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(voce di SopraPensiero)Alla fine del 2008 Barack Obama – dopo aver sbaragliato alle primarie i suoi stessi compagni di partito – vince le elezioni, battendo il repubblicano John McCain con oltre sette punti percentuali di scarto. Subito dopo offre alla sua ex-avversaria Hillary Cinton l’incarico di Segretario di Stato; la quale accetta, per la gioia di tutti coloro che hanno visto in quell’atipico duo costituito da un nero e da una donna, la possibilità concreta di una politica americana veramente – e finalmente – diversa. Poi però arriva per lei il rendez-vous con Osama Bin Laden; il Nobel al Presidente nel bel mezzo delle missioni di guerra in Medio Oriente; le tensioni economiche con Pechino e la crisi finanziaria globale […] e la spinta alla novità cede il passo alla gestione dell’«emergenza continua»: è il tempo delle «scelte difficili» del titolo, quello in cui, per un politico di questo livello (che, nonostante tutto, riesce a ritagliarsi il tempo di effettuare ben 112 visite diplomatiche), si tratta di scegliere se rischiare o meno la vita dei propri soldati, se risolvere la crisi pacificamente o militarmente, se proporre ai governi in difficoltà strategie realmente buone per loro (o ripiegare su quelle solite, in nome degli interessi americani).
Un lungo resoconto delle proprie imprese in ogni angolo del mondo, con un livello di dettaglio eccessivo affiancato a un’analisi politica a sua volta troppo parziale. Leggendolo si può arrivare a chiedersi che bisogno ci sia di un Segretario di Stato se poi la cosa da dire è sempre la stessa: l’America deve continuare ad avere un ruolo da protagonista – anzi, da leader – nella storia del mondo (che ricorda un po’ il magistralmente isterico ritornello di Meryl Streep in The Manchurian Candidate: «Dobbiamo prevalere!»). Imbarazzante – e amaro – osservare come gli «ambiziosi» obiettivi politici (attenzione: non quelli conseguiti, bensì quelli auspicati) di una delle donne più potenti del mondo non siano «sconfiggere la disoccupazione», «debellare la fame», «operare per la pace», bensì «creare qualche posto di lavoro in più», «diffondere maggiormente il benessere», «avere più alleati e meno nemici» (in una versione stilizzata – minutis minuendis – della pax romana) e via discorrendo. Con un inserto fotografico a colori autocelebrativo da cento scatti, stucchevole e di nessuna utilità.
H.R. Clinton, Scelte difficili, ed. Sperling e Kupfer, 2014.