In bilico tra Pechino e Washington, la premier italiana sfodera un’audace strategia di doppio gioco. Ma riuscirà a mantenere l’equilibrio o rischia di essere schiacciata tra le superpotenze?
Giorgia Meloni ha un piano segreto, e non è di quelli che si possono trovare in un libro di geopolitica per principianti. No, lei ha deciso di rispolverare la vecchia politica dei due forni, questa volta su scala internazionale, tentando di navigare tra le gelide acque delle relazioni con gli Stati Uniti e quelle in ebollizione con la Cina. Un’impresa ambiziosa e rischiosa, un po’ come cercare di ballare il tango su un filo sospeso sopra un vulcano attivo.
In queste ore, la nostra premier ha dimostrato tutta la sua capacità di acrobazia diplomatica durante la visita a Pechino, dove ha annunciato un piano triennale di cooperazione con la Cina. Davanti ai giornalisti, Meloni ha sfoderato un sorriso che avrebbe potuto sciogliere il ghiaccio del Mar Artico, dichiarando con entusiasmo di voler inaugurare una “nuova fase di cooperazione” con il gigante asiatico. E tutto questo mentre, dall’altra parte dell’Atlantico, gli Stati Uniti digrignano i denti come un bulldog infastidito.
Ma come siamo arrivati a questo punto? Facciamo un passo indietro. Era solo pochi anni fa quando il governo Conte aveva firmato la famosa Via della Seta, un accordo che faceva strabuzzare gli occhi ai nostri alleati occidentali. Poi, però, è arrivata la guerra in Ucraina e gli USA hanno deciso che era il momento di mettere i piedi nel piatto e dire la loro: “Non potete fare affari con la Cina!”, hanno tuonato. E Giorgia, pur di non irritare troppo l’alleato a stelle e strisce, ha dovuto fare marcia indietro.
Tuttavia, Meloni non è tipo da arrendersi facilmente. Come un’astuta giocatrice di poker, ha deciso di non scoprire tutte le sue carte e ha continuato a fare il doppio gioco. L’idea è semplice: mantenere buoni rapporti con entrambi i giganti, sperando di raccogliere i frutti migliori da entrambe le parti. È un gioco spregiudicato e ambizioso, che rischia di lasciarla schiacciata tra gli ingranaggi di due superpotenze.
E così, mentre gli Stati Uniti sbuffano e borbottano, Meloni stringe mani e sorride a Pechino. “Siamo qui per rilanciare la nostra cooperazione bilaterale”, dichiara, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Firmare accordi su auto elettriche e rinnovabili con i cinesi? Nessun problema. Parliamo di un memorandum che copre settori industriali strategici e che promette di portare vantaggi reciproci.
Ma a quale prezzo? La linea d’azione di Giorgia rischia di non accontentare nessuno. Gli USA potrebbero vedere in questo doppio gioco un tradimento, mentre la Cina potrebbe considerarlo un impegno troppo tiepido. E nel frattempo, la premier italiana si ritrova in un vortice geopolitico che potrebbe sopraffarla.
Non è un caso che, nelle recenti apparizioni, Giorgia sembri provata, quasi sull’orlo della resistenza psicologica. Una piccola donna costretta a muoversi come un automa sulla scena dei giganti della terra, cercando di mantenere un’aria truce e impettita, un po’ come un generale in miniatura che prova a tenere a bada un esercito di giganti. Il suo orgoglio è messo a dura prova, soprattutto ora che le promesse sovraniste della campagna elettorale appaiono sempre più come un lontano ricordo.
Alla fine, la logica di Meloni sembra essere quella del governo per il governo. Mantenere il potere a tutti i costi, navigando tra opposte richieste e pericoli. Un compito che richiede una grande faccia di bronzo e una capacità non comune di far buon viso a cattivo gioco. Se riuscirà a tenere il piede in due scarpe senza cadere, sarà un miracolo. Ma in politica, come nella vita, i miracoli sono rari e spesso richiedono un prezzo altissimo.
Quindi, mentre la nostra premier continua la sua danza sui fili della geopolitica, non possiamo fare altro che guardare con un misto di ammirazione e preoccupazione. Giorgia Meloni sa tenere il piede in due scarpe, ma la domanda è: per quanto tempo ancora riuscirà a mantenere l’equilibrio?