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Passiamo la metà del tempo in meno a cucinare rispetto a 20 anni fa, ma spendiamo di più per mangiare, poco importa che si rimanga a casa o si pranzi fuori. 83 i miliardi di euro spesi per i consumi alimentari in Italia nel 2018, secondo il rapporto dell”Associazione nazionale cooperativa consumatori. Si registra il boom della consegna del cibo a casa, soprattutto sushi e, per la prima volta, dopo anni di supremazia dello smartphone, adesso in cima agli oggetti per i quali si spendono più soldi ci sono le pentole hy tech.
Questi alcuni dei dati diffusi al seminario di sabato 14 settembre al palazzo del Turismo di Bellaria, intitolato “Comunicare il valore della terra e del cibo”.
Organizzato da Unaga, associazione nazionale dei giornalisti dell’agroalimentare, è a loro che si rivolgono il presidente Roberto Zalambani e Lisa Bellocchi, rappresentante italiana per Enaj, lo European Network of Agricultural Journalists, invitando a diffondere informazioni corrette su un tema complesso come il cibo.
I dati 2019 sui giornali più attivi sul web e con il maggior numero di interazioni, vedono infatti al 1 ° posto Fanpage, al 2° Sky Sport Italia, al 3° Repubblica. Ma il dato interessante è Green Living all’8° e Giallo Zafferano al 13°. Segno che la gente crede a ciò che legge sull’argomento o per lo meno vi presta attenzione. Complice la cultura sempre più mediatica, inoltre, oggi il concetto di cibo è sempre più legato quello di wellness e a uno stile di vita sano ed ecosostenibile.
Ma non è tutto ora quello che luccica. Perché quello che passa attraverso i media, soprattutto nelle trasmissioni televisive, ci racconta la giornalista Elide Giordani, è una immagine edulcorata e irrealistica di ciò che mangiamo, legata al pregiudizio che ciò che è naturale e chilometro zero sia genuino. “Non esistono in realtà prodotti che passano nei nostri piatti che non siano stati sottoposti a qualche processo di tipo industriale, necessario per garantire gli standard di sicurezza, igiene e rintracciabilità”.
Delle trasformazioni tecnologiche che stanno cambiando anche il modo di fare agricoltura racconta invece Francesca Magnoni (nella foto sotto), che per Tv 2000 conduce il programma New Farmers in cui viaggia lungo lo stivale alla scoperta degli imprenditori, soprattutto giovani, che hanno raccolto la sfida della svolta tecnologica e che, come la gran parte di questo genere di programmi, ha un grosso riscontro di pubblico.
Dal primo a debuttare in Tv che è stato La salama da sugo di Mario Soldati nel 1956, fino ai canali tematici e alle trasmissioni culinarie nelle ore di punta, il mangiare è un argomento traino, vuoi perché racconta l’identità di un territorio, vuoi perché l’Italia è al primo posto nel continente per prodotti dop e Igp.
“Il consumatore italiano è alla ricerca del genuino anche se è condizionato dalla pubblicità. Oltre il 75% controlla l’etichetta e la provenienza e preferisce il Made in Italy, mentre sulla stagionalità la percentuale sale all’80%”. Bene, quindi come dare le informazioni giuste su ciò che mettiamo nel piatto? “C’è un cambiamento in atto che passa attraverso lo sviluppo delle tecnologie e al’urgenza di ridurre lo sfruttamento delle risorse che modificherà in pochi decenni le nostre abitudini alimentari e i nostri stili di vita – spiega ancora Bellocchi – . Se ne deve parlare senza allarmismi e portare all’attenzione del pubblico perché sia più consapevole”.
Senza dover tirare in ballo fanatismi, il futuro, secondo molti esperti, si presenta sempre più vegetariano/vegano. L’industria alimentare sta lavorando alla produzione di carne da laboratorio che abbia anche un sapore gradevole. Firmato di recente l’accordo tra Beyond Meat e l’americana Kfc, per produrre il pollo fitto di origine vegetale. La verdura dell’orto? Possibile coltivarla in micro serre grandi quanto un frigorifero alimentate con la luce. Tutto questo spaventa, ma la tecnologia, che è vista come invasiva, si ripete più volte, va capita, prima che criticata.
Perché i prodotti genuini del territorio continueranno a essere prodotti. Le due dimensioni, l’hi tech e il biologico, il chilometro zero e i centri di ricerca e trasformazione dei prodotti sono destinati a convivere. E se è vero che alcune trovate possono lasciare perplessi, come quella della nostalgia del mito del buon selvaggio rivisitato ai tempi di internet con appositi pic nic autunnali all’interno del parco agroalimentare Fico di Bologna, questa sembra essere la strada per fronteggiare i cambiamenti climatici che mettono a rischio molte culture. Per ridurre lo sfruttamento del suolo e delle risorse naturali, oltre all’inquinamento prodotto dagli allevamenti animali intensivi, spesso poco attenti al benessere animale.
Non avere paura del cambiamento, dunque. Iniziare a informarsi bene, selezionando tra i tanti appuntamenti sul tema. Prendersi del tempo per ascoltare, documentarsi. Da segnalare, a Roma, il 4 ottobre, alle 10, nell’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, la presentazione da parte dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) il Rapporto 2019 sull’adozione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), a 11 anni dalla scadenza imposta dal documento delle Nazioni Unite firmato da 193 Paesi (Italia compresa).
Anna Cavallo