nel 1982 sale al potere con un colpo di stato Jean-Baptiste Ouedraogo, che, pur non essendo favorevole alla linea del giovane Sankara, non può ignorarne la crescente popolarità. Per questo lo propone come Primo Ministro, carica che Thomas rifiuta.

A seguito di una visita del figlio dell’allora presidente francese Mitterand, Sankara viene arrestato senza un apparente motivo, ma la rivolta del popolo è talmente forte che gli arresti vengono annullati.

Sankara comincia a viaggiare per comprendere meglio la situazione politica in corso: dalla Libia di Gheddafi a Cuba di Fidel Castro, dalla Nigeria alla Corea del Nord, al Nicaragua…. si spinge fino in India desideroso di conoscere Indira Gandhi.

Sankara con Castro

E’ nel 1983 che Thomas Sankara, a 35 anni, diventa Presidente dell’Alto Volta. L’elezione avviene in seguito al colpo di Stato contro Ouédraogo guidato dall’amico Compaoré e con l’appoggio della Libia. Sankara cambia il nome di Alto Volta in “Burkina Faso” (la terra degli uomini integri), cambia bandiera e riscrive l’inno nazionale. Ma sono i suoi discorsi alle Nazioni Unite che lo portano all’attenzione internazionale: denuncia, parla senza peli sulla lingua, si fa notare, guadagnando notorietà e stima ma attirandosi anche diverse inimicizie: è a favore dell’indipendenza della Nuova Caledonia dai francesi, condanna le azioni militari americane, è contrario all’invasione sovietica dell’Afghanistan.

Ma uno dei suoi bersagli preferiti resta la Francia. Sankara non lesina gli attacchi rivolti senza giri di parole al colonialismo sfrenato del Presidente Mitterand, che al tempo appoggiava anche la dittatura in Sudafrica, umiliandolo di fronte al mondo intero.

Sankara con l’allora presidente francese Mitterand

Intanto il Burkina Faso vive grazie al nuovo Presidente una rinascita senza precedenti, trasformandosi incredibilmente da uno dei paesi più poveri al mondo in uno stato dall’economia autonoma. Una fioritura senza precedenti. Sankara fa costruire la ferrovia del Sahel, che tuttora collega Burkina Faso e Niger, la principale arteria di comunicazione del Paese, fa fornire due pasti e cinque litri d’acqua al giorno a ciascun cittadino burkinabé, fornisce assistenza sanitaria e programma una massiccia campagna di vaccinazioni alla popolazione. Usa i fondi pubblici per costruire scuole ed ospedali, promuove una campagna di rimboschimento (10 milioni di alberi piantati), ridistribuisce la terra ai contadini, fa sopprimere le imposte agricole e crea un Ministero dell’Acqua. Mette in moto l’autosufficienza alimentare e promuove la produzione tessile per evitare le importazioni dall’estero di beni già presenti sul territorio. Nello sforzo di far partecipare tutti alla vita pubblica del Paese, attraverso appositi comitati rivoluzionari ed una radio, da la possibilità a chiunque di fare proposte o criticare l’operato del governo. Propone inoltre il disarmo progressivo di tutti i paesi africani in modo che questi non combattano più tra loro.

Il programma politico di Sankara ha inoltre a cuore il miglioramento della condizione femminile. Aiuta le donne, non solo facendole diventare parte integrante delle cariche politiche e militari (cosa quasi impensabile a quei tempi in Africa!) ma addirittura incoraggiandole a ribellarsi al maschilismo imperante e a continuare gli studi in caso di gravidanza. Promuove campagne contro l’aids invitando ad usare i contraccettivi. E soprattutto vieta infubulazione e poligamia, due pratiche non solo diffuse ma ampiamente tollerate in tutta l’Africa. Si occupa perfino di spronare le prostitute a trovarsi un lavoro dignitoso.

Sankara e le donne

Insomma, un programma senza precedenti. Ma mentre la maggior parte del popolo lo ama, da molti viene guardato con preoccupazione. Prediligendo l’economia locale – che in altre parole significava la fine della schiavitù economica verso gli ex coloni diventa un nemico per gli interessi occidentali. Non contento Sankara rincara la dose, dichiarandosi contrario alla politica di Israele e chiedendo l’immediata espulsione delle Nazioni Unite dal Sudafrica, che al tempo detenevano ingiustamente Nelson Mandela in carcere.

Inoltre non è ben visto dalle alte sfere dei suoi stessi connazionali, che vedono nel giovane presidente una minaccia alle tradizioni maschiliste e retrograde del paese.

In un famoso discorso del 1983 Thomas cerca di convincere gli altri capi di stato africani a creare un nuovo fronte economico africano che si possa contrapporre a quello europeo e statunitense, e a rifiutarsi di saldare gli assurdi debiti pretesi dagli ex coloni.

Ma non viene ascoltato.

E’ in questo quadro di tensione e di inimicizie che il giovane Presidente viene ucciso. E’ il 15 ottobre del 1987. La Francia, l’Inghilterra e gli Stati Uniti sono intenzionati a liberarsi di quella che considerano ormai una scheggia impazzita che può seriamente compromettere i loro piani economici. Saranno ancora una volta i francesi a muovere i fili di un colpo di stato, in accordo con militari liberiani ed in combutta con l’amico fidato di Sankara, Blaise Compaorè, ai danni del leader burkinabè, che viene assassinato proprio da quest’ultimo. Ucciso per mano di colui che considerava un fratello.

Il corpo di Sankara viene portato lontano, alla periferia del paese, e sepolto in una tomba anonima, per evitare che diventi un martire per la sua gente.

La tomba di Sankara

Odiato dai suoi detrattori, osteggiato dalla sua stessa gente. Nè l’omicida nè i mandanti hanno pagato, dopo oltre 30 anni, la pena per questo efferato omicidio.

In vita, come Presidente, Thomas Sankara rinunciò a qualunque beneficio personale. Al momento della sua morte gli unici beni in suo possesso erano un conto in banca di circa 150 dollari, l’umile casa in cui era cresciuto e una chitarra che amava suonare.

Sankara e la sua inseparabile chitarra elettrica

 

Campaoré alla morte di Sankara prende il potere annullando la maggior parte delle riforme attuate dal compianto predecessore. Il Burkina Faso, che in pochi anni aveva avuto uno sviluppo senza precedenti, torna nell’oblio, in preda della corruzione e dei poteri economici stranieri.

Un nobile sogno quello di Sankara, che avrebbe potuto cambiare il destino non solo del Burkina Faso ma dell’intero continente africano, interrotto bruscamente con il suo assassinio.