Podcast: Apple Podcasts | RSS
(voce di SopraPensiero)Scrittore impegnato in una narrativa allucinata e decadente, Luciano Funetta ha incontrato un successo inaspettato con «Dalle rovine» (Tunué, Latina, 2015), giungendo tra i finalisti del premio Strega con un’opera difficile da interpretare, ma che cattura l’interesse del lettore fin dalle prime pagine. Un romanzo complesso non solo per i riferimenti ad autori letterari e cinematografici legati a varie tematiche, ma anche per la visione surreale della vita, che permette al protagonista di scavare in profondità nella natura umana.
Rivera vive a Fortezza in compagnia solo dei suoi serpenti. Senza provare alcun rimpianto, per l’amore che riversa nell’allevarli ha lasciato la sua attività di giornalista e ha costretto la moglie e il figlio ad abbandonarlo. Una passione che assorbe in modo totale tutto il suo tempo e prosciuga ogni sua energia, una nuova ragione di vita che lo ha liberato dalle consuetudini previste dalla famiglia e dalla professione. Del resto nella cultura orientale il serpente simboleggia la rinascita. Si tratta però di una condizione iniziale, fondamentale per raggiungere un universo molto più ampio e articolato, che si manifesta quando per dare sfogo alle sue necessità sessuali Rivera si spinge a masturbarsi con l’aiuto di un serpente, provando piacere nel sentire la pelle squamosa intorno al membro. Una scena con un insolito potenziale erotico, che il protagonista riprende con una telecamera amatoriale per sottoporla all’attenzione di alcuni cineasti del porno d’autore, riscuotendo la loro approvazione.
Da questo momento inizia la carriera come attore pornografico di Rivera, che impara da Jack Birmania, famoso produttore della casa cinematografica la Venere Birmana, a giudicare il suo lavoro una continua ricerca attraverso l’eros degli aspetti reconditi della natura umana. Non casualmente Birmania nella sala cinema della sua villa fa vedere al nuovo allievo Freaks di Tod Browning, opera dove il grande maestro ha dato un volto crudo e reale all’emarginazione di quella parte dell’umanità che nessuno vuole vedere, grottesca come le forme più estreme dell’erotismo indagate dalla pornografia. Saranno proprio queste ultime ad affascinare il protagonista, che rimarrà vittima delle sue ambizioni e delle sue fantasie, coltivando una passione che come l’amore per i serpenti lacera la sua anima e consuma il suo corpo.
Il romanzo, infatti, ricostruisce le fasi di un costante declino morale e fisico di tutti i personaggi. Degradazione già presente nella descrizione dei luoghi dove si svolgono gli eventi, caratterizzati da edifici malridotti e da una popolazione ai margini della società, condizione che il protagonista va a trovare anche nei quartieri di Barcellona, dove vince il primo premio al festival del cinema porno con il suo cortometraggio. Lo stesso Rivera va incontro alla rovina in modo irreversibile pagina dopo pagina, fino ad arrivare a non riconoscersi guardando la sua immagine allo specchio.
L’unico riscatto che gli si offre è rappresentare attraverso il cinema l’erotismo malato e la devastazione di cui è testimone, realizzando il progetto che si pone come tema centrale dell’opera di Funetta, il film «Dalle rovine» di Alexandre Tapia. Quest’ultimo è uno sceneggiatore di porno snuff, genere caratterizzato da scene di sesso violento, che colpisce per la sua genialità Birmania e il collega e rivale Traum. Rivera, malgrado non arrivi mai ad acquisire una sufficiente cultura in materia, resta affascinato dal copione dell’alquanto insolito scrittore, a dimostrazione della profondità della sua opera al di là dei caratteri pornografici. Un messaggio chiaro e significativo, che però spaventa i due produttori, capaci di trovare la forza di impegnarsi nell’impresa solo quando anche il protagonista ne entra a far parte con il suo spettacolo legato ai serpenti.
Tapia rappresenta una forma sincera, ma allo stresso tempo deviata dell’ars gratia artis; il suo film pornografico ha come obiettivo toccare l’apice del genere, per dare una soluzione alla ricerca che ha caratterizzato le carriere di Traum e Birmania, ed è forse questa ambizioneche spaventa i due produttori. Rivera, che fino all’ultimo resta, al di là del suo talento, un profano della pornografia, non avendo alcun legame emotivo con il genere può apprezzare a pieno la grandezza di Tapia.
Gli altri personaggi del romanzo, pochi ma scelti in modo accurato, ruotano intorno alle vicende di Rivera e alle sue condizioni emotive. Gioiscono con lui quando si sente realizzato, precipitano nella disperazione quando non sa come comportarsi. Enfatizzano le emozioni che scandiscono il lento ma inesorabile declino a cui il protagonista va incontro.
Funetta descrive la tensione psichica di chi ha bisogno di dare sfogo alla sua creatività, come se l’uomo fosse destinato a rivelare una grandezza imprevista, che può spaventare. La profondità dell’animo umano può distruggere il corpo e la mente se non viene espressa o se si lega a una passione senza limiti. Il messaggio arriva attraverso una storia lineare, priva di colpi di scena, ma ricca di riflessioni che possono stupire, fino a far vacillare ogni certezza. Una storia raccontata da alcuni narratori che non svelano la loro identità, sempre pronti a condividere ogni emozione di Rivera. È questo l’aspetto più misterioso dell’opera. Forse a narrare sono alcuni serpenti che hanno avuto dal protagonista il permesso di seguirlo, ma è solo un’ipotesi e nella storia niente ci lascia intuire che sia la soluzione dell’enigma. Potrebbero essere dei fantasmi, ma anche questa soluzione non è supportata da riferimenti nel testo. Forse a raccontare è semplicemente la coscienza di Rivera.