L’immunità parlamentare e il controllo della magistratura requirente: due proposte di riforma tra passato e presente, mentre la politica continua a essere sotto scacco.
La logica della mangusta e del cobra si basa su un principio di sopravvivenza: il cobra, armato di veleno letale, è predatore e minaccia. La mangusta, agile e strategica, è cacciatore che sfida il veleno con astuzia e rapidità. È una dinamica eterna, un ciclo che si ripete inesorabilmente. Oggi, nell’arena politica, assistiamo a un fenomeno simile: il revival delle ideologie antagoniste che hanno segnato il Novecento italiano, il Partito Comunista Italiano e il Movimento Sociale Italiano. Ma siamo di fronte a una rielaborazione storica onesta o a un semplice perpetuarsi dell’eterna lotta?
A questa storica opposizione si aggiunge una nuova polarità: quella tra politica e magistratura, tra il potere legislativo e quello giudiziario. L’immunità parlamentare, un tempo garanzia di equilibrio istituzionale, è stata progressivamente smantellata, mentre la magistratura requirente, senza più contrappesi, ha assunto un ruolo che spesso sconfina nella politica stessa. Due proposte emergono nel dibattito attuale: da un lato, il ripristino dell’immunità parlamentare nella sua forma originaria, come sostenuto dalla Fondazione Einaudi; dall’altro, l’introduzione di un controllo politico sulla pubblica accusa, una soluzione adottata nella maggior parte delle democrazie occidentali.
Livorno 1921: la nascita del PCI tra dogmi e rivoluzione
Quando nel gennaio del 1921 il Partito Comunista Italiano nacque a Livorno, fu un parto travagliato, segnato da scissioni e tensioni. Bordiga e Gramsci si contendevano la direzione ideologica di un partito che vedeva nella dittatura del proletariato l’unica alternativa alla borghesia. Il PCI si configurò sin dall’inizio come una mangusta feroce, capace di muoversi con agilità nelle crepe del sistema liberale, opponendosi sia al fascismo nascente sia alla socialdemocrazia riformista.
Dall’altro lato, il MSI, nato dalle ceneri del fascismo nel 1946, era il cobra, pronto a difendere il proprio spazio con il veleno dell’irredentismo e della lotta contro la democrazia parlamentare. Se il PCI vedeva nel comunismo sovietico il modello da seguire, il MSI si poneva come un rifugio per i reduci del regime caduto, incapace di una reale autocritica storica.
Il conflitto tra politica e magistratura: un gioco pericoloso
Oggi il paradigma si è spostato. Il conflitto non è più tra PCI e MSI, ma tra politica e magistratura. Il declino della prima ha reso la seconda un potere senza controllo, capace di condizionare governi, affossare carriere e dettare l’agenda politica senza mai dover rispondere delle proprie scelte. La riforma Nordio, con la separazione delle carriere tra giudici e PM, non introduce il controllo politico della pubblica accusa, ma è stata ugualmente attaccata dall’Associazione Nazionale Magistrati, che l’ha dipinta come un tentativo di subordinare i magistrati all’esecutivo. Nulla di più falso. Ma il solo fatto che questo argomento sia entrato nel dibattito dimostra quanto sia avvelenato il clima.
In questo contesto, la politica appare sempre più debole, prigioniera di una narrazione che la dipinge come il male assoluto, mentre la magistratura si erge a baluardo della moralità. È la stessa dinamica tra la mangusta e il cobra: un gioco di sopravvivenza in cui nessuno cede, ma entrambi si alimentano a vicenda, mantenendo vivo un antagonismo che giova più alla propaganda che alla politica reale.
Conclusione: superare la lotta per la sopravvivenza
La politica non può più permettersi di essere una lotta darwiniana. PCI e MSI appartengono alla storia e come tali dovrebbero essere analizzati, non idolatrati. Lo stesso vale per il rapporto tra politica e magistratura: o si ripristina un equilibrio istituzionale, o si continuerà in una spirale di scontri e delegittimazioni reciproche. L’Italia deve smettere di ragionare come una mangusta o come un cobra: serve un nuovo paradigma, in cui il passato sia una lezione e non un campo di battaglia eterno.