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(voce di SopraPensiero)Eredità: vien da pensare subito, d’istinto, al lascito, a qualcosa di immeritato e di improvviso che – se proprio non ci arricchirà – ci farà stare certo meglio di prima. Ma l’eredità non è solo materiale: ci sono i retaggi, le eredità culturali, «patrimonio dei popoli»; né questa è sempre solo benvenuta: sono tante le eredità «scomode» – tipicamente quelle provenienti da un passato oscuro e ingombrante – di cui si farbbe volentieri a meno, per non parlare di quelle addirittura irricevibili.
Chiara Saraceno, autrice di Eredità (ed. Rosenberg&Sellier) si addentra nei meandri di questa sfaccettata nozione per rivelarne gli aspetti storici, sociologici, giuridici, mettendo a fuoco una tesi che fa da sfondo tutta la ricerca: si illude chi immagini di poter fare tabula rasa del proprio passato e di «ricominciare da zero», sogno delle rivoluzioni di cent’anni fa, legato a un’idea illuministica (ormai obsoleta) di indipendenza e autonomia intese come facoltà del singolo e della società di andare oltre il proprio contesto, affrancandosene completamente.
Non di meno l’eredità – per tornare al discorso iniziale – è sovente un’opportunità, invece che un fardello: quella ad esempio di essere «nani sulle spalle dei giganti», che l’autrice richiama nelle Conclusioni. Insomma, positiva o negativa che sia, l’eredità è sempre caratterizzata dalla necessità di venir ricevuta, rielaborata, fatta propria dal destinatario. L’eredità non è mai subìta, ma sempre – in qualche modo e in qualche misura – accolta e trasformata.
Con uno stile leggero Saraceno illustra gli snodi dei ragionamenti che investono l’eredità partendo da episodi di cronaca, come quello del «Caso Bakke» o del Museo della Storia Ebraica di Varsavia. Il volume è stampato nella collana «Gemme» e fa parte di un «discorso» di 24 parole rinvenibile in internet all’indirizzo www.24gemme.it.
Chiara Saraceno, Eredità, Rosenberg&Sellier, 2013, pp. 125, euro 9,50.