(voce di SopraPensiero)

Lui è un ispettore addetto al controllo di qualità nelle filiali sparse nel mondo della multinazionale di cui fa parte. Non ama particolarmente il suo lavoro, né lo odia: ormai è abituato tanto alla monotonia della sua vita in madrepatria quanto a quella delle continue «ristrutturazioni aziendali» a base di licenziamenti di massa e di delocalizzazioni. Questa ennesima missione all’estero non ha dunque niente di nuovo per lui: né i malumori dei colleghi che sanno di dover essere giudicati, né le difficoltà con la lingua (che non conosce) e i trasporti aerei. Nemmeno il suicidio di un dipendente – quasi sotto ai suoi occhi – lo turba più di tanto: per il suo rapporto al superiore si tratta di nient’altro che di un uomo in meno a libro-paga. Ma alla «centrale» non sembrano pensarla allo stesso modo quando gli chiedono – cosa quanto mai inconsueta – di rimanere sul posto a indagare sulla vicenda, che forse nasconde qualcosa di più grosso che un banale movente passionale. Oltretutto qualcosa sta cambiando anche per lui: da quando ha stretto maggiormente l’amicizia con Miriam, la collega addetta alle prenotazioni, sta cominciando – suo malgrado e fuori da ogni controllo – a guardare le cose in maniera diversa, nuova, forse più dolorosa…
Un racconto lungo scritto bene, pervaso di claustrofobia (dall’impossibilità di capire e lasciarsi capire nella propria lingua agli enormi capannoni dismessi e desolati) e di una tensione che cresce proporzionalmente alla presa di coscienza, da parte del protagonista, della profondità della vita e dell’essenza dell’uomo, da un lato; dell’insostenibilità (e del danno) del suo lavoro, dall’altro, apparentemente burocratico e inerte, ma a ben vedere, nel suo piccolo, velenoso e potenzialmente letale come quello di ogni rotellina del perverso ingranaggio aziendale. Un atto d’accusa a un sistema produttivo che bada solo ai dividendi e non alle vite che vengono macerate per essi; ma anche un «giallo» alla scoperta di un colpevole collettivo, celato dall’omertà, dalla fragilità e da una consapevolezza comune ormai assuefatta a quel sopruso legalizzato (e mortale) chiamato economia.


A. Beltrami, Regione oscura, ed. Fandango, 2014, pp. 160, euro 16.

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Paolo Calabrò
Laureato in scienze dell'informazione e in filosofia, gestisco il sito ufficiale in italiano del filosofo francese Maurice Bellet. Ho collaborato con l'Opera Omnia in italiano di Raimon Panikkar. Sono redattore della rivista online «Filosofia e nuovi sentieri» e membro dell'associazione di scrittori «NapoliNoir». Ho pubblicato in volume i saggi: – Scienza e paranormale nel pensiero di Rupert Sheldrake (Progedit, 2020); – Ivan Illich. Il mondo a misura d'uomo (Pazzini, 2018); – La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell'umano di Maurice Bellet (Il Prato, 2014); – Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne (Diabasis, 2011) e 5 libri di narrativa noir: – Troppa verità (2021), romanzo noir di Bertoni editore (2021); – L'albergo o del delitto perfetto (2020), sulla manipolazione affettiva e la violenza di genere, edito da Iacobelli; – L'abiezione (2018) e L'intransigenza (2015), romanzi della collana "I gialli del Dio perverso", edita da Il Prato, ispirati alla teologia di Maurice Bellet; – C'è un sole che si muore (Il Prato, 2016), antologia di racconti gialli e noir ambientati a Napoli (e dintorni), curata insieme a Diana Lama.