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(voce di SopraPensiero)
A Dichtersruhe, tranquilla cittadina svizzera, ognuno attende al proprio compito, giorno dopo giorno: c’è il macellaio, il medico, il contadino, il prete. Ma di notte, quando lo sguardo degli altri viene meno e ciascuno rimane solo con i desideri del proprio cuore, ognuno coltiva a occhi aperti, uguale per tutti: quello di diventare, prima o poi, uno scrittore famoso. Non c’è abitante di Dichtersruhe che non abbia memorie da trascrivere, delle pagine vergate ben riposte in un cassetto, storie favolose da narrare davanti a un caminetto. Perciò, quando in paese arriva Bernhard Fuchs, editore, tutti credono che l’occasione della loro vita stia finalmente per prendere corpo: soprattutto perché il nuovo arrivato non fa mistero della sua intenzione di pubblicare quanto prima una o anche più opere tra le più meritevoli, e a tal fine bandisce niente di meno che un concorso letterario intitolato al padre di tutti gli scrittori in lungua tedesca, con premio finale in denaro. Ma c’è una persona che si è accorta che i suoi fini non sono affatto sinceri: padre Cornelius ha riconosciuto i segni dei tempi – i tanti piccoli atteggiamenti e caratteristiche di Fuchs, l’epidemia di rabbia che sta colpendo le volpi del bosco rendendole pericolose per gli uomini – ed è determinato a fare tutto ciò che sarà necessario per scongiurare il rischio che i suoi parocchiani finiscano per vendere, inconsapevolmente, la propria anima al demonio…
Paolo Maurensig – noto ai più per il successo, venticinque anni or sono, de La variante di Luneburg, tradotto in oltre venti lingue – consegna un lavoro – tecnicamente Il diavolo nel cassetto, suo primo libro pubblicato con Einaudi, è un racconto lungo, più che un romanzo – che ha il sapore del gotico ottocentesco, in cui la storia narrata in forma di manoscritto anonimo ritrovato in una soffitta procede in un gioco di specchi in cui il fronte della colpa passa rapidamente dalla vanità a chi la alimenta e ne trae profitto, da chi pretende di avere i fini più nobili e si ritrova, da ultimo, a inseguire nient’altro che la propria follia. Un lavoro dal ritmo non avvincente – frettoloso in certi passaggi e didascalico in altri – ma che coinvolge con un uso della lingua impeccabile e forbito.
Paolo Maurensig, Il diavolo nel cassetto, ed. Einaudi, 2017.