(voce di SopraPensiero)

L’arte di Eduardo De Filippo rivive nella versione della commedia “Il sindaco del Rione Sanità” del regista Mario Martone, rappresentata in vari teatri italiani in una forma completamente reinterpretata per rendere l’opera più vicina alle tendenze di un teatro moderno e vivace. Rispetto all’originale Martone e il suo cast, composto da attori giovani abituati a recitare scene veloci, sono riusciti ad ambientare la storia in una realtà attuale, che mantiene le regole d’onore e di omertà della società descritta da De Filippo. A iniziare dal protagonista, interpretato da Francesco Di Leva, che prima dell’inizio dello spettacolo mette in guardia il pubblico sui colpi di pistola chiaramente a salve, ma che possono impressionare. Una rappresentazione teatrale che racconta le vicende di Antonio Barracane, sindaco del Rione Sanità, senza pietismi, né da parte delle vittime né tantomeno da parte dei cattivi. Ogni attore interpreta il suo ruolo con crudo realismo, partecipando a delineare uno spaccato della cultura napoletana legata a una società senza possibilità di riscatto.

Nella trama Martone resta fedele alla storia ideata da De Filippo. Nella campagna napoletana vive il sindaco del Rione Sanità, che rappresenta la legge dove lo stato e le forze dell’ordine non hanno alcuna presa sulla popolazione. Chiunque si ritenga vittima di un sopruso può presentarsi presso l’abitazione di Antonio Barracane per essere protetto, ma facendo attenzione a non ferire la suscettibilità del boss se non vuole andare incontro a un pestaggio o, nel peggiore dei casi, a morte certa. Il sindaco nel suo modo di relazionare con le persone cerca di imporre una legge aliena alla libertà, ma che a volte rende giustizia agli oppressi, rifacendosi sempre dal principio che è necessario difendere i poveri contro i ricchi non tanto per compassione, quanto per preservare l’immagine di potente protettore del popolo.

Il primo caso è quello del povero padre impossibilitato a pagare i debiti a uno strozzino, a cui ha chiesto il denaro per curare il figlio malato da restituire con interessi insostenibili. Il sindaco appare arrogante e aggressivo con i due contendenti, ma finisce per giudicare a favore del disperato debitore per giustizia sociale. Torna la scena, al tempo resa nota dall’interpretazione di De Filippo, in cui Barracane fa finta di posare del denaro sul tavolo e lo strozzino si vede costretto suo malgrado a lasciarsi deridere, un’adeguata punizione per la sua inammissibile avidità.

Con l’arrivo della giovane coppia ostacolata dal padre del ragazzo, un ricco commerciante che non accetta la scarsa motivazione del figlio verso il lavoro, inizia la vicenda centrale della commedia. Il sindaco si rivela ostile nei confronti del genitore; dopo averlo richiamato a comprendere le necessità dei due innamorati e avergli raccontato un aneddoto sul comportamento che lui ha con i figli, ai quali spiega che non devono aspettare la sua morte per avere tutti i beni di famiglia perché ha già fatto testamento, Barracane rivela la sua antipatia per l’avversario. Il finale tragico porterà rimedio alle loro divergenze.

I due innamorati sono profondamente diversi dal costume della commedia napoletana del passato; specialmente la ragazza appare spregiudicata e provocante fino al punto da richiamare anche l’interesse del protagonista, manifesta una leggerezza a cui nella versione classica si allude soltanto. Barracane le chiede se i suoi sentimenti sono sinceri e lei afferma di essere la femmina del suo uomo, così il sindaco le fa notare che con queste parole si definisce un’amante, non una fidanzata e tantomeno una moglie. Il giovane si dice pronto a uccidere il padre per vendicarsi del sopruso subito – il commerciante lo ha cacciato senza alcuna esitazione sapendo che la sua ragazza è incinta – ma alla fine riconoscerà che si trattava solo di una reazione immatura. Una coppia attuale, che si intona con l’ambientazione svecchiata della commedia.

Martone rappresenta una società aggressiva e priva di valori morali, avanzata nei costumi e negli interessi rispetto al mondo in cui gravitavano i personaggi di Eduardo De Filippo, ma immutata nelle regole sociali e nella tendenza a lasciare ai potenti locali l’amministrazione della giustizia. E come nella versione classica niente lascia intendere la possibilità di un cambiamento, se non la tirata finale del medico di fiducia del sindaco del Rione Sanità, che annunciando la scomparsa del suo boss si rifiuta di sostenere che è deceduto per collasso cardiaco. Fin dall’inizio Barracane spiega che è questa la causa di morte dietro cui si devono celare gli omicidi delle sparatorie, ma anche lui è stato ucciso da un colpo di pistola e il dottore afferma che dirà la verità e non partirà per l’America dove la famiglia lo attende. Resterà a Napoli per combattere le ingiustizie, con rigore morale e coraggio superiori rispetto al vecchio sindaco.