copertina di LenaDue donne anziane, due passati da rimasticare ogni sabato pomeriggio attraverso le solite domande e le solite risposte, due cuori feriti come quelli di chiunque altro. Racconti di vita da confrontare, che finiscono sempre sugli stessi argomenti, quelli che riguardano il primo o il solo amore, ma anche quelli dell’unico – adolescente – brivido provato durante tutta una vita.

Lena e Bastiana, due vecchiette che l’autrice tira fuori dalla memoria collettiva di quelle nonne che vivevano tempi e luoghi diversi, doveri e costrizioni così lontani da sembrarci preistoria, ma che invece risalgono a pochi decenni fa; quelle nonne inimmaginabili con un paio di pantaloni, le nonne casalinghe e lavoratrici insieme, ma prive del diritto al divorzio, quelle che se avessero commesso adulterio sarebbero state punite dalla legge e rifiutate dalla società. Maricla Di Dio ci riporta ad un’assolata realtà genuinamente rurale, attraverso i ricordi di Lena, ma anche a quella più angosciosa e squallida di un presente cittadino mai accettato e freddo, anzi umido, come il soffitto della sua stanza.

L’autrice racconta due storie parallele di verità femminili generalmente ignote all’altro sesso, sovente tramite delicati espedienti retorici, a volte, invece, utilizzando un linguaggio più crudo, come a richiamare le umili origini delle due anziane.
Il consiglio è di utilizzare un pigro pomeriggio estivo per leggere, tutto in una volta, il nuovo romanzo di questa scrittrice siciliana, per altro largamente stimata in ambiente letterario – Lena, ad esempio, ha vinto il concorso letterario “Emozioni d’inchiostro” 2006 -, per assaporarne le frequenti evocazioni sensoriali.