Factum Est, l’inno alla vita di Giovanni Testori

Intervista a Maurizio Sarubbi e Clara Scardicchio sul monologo che sarà in scena a Modugno il 21 e 22 ottobre

Debutta sabato 21 ottobre alle 21 nella Chiesa dell’Immacolata di Modugno, in provincia di Bari, Factum Est di Giovanni Testori, portato in scena dalla Compagnia Teatrale Artù, diretta da Maurizio Sarubbi e interpretato dall’attrice Clara Scardicchio. La compagnia, nata due anni fa a Bari e con un repertorio molto variegato, che spazia dal dramma alla commedia, ha realizzato questo suo ultimo lavoro dopo un anno di preparazione e con il supporto della stessa Fondazione Casa Testori di Novate Milanese.

Pubblicato nel 1981, il monologo Factum Est è un’opera della maturità del drammaturgo lombardo, che con la Trilogia degli Oratori, trittico di poesia teatrale di cui quest’opera è parte, insieme a Conversazione con la morte del 1978 e Interrogatorio a Maria del 1979, riscopre la fede in Dio.

Factum Est è un monologo che racconta la storia di un feto. Articolato in 14 stazioni, proprio come una via crucis che lo pone in antitesi all’annuncio nel Vangelo di Giovanni Il Verbo si fece carne (Verbum caro factum est). Alla carne del feto viene infatti negato di farsi carne anche al di fuori del grembo materno e dopo i primi balbettii in cui esprime gratitudine per il dono della vita, di fronte al rifiuto del padre e alla passività della madre, la sua voce si fa richiamo alla responsabilità, poi supplica, infine urlo di maledizione verso l’uomo e la società.

Dell’opera, rappresentata per la prima volta l’11 maggio1981 nella Basilica del Carmine a Firenze e interpretata da Andrea Soffiantini, Testori disse: “Factum Est non è un monologo sull’aborto: è un monologo sulla vita… Il mio testo non riguarda la legge, bensì l’inevitabilità e la dolcezza del venire al mondo, del diritto di crescere e di essere, della vita, insomma. Indico naturalmente una ferita, dentro cui sta la verità prima da cui discendono tutte le altre”.

Maurizio Sarubbi – photocredit Giuseppe  Lorusso

Nell’occasione abbiamo intervistato il regista Sarubbi e l’attrice Scardicchio.

Quest’anno è il centenario della nascita di Giovanni Testori. Perché avete scelto per ricordarlo questa opera che fa parte del periodo della sua conversione al cattolicesimo (in realtà un ritorno, avendo lui già una  formazione religiosa)?

 

Maurizio Sarubbi: “In realtà non è stata una scelta in funzione del centenario della sua nascita e trentennale della sua morte. La scelta di Factum Est è nata quando è iniziata la conoscenza artistica con Clara. “Factum Est” lo avevo già portato in scena nel 2015 con la regia di Lino De Venuto, il regista che mi ha fatto conoscere sia il testo che l’autore. Poi lo spettacolo è stato accantonato. Quando ho fondato la Compagnia Teatrale Artù mi son detto Devo rimettere in scena Factum Est ma non sapevo come. Ho conosciuto Clara durante un convegno e per caso abbiamo scoperto di avere la stessa passione nei confronti di Giovanni Testori. Ho colto l’occasione per proporle lo spettacolo. Ovviamente in questa seconda versione c’è una regia e un adattamento diverso rispetto al 2015”.

 

Anche il tema affrontato è un cavallo di battaglia dei cattolici, il contrasto all’aborto, e viene portato in scena nel 1981, periodo in cui la questione sulla legalizzazione suscitava ancora perplessità (la legge 194 è del 1978). Qual è l’attualità di quest’opera in un contesto culturale  come quello attuale, ormai molto cambiato e fortemente secolarizzato? 

 

Maurizio Sarubbi: “L’inno alla vita. Tra le righe Factum Est  non è uno spettacolo contro l’aborto ma è un inno alla vita. La lotta del feto rappresenta la lotta costante per la vita in ambiti reali. Il desiderio di molte donne di avere dei figli ma non possono o per problemi fisici o economici. La lotta costante per conquistare dei diritti. Il feto di Factum Est è un simbolo mondiale, è un piccolo grumo di cellule che porta sulle sue spalle tutte le violazioni dei diritti dell’uomo”.

Clara Scardicchio – photocredit Giuseppe Lorusso

 

 A Clara Scardicchio chiedo invece come ti sei preparata  al monologo e che cosa ti ha emozionata o colpita di più?

 

Clara Scardicchio: “ La preparazione alla messa in scena di Factum Est è stata guidata dalla maestria del regista Maurizio Sarubbi, con il quale abbiamo sviscerato ogni parola della drammaturgia, intrisa di sentimenti e di emozioni contrastanti. Ci siamo cimentati in un testo molto complesso, mai rappresentato scenicamente. È stato sconvolgente incarnare le parole di un feto, di una vita a cui Dio dona la parola per manifestare la gratitudine nei confronti dei genitori per il dono della vita e, successivamente, per esprimere il dolore, l’amarezza di un rifiuto, la disperazione per un omicidio di una creatura a cui viene negato il diritto di vivere per l’egoismo umano in nome di una libertà effimera. La prima volta che ho letto la drammaturgia ho pianto per la commozione e per la sofferenza che mi arrecavano quelle parole; quindi ho compreso che questa opera teatrale era nelle mie corde.

 

Amo il teatro di denuncia, il teatro della verità e delle emozioni. Mi metto nei panni di chi assisterà a questa opera non da spettatore ma da parte attiva nel coinvolgimento reciproco. Lascerà nei cuori un sano turbamento che indurrà ciascuno a riflettere seriamente, senza alcuna condanna e giudizio, sul valore supremo della vita, intesa tale dal concepimento fino alla sua evoluzione naturale. Questa è l’eredità di Giovanni Testori e questo è il nostro intento”.

 

Cosa potete raccontare a proposito della vostra collaborazione con Casa Testori che ha sostenuto il vostro progetto?

Clara Scardicchio: Quando io e Maurizio ci siamo conosciuti, abbiamo scoperto di avere la stessa passione per Testori. Lui aveva già rappresentato Factum Est ed io mi accingevo alla messa in scena di Confiteor nella Casa Circondariale di Brindisi. In maniera del tutto naturale è nata l’idea di rappresentare Factum est in una forma originale che rompe la struttura del monologo e vede l’alternarsi di personaggi in un unico personaggio a parte il feto che è rappresentato da Maurizio. È stato un lungo anno di preparazione, difficile ed entusiasmante al tempo stesso”.

 

Maurizio Sarubbi: “Casa Testori ha chiesto di visionare il nostro progetto sia come adattamento che come regia. La commissione della fondazione, dopo attenta analisi, ha approvato il nostro progetto concedendoci i diritti sul testo. Aldilà di questa operazione, io e Clara cercheremo di proporre lo spettacolo anche per la fondazione anche perché lo spettacolo merita un percorso amplificato”.

 

 

Quando avete incontrato l’opera di Testori per la prima volta e che cosa vi piace di più del suo teatro (ma anche di altro, visto che è stato anche saggista, giornalista, poeta, sceneggiatore, critico letterario e d’arte)?

Maurizio Sarubbi: “Come ho già detto, nel 2015 avevo già portato in scena questo autore per 3 date. Di Testori adoro le sue forme estreme di espressione. Sposa a pieno la mia mentalità di recitazione interiore poiché mette in moto una serie di tormenti che abbiamo nella nostra anima. Preparare Testori è una violenza artistica perché ti mette davanti ad una vera e propria battaglia. Testori non è un autore che piace o non piace, Testori è un autore che porta o no alla decisione di lottare con lui o contro di lui . Dalle preparazioni dei suoi spettacoli si esce distrutti e sfiniti”.

 

Clara Scardicchio: “Giovanni Testori è stato un cattolico rivoluzionario, lontano dall’idea di una misericordia a basso costo; da fervente cattolico e amante di Cristo ha urlato nei confronti di una misericordia che ha il valore del Sangue versato da Nostro Signore”.

 

Anna Cavallo