Ripubblichiamo volentieri questo articolo del 2007 di Sergio Calamandrei perché contiene dati molto interessanti e conserva ancora oggi attualità.

«Il 42,7 per cento delle statistiche sono fatte a caso.»

Steven Wright

Alla fine della Fiera del Libro di Torino mancano ormai meno di quattro ore quando me ne vado. Sono le sei dell’ultimo giorno di Fiera, il lunedì. Quei poveracci che stanno negli stand devono tirare ancora avanti fino alle ventidue, e questo è il loro quinto giorno consecutivo.

Mentre cerco l’uscita che porta al mio parcheggio mi viene di pensare al mercato del pesce, a fine mattinata. Come le trote, anche svariati libri calano di prezzo man mano che si avvicina la chiusura. So che da un amante della letteratura ci si potrebbero aspettare riflessioni più elevate, ma le cose stanno così. Ho appena comprato a cinque euro un libro che a mezzogiorno vendevano, già scontato, a dieci. Non siamo ai livelli della Fiera del libro per ragazzi a Bologna dove qualche editore straniero alla fine lascia i libri nello stand a disposizione di chi li vuole, perché gli costa di più riportarseli a casa, ma in realtà mancano ancora quattro ore alle chiusura e non è detto che qualcosa di simile non possa accadere.

A dire il vero, non tutti gli editori usano la Fiera per svuotare i magazzini dagli invenduti, la maggior parte mantiene sconti meno elevati e non vedo nessuno dei visitatori girare col trolley per portarsi via pacchettate di libri, come succede a Bologna l’ultimo giorno. Io, nel mio piccolo, me ne vado via con una piccola sacca. Dentro ci sono due cataloghi di librerie antiquarie e quattordici libri.

Sono perlopiù libri di piccole case editrici. Ho girato infatti prevalentemente tra gli stand dei piccoli. La produzione dei grandi editori la posso ritrovare ogni giorno spaparanzata nelle mega-librerie della mia città. Le pubblicazioni degli editori minori, invece, stanno di solito nascoste negli scaffali o, spesso, non arrivano neanche nelle librerie che frequento.

Ma oltre al sopracitato paio di chili di libri me ne torno dalla Fiera anche con qualche interessante informazione sullo stato dell’editoria italiana.

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«Ci sono tre modi per perdere i soldi: il gioco d’azzardo è il più veloce, le donne sono il più divertente, l’editoria è il più sicuro.»

Mi torna in mente questa frase mentre giro tra le migliaia di libri della Fiera del Libro di Torino. C’è qualcosa in questo vasto spiegamento di forze che non mi torna.

In Italia si legge poco, ciò è un dato di fatto. Lo raccontano chiaramente i numeri delle vendite dei libri. Questi numeri, in realtà, non è che si trovino tanto facilmente a giro. Su internet si trova tutto, ma io ho provato a cercare più volte i dati delle vendite ripartiti per singoli libri e singoli autori e non sono mai riuscito a trovare niente (unica eccezione reperita http://www.wumingfoundation.com:80/italiano/glasnost2006.htm, ma in realtà si tratta di WU MING, autori sotto pseudonimo).

Forse sono io che non ho saputo cercare, se è così e se qualcuno mi sa indicare dove devo andare a trovare questi dati gliene sarò grato.

Mi spiego meglio: si trovano da tutte le parti le classifiche dei libri più venduti, ripartite per genere, ma le classifiche riportano solo l’ordine delle posizioni; non riesco a trovare quanti libri ha venduto ognuno di quei libri. Ovvero: che differenza quantitativa c’è tra le vendite del primo e quelle del decimo? E anche: con i diritti d’autore del libro che arriva decimo in classifica uno ci camperebbe?

La risposta credo proprio che sia no.

Mi dicono, infatti, che persone che vivono del solo mestiere di scrittore in Italia siano pochissime. Sono all’incirca quante le dita di due mani. Facciamo tre mani, via, per rovinarci e stare larghi.

Guardiamo, ad esempio, il campo del giallo italiano, uno dei generi che attualmente va per la maggiore. Premesso che si tratta di cifre indicative ed approssimate, mi risulta che in questo settore ci siano tre autori che vendono ogni volta abbondantemente sopra le centomila copie. Poi ci sono sette od otto autori, che sono considerati dei grandi scrittori, ed effettivamente lo sono, che vendono grosso modo sulle venticinquemila copie. Poi ci sono gli altri.

Teniamo conto che per una grande casa editrice vendere duemila copie di un libro è considerato il minimo per mantenerlo in vita e che se un volume raggiunge le settemila copie vendute le grandi case stappano lo champagne.

Mi chiedo che senso abbia una struttura produttiva industriale, come è quella dell’editoria, una rete di distribuzione capillare e diffusa come è quella che porta alle tante librerie sparse nel paese, se poi mediamente si vendono 2 o 3.000 esemplari di ogni pezzo prodotto. Quale produzione industriale può stare in piedi supponendo di vendere solo poche migliaia di pezzi?

I numeri del mercato dei libri sono più da artigianato che da industria.

Forse questo spiega perché vengono pubblicati così tanti titoli che si affastellano, spesso inutilmente, nei ponderosi cataloghi delle case editrici. La macchina ha bisogno di macinare comunque tanta carta per stare in piedi e quindi se un titolo vende mediamente poco, allora è necessario che i titoli siano tanti. Più sono, poi, e più facile è azzeccare il colpaccio che tira su il bilancio.

L’aspirante scrittore che abbia fini di lucro consideri dunque che, anche se arrivasse a pubblicare con una grande casa editrice, è probabile che le vendite del suo libro vadano a cadere tra le duemila e le tremila copie. Con un diritto d’autore pari al 5 % del prezzo di copertina, il conto è presto fatto (a titolo di esempio, per i più pigri, 16 x 3.000 x 5% = € 2.400 lordi).

Può darsi che i numeri di cui dispongo siano tutti sballati, ma a grandi linee la situazione è questa. Per fortuna chi scrive lo fa quasi sempre per passione, e non per la vile pecunia. Gli autori, quindi, a meno di non azzeccare il colpaccio, non guadagnano poi molto dalla vendita dei libri. Ma, dai conti che ho avuto modo di fare, non dovrebbero guadagnarci neppure gli editori. Infatti: alla fine della fiera, a chi vanno i soldi che il lettore paga quando compra un libro? I dati di cui dispongo sono da considerarsi indicativi e variano da editore ad editore, però rendono chiaramente l’idea di come si svolgano, in definitiva, le cose.

La ripartizione del prezzo di copertina di ogni libro venduto è, in media, la seguente:

  • 30% alla libreria;
  • 30% al distributore di cui
    • 15% come compenso del lavoro di distribuzione;
    • 10% come compenso per la commercializzazione e promozione dei titoli presso le librerie;
    • 5% per il servizio di deposito (gestione del magazzino) a favore della casa editrice;
  • 40% all’editore.

Col suo 40% l’editore deve pagare

  • il 5% (o, al massimo il 10%) all’autore per i diritti d’autore;
  • dal 15% a 20% per lo stampatore (il costo stampa del libro va da un quinto a un settimo del prezzo di copertina. Nel calcolo del costo della stampa occorre tenere conto che una parte non trascurabile delle copie che vengono stampate non vengono vendute e, quindi, sul venduto l’incidenza effettiva della stampa è superiore a quella apparente);
  • il 4 % di Iva da versare allo Stato.

Quindi, tolte queste spese sempre presenti, all’editore resta circa il 15 % del prezzo di copertina col quale ci deve pagare una quota di tutte le sue spese generali di gestione e ritagliare il proprio guadagno.

Oltre alla grande casa editrice, che comprensibilmente ha un potere contrattuale molto maggiore, ha la possibilità di abbassare i prezzi (o di incrementare il proprio margine) l’editore «non puro» che ingloba anche altre fasce della filiera produttiva-distributiva, quindi:

  • chi stampa direttamente (stampatore per sé e per altri);
  • chi commercializza in proprio o chi si gestisce il magazzino in proprio;
  • chi è anche distributore (distributore per sé e per altri);
  • chi non fa distribuzione del libro (si limita a stamparlo e a metterlo su internet);
  • chi ha librerie proprie.

Per questo sul mercato possono giungere con prezzi sostanzialmente diversi libri che hanno aspetto e caratteristiche tecniche simili. Magari un libro è prodotto da un editore puro, mentre l’altro è prodotto da un editore che ha anche delle librerie proprie. Il secondo, quindi, mentre sui libri distribuiti mediante terzi ha lo stesso margine (lordo) del 40 % dell’editore puro, sui libri venduti nei propri punti vendita introita il 100 % (lordo) del prezzo di copertina. Ha quindi un margine medio più alto e può praticare un prezzo più basso.

Dunque, concludendo, se un libro ha un prezzo di copertina di € 16, la ripartizione del prezzo è grosso modo la seguente:

  • Libreria € 4,8
  • Distributore € 4,8
  • Stampa € 2,4
  • Iva € 0,6
  • Autore € 0,8
  • Editore € 2,6

Gli editori, quindi, soprattutto i piccoli, paiono non avere margini tali da arricchirli. In tutta questa storia, però, non sembrano guadagnare poi troppo neppure i librai. Sul punto, però, dato che, come dice qualcuno, non possiamo farci carico dei problemi di tutti a questo mondo, per quel che riguarda i problemi dei librai (che ne hanno tanti) e gli aspetti tecnici connessi all’esercizio di una libreria passo la mano e rinvio al divertente forum sulla Repubblica dei lettori denominato «corso on line per aspiranti librai» che potete trovare su http://www.larepubblicadeilettori.it/phpBB2/viewforum.php?f=4.

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Alla fine della Fiera del Libro di Torino 2007, mentre cerco l’uscita che conduce al mio parcheggio, passo in un salone dove un autore straniero sta rispondendo a delle domande in un italiano volenteroso. Non so chi sia ma fa un’osservazione interessante.

«Essere uno scrittore è un mestiere strano» dice «perché io posso affermare di essere uno scrittore solo nel momento in cui sto scrivendo un libro e poi quando me lo pubblicano, ma poi la cosa finisce lì, perché non è detto che io in futuro scriva un altro libro. Non c’è certezza che scriverò ancora. Io torno ad essere scrittore solo quando riprendo a scrivere.»

Forse è a questo che si riferiva John Steinbeck quando diceva: “la professione di scrivere libri fa apparire le corse dei cavalli un’attività solida, stabile.”

Ma non ho tempo per rimanere ad ascoltare questo straniero. Sono ubriaco di libri e mi aspettano cinque ore di macchina per arrivare a Firenze. Chiedo a un desk delle informazioni dov’è l’uscita. Mi indicano una gigantesca porta proprio dietro di me. La guardo, sorrido al ragazzo delle informazioni e capisco che è davvero l’ora di tornare a casa.

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Alla Fine della Fiera del Libro di Torino appare sul sito ufficiale il dato finale dei visitatori: quest’anno sono stati 302.830.

Questi risultati, si legge su http://www.fieralibro.it/ «confermano, in tal modo, il balzo straordinario del 30% registrato nella edizione del 2006. Occorre ricordare che il 2006 è stato l’anno delle Olimpiadi e che la Fiera ha, dunque, goduto dell’effetto traino di quel grande evento mediatico.» I redattori del sito aggiungono poi: «per dovere di cronaca, occorre ricordare che le circa 2.500 persone intervenute alla serata inaugurale, mercoledì 9, non sono state computate nella somma finale dei visitatori, altrimenti si sarebbe superato il record dello scorso anno..»

Dunque c’è stata una grande affluenza, anche se questo dato contrasta non poco con le impressioni di vari editori che avevano notato un rilevante calo di presenze. Evidentemente i sensi dell’uomo possono essere fallaci, mentre i registratori di cassa dovrebbero essere molto più precisi. Girando tra i 1.263 espositori (non solo editori) presenti alla Fiera, pensavo che gli editori italiani sono tanti. Nel 2005 gli editori censiti erano 3.136. Di questi, solo 1.739 risultano aver pubblicato almeno un’opera in quell’anno. Dunque esistevano allora circa 1.700 editori «vivi» e circa 1.400 editori «in sonno».

Mi è venuta voglia di saperne di più e quindi mi sono tuffato nella rete. Qualcosa ho trovato […]

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Per saperne di più sull’editoria, sulle tirature dei libri e sui lettori italiani è opportuno consultare le statistiche dell’Istat. Con una premessa: nel valutare i risultati statistici occorre ricordare sempre i polli di Trilussa (se tu mangi due polli ed io nessuno, per lo statistico abbiamo mangiato un pollo a testa, ma io muoio di fame).

L’Istat, a partire dal 1951, realizza ogni anno un’indagine sulla produzione libraria italiana che viene diffusa in forma provvisoria ogni ottobre in occasione della Fiera del Libro di Francoforte. I dati definitivi sono poi diffusi ad aprile. Attualmente, quindi, sono disponibili i dati provvisori del 2005 e quelli definitivi del 2004.

Prima di partire con l’esame dei dati è bene intenderci sulla terminologia adottata dall’Istat. L’istituto, conformandosi ai criteri dell’Unesco, considera nella sua indagine le opere librarie di almeno cinque pagine, con esclusione di quelle stampate dall’editore per conto terzi. Nell’indagine dell’Istat sulla produzione libraria, tra le opere librarie sono compresi:

  • pubblicazioni ufficiali dello Stato o di altri enti pubblici;
  • estratti di pubblicazioni;
  • libri diffusi con cadenza periodica e numerazione progressiva, attraverso le rivendite di giornali e altri canali (romanzi rosa, gialli, ecc.);

e sono invece esclusi:

  • cataloghi, listini prezzi e in genere pubblicazioni propagandistiche di attività industriali, commerciali o turistiche, a condizione che siano distribuiti gratuitamente e che il testo letterario, tecnico o scientifico non sia prevalente rispetto a quello strettamente pubblicitario;
  • orari, elenchi telefonici, programmi di spettacolo, calendari e simili;
  • opere musicali ove il testo letterario sia di scarsa importanza;
  • carte geografiche, topografiche, ecc. non rilegate sotto forma di atlante;
  • album con figurine che non contengano un testo narrativo:
  • opere pubblicate da un editore in conto terzi.

Un’opera, per essere censita, deve avere almeno 5 pagine. Se ne ha almeno cinque ma meno di 49, copertine escluse, viene considerata un Opuscolo; sopra le 49 pagine è un Libro.

Gli editori sono suddivisi in piccoli (che pubblicano da 1 a 10 opere all’anno), medi (che ne pubblicano da 11 a 50) e grandi (che superano le 50 pubblicazioni annue). Nell’ambito dell’indagine dell’Istat sulla produzione libraria si considerano, oltre alle case editrici, anche i centri di studio e gli enti che svolgono attività editoriale come attività non prevalente.

Dunque: alla fine della fiera, quanti e di che tipo sono gli editori e quanti libri hanno pubblicato nell’ultimo anno censito dall’Istat (il 2005)? Come già detto, gli editori che hanno pubblicato almeno un’opera nel 2005 sono 1.739. Tra di essi sono conteggiati anche i centri studi e gli enti che svolgono attività editoriale come attività non prevalente.

I piccoli editori (che pubblicano da 1 a 10 opere all’anno) sono 1.079, i medi (da 11 a 50) sono 459, i grandi (più di 50 pubblicazioni annue) sono 201.

La classificazione dell’Istat considera dunque medi editori quelli che spesso nel comune sentire sono visti come «piccoli» editori e considera tra i grandi editori anche le case che spesso vengono identificate come «medie». I piccoli editori Istat pubblicano in media 3,8 opere all’anno, i medi ne pubblicano 23,2, i grandi 223,4. La realtà dei piccoli editori Istat, che pure svolgono spesso un’opera meritoria, è sostanzialmente marginale nel mercato del libro. Essi pubblicano circa il 7% dei titoli ma rappresentano solo il 3,5% della tiratura complessiva.

Come noto sono i grandi editori che occupano la maggior parte del mercato con i tre quarti dei titoli pubblicati e l’88,2% della tiratura complessiva. In mezzo, non tanto comodi, stanno i medi editori che pubblicano il 17,2% dei titoli e rappresentano un 8,3% della tiratura. Adesso che conosciamo qualcosa sugli gli editori possiamo passare ai libri. Quanti sono e che tirature medie hanno? Naturalmente l’Istat ha contato anche le opere letterarie che sono state pubblicate nel corso del 2005. Siete seduti, vero? Bene: le opere pubblicate nel 2005 sono state 59.743.

Detta così la cosa non fa molta impressione. Proviamo in un altro modo. In Italia si pubblicano 164 libri ogni giorno, comprese le domeniche. Oppure: in Italia si pubblicano quasi sette libri l’ora. Naturalmente si può essere più precisi. Le 59.743 opere sono 37.694 «prime edizioni» (ovvero inediti) e 22.049 ristampe o successive edizioni. Dunque, se ci si limita alle novità, ne vengono pubblicate solo 103 al giorno e poco più di 4 all’ora.

Per questo, nel corso di una della presentazioni del mio libro, ho detto che l’autore deve approfittare al meglio «del quarto d’ora di notorietà» che ottiene con la pubblicazione. Trattasi, appunto, di un quarto d’ora (per essere proprio precisi, di 13 minuti e 56 secondi); poi arriva sul mercato il libro successivo. Mi viene da pensare agli scaffali delle librerie come a una specie di nastro trasportatore in cui il libro dell’autore non famoso appare e poi scorre via velocemente, scalzato dagli arrivi successivi. I quali, a loro volta, faranno la stessa triste fine.

Il meccanismo è lo stesso dei siti letterari in cui gli autori possono inserire i loro testi in una vetrina virtuale per farli leggere e commentare ai visitatori. Il meccanismo funziona fino a quando il sito ha un numero ragionevole di autori che pubblicano. Quando esplode il numero di inserimenti il sito perde la sua funzione, dato che ogni brano resta nella prima pagina della vetrina solo pochi minuti, per poi venire inghiottito nelle pagine successive, dove non lo leggerà quasi più nessuno.

Evitiamo considerazioni poco esaltanti su quante possibilità abbia un autore non sostenuto da una grande casa editrice di farsi notare in libreria e passiamo ad esaminare questi 59.000 libri, e a capire di cosa stiamo parlando.

Ma prima, per consolare l’autore non famoso di narrativa, aggiungo che le prime edizioni di soli testi letterari moderni sono appena9.285, suddivisi come segue:

  • 1.654 poesia e teatro;
  • 1.189 libri di avventura e gialli;
  • 6.442 altri romanzi e racconti.

Dunque, in questo campo, in realtà viene pubblicato un libro all’ora. Ah! Allora è tutta un’altra cosa, vero?

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I libri possono essere divisi in Opere scolastiche (che non comprendono i testi universitari e parascolastici che fanno parte della varia), Opere per ragazzi e Opere di varia per adulti. La Varia (che comprende in realtà un po’ di tutto, dai dizionari, alle guide turistiche, ai romanzi) rappresenta con 49.767 titoli i tre quarti circa delle pubblicazioni. Le opere scolastiche sono state 6.258 e hanno rappresentato il 18,1% del pubblicato del 2005. Le opere per ragazzi sono state 3.718 pari al 8,6% delle opere pubblicate.

Gli scolastici e i libri per ragazzi alzano la tiratura media generale. Infatti la tiratura media degli scolastici è di 8.523 copie, quella dei libri per ragazzi è di 6.850 copie, mentre quella dei libri di varia è di 3.666 copie. Nel complesso la tiratura media delle opere pubblicate nel 2005 è stata di 4.373 copie.

A questo punto urgono due precisazioni. La prima è che l’Istat rileva la tiratura, ovvero il «numero complessivo di copie di un’opera libraria, stampate contemporaneamente nella medesima forma.» Quindi si parla di copie stampate e non di copie effettivamente vendute. In realtà, ove si voglia parlare di vendite occorre sottrarre alla tiratura, oltre alle classiche rimanenze di magazzino, le copie distribuite gratuitamente, quelle presso le librerie in conto deposito (che la libreria acquista solo nel momento in cui le rivende) e le copie che dopo essere state vendute vengono rese (se le librerie hanno acquistato con diritto di reso).

Nel complesso le rese e gli invenduti rappresentano una quota importante della tiratura. L’incidenza di questa quota viene influenzata da molteplici fattori e varia moltissimo da libro a libro. A titolo molto indicativo, non è lontano dalla realtà ipotizzare, almeno per i piccoli editori, una percentuale media del venduto pari a circa la metà della tiratura.

La seconda precisazione è che a questo punto entriamo in piena legge Trilussa (ricordate: due polli più zero polli fanno un pollo a testa, ma uno dei due uomini muore di fame). Dunque i libri di testo per le scuole primarie, che tirano mediamente quasi 23.000 copie, e i dizionari della Scolastica alzano la media mentre la Varia la abbassa. Nella stessa Varia si va dai romanzi d’avventura e gialli che tirano mediamente 12.618 copie ai poveri libri di poesia che hanno una tiratura di circa 900 copie. E, volendo distinguere, sulla media dei romanzi di avventura incidono negativamente, sia pur in maniera modesta dato il loro scarso peso in senso assoluto, le pubblicazioni dei piccoli e medi editori che abbassano il risultato ottenuto dai grandi editori. Ma anche il risultato dei gialli dei grandi editori è formato dalle centinaia di migliaia di copie vendute da Faletti e dai ben più modesti risultati ottenuti da tanti altri.

Detto questo, andiamo a vedere i nostri polli. Dicevamo, quindi, che nel complesso la tiratura media delle opere pubblicate nel 2005 è stata di 4.373 copie. Ovviamente, le tirature medie dei piccoli e medi editori sono inferiori a quelle dei grandi editori. La tiratura media di questi ultimi è di 5.116 copie, quella dei medi è di 2.047 copie, mentre i piccoli hanno una tiratura leggermente superiore ai medi, ovvero di 2.211 copie. Ma in questo dato ci vanno a finire troppe componenti.

Passerei ad esaminare nel dettaglio i libri definiti «letterari moderni», che comprendono poesia, teatro, gialli, avventura e altri romanzi. Questo settore ha risultati migliori di altri, anche se è penalizzato, dispiace dirlo, dalla zavorra della Poesia.

Le tirature medie del 2005 sono state le seguenti:

TIRATURA MEDIA PER OPERA – 2005 scolastica Per ragazzi Varia adulti TOTALE
– poesia e teatro 1.347 1.102 899 917
– libri di avventura e gialli 1.400 8.690 12.618 11.198
– altri romanzi e racconti 3.208 6.339 7.706 7.192
Testi letterari moderni 3.005 7.063 7.205 6.961

Può essere interessante esaminare le tirature medie dei «letterari moderni», anche suddivise per tipo di editore. Esse, secondo una mia rielaborazione dei dati Istat, sono le seguenti:

TIRATURA MEDIA PER OPERA – 2005 (comprende anche scolastici e per ragazzi)
Piccoli editori Medi editori Grandi editori TOTALE
– poesia e teatro 639 688 1.118 917
– libri di avventura e gialli 1.132 1.797 11.984 11.198
– altri romanzi e racconti 1.360 1.543 8.313 7.192
Testi letterari moderni 1.094 1.281 8.310 6.961

Come si può osservare, il giallo (in senso lato) è in questo momento, e da vari anni, il settore che vende di più. La poesia, anche se proposta da grandi editori, non riesce a conquistare il pubblico. Tenuto conto del fatto che i dati comprendono anche i libri di autori stranieri e che stiamo parlando di tirature e non di vendite effettive, i numeri dell’Istat confermano che pensare di arricchirsi con i diritti d’autore sia un pensiero che è bene abbandonare.

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Vediamo un po’ a che prezzo vengono venduti i libri. Anzi, prima esaminiamo come si ripartiscono le pubblicazioni e le tirature in relazione alle fasce di prezzo. Approfitto dell’occasione per segnalare che la tiratura complessiva dell’editoria italiana dell’anno 2005 è stata di 261 milioni di opere circa. Sinceramente non so, tradotto in alberi, quanto faccia. Tradotto in euro, invece, il valore di copertina di questa produzione è stato di 4.424 milioni. Ovvero, circa 8.500 miliardi delle vecchie lire.

La tavola relativa alla ripartizione per classi di prezzo del 2005 è la seguente.

CLASSI DI PREZZO opere pubblicate tiratura totale (in migliaia) Tiratura media per opera % di opere pubblicate % della tiratura
Fino a 2,55 euro 1.870 22.199 11.871 1,8 4,8
Da 2,56 a 7,75 8.355 56.491 6.762 16,0 26,1
Da 7,76 a 15,50 23.538 82.547 3.513 39,8 33,2
Da 15,51 a 25,80 14.287 53.704 3.762 23,3 17,8
Oltre 25,80 9.475 33.663 3.553 15,8 12,1
Opere gratuite o fuori commercio 2.218 12.449 5.613 3,2 5,9
Totale 59.743 261.054 4.373 100,0 100,0

Circa il 40% delle opere pubblicate rientra nella fascia di prezzo da 7,76 euro a 15,50 euro, con una tiratura media di 3.500 copie circa. Dato che questa fascia ha una grande ampiezza e comprende libri molto diversi tra loro, mescolando quelli da 8 euro con quelli da 15, è interessante sapere quante opere di questa fascia hanno prezzo inferiore a dieci euro e quante superiore. Da altri dati forniti dall’Istat risulta che approssimativamente circa la metà dei libri indicati in quella fascia di prezzo si situa entro i 10 euro, mentre l’altra metà supera questa barriera.

Nel 2005 il prezzo medio di un’opera è stato di 18,64 euro. Naturalmente questo è un prezzo medio grossolano, che risente, ad esempio dei prezzi medi dei volumi delle enciclopedie (circa 50 euro) e dei dizionari (circa 20) e, in generale degli alti prezzi di tutti i libri specialistici. Se si passa ai «testi letterari moderni» della «varia adulti», il prezzo risulta ben più basso: 10,93.

I gialli viaggiano sotto i dieci euro, mentre poesie e altri romanzi si attestano mediamente sugli 11 euro. Ma dire quanto costa un bene senza specificare la quantità di questo bene che ti viene venduta per quel prezzo non ha molto senso. Dobbiamo quindi andare a contare le pagine. Forse può sembrare una operazione un po’ prosaica, come l’indicazione del prezzo all’etto nelle confezioni del supermercato, ma l’Istat non ha un cuore romantico, né particolare rispetto per la sacra arte della scrittura, e quindi è andata a calcolare quanto costano i libri a pagina.

Nel 2005, i libri mediamente sono costati 11 centesimi a pagina. La Varia adulti presenta il medesimo risultato di 11 centesimi. La scolastica costa meno: 5,3 centesimi a pagina, mentre i libri per ragazzi, ovviamente, costano ben di più: 21,1 centesimi a pagina. Ovviamente perché hanno le illustrazioni. E ovviamente, perché tutte le cose che gli adulti comprano per i figli hanno prezzi sempre elevati, tanto i venditori sanno bene che l’istinto materno e paterno spingono con forza e travolgono spesso le considerazioni puramente economiche sul valore effettivo dei beni che compriamo ai figli.

Lasciando da parte queste riflessioni, si può notare comunque che la palma d’oro per il maggior prezzo a pagina spetta ai libri di «commercio, comunicazione e trasporti» per ragazzi, con 78,4 centesimi a pagina. Ho presente: devono essere quelli con gli animaletti che vanno sui treni, col coniglio capostazione; alcuni hanno pagine di mezzo metro quadro, ci può stare.

Passando alla Varia adulti, il prezzo a pagina più alto è quello dei libri di «Tecnologia, industria, arti e mestieri» pari a 66,3 centesimi a pagina. I libri di avventura e gialli li tirano dietro, a 3,6 centesimi a pagina. Questo prezzo è certo influenzato dalle ristampe in edizione economica e dalla ponderosità di molte opere di autori stranieri. Gli altri romanzi costano 6,1 centesimi a pagina, i libri di poesia 11 centesimi a pagina. Ci si può interrogare se i 6,1 centesimi a pagina dei romanzi siano un prezzo caro o no; se leggere costi tanto o sia un divertimento economico. A questa domanda potrei rispondere affermando, come la nota pubblicità, che certe cose non hanno prezzo. Ma allo stesso modo mi potrebbe rispondere un appassionato di calcio, interpellato sui costi delle partite.

Dunque, provo a vederla in un modo più volgare, vilmente economico, un po’ come farebbe l’Istat. Voi quante pagine leggete in un’ora? È una cosa molto soggettiva. Supponiamo leggiate, in media, sessanta pagine l’ora: in tal caso la lettura è un divertimento che vi costa 3 euro e mezzo l’ora. Meno, circa due euro, se leggete un giallo. Costa di più andare al cinema. Costa immensamente di più andare allo stadio. L’unico problema della lettura è che poi, mentre i soldi spesi per il cinema o la partita te li scordi, i libri ti restano in casa e se a un certo punto ti metti a scrutare la tua libreria dal punto di vista economico ti rendi conto che magari hai in casa qualche migliaio di euro di libri.

Soldi spesi bene, comunque. E poi fanno arredamento.

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L’ultima indicazione che vorrei trarre dalla indagine statistica Istat sulla produzione libraria è quella sulla distinzione degli autori per sesso. Mentre nel campo della lettura le donne battono di gran lunga gli uomini, gli autori pubblicati in Italia sono per la maggior parte maschi. Gli autori maschi rappresentano infatti ben il 72% del totale, con le donne che rimangono sotto al 30%. Esse superano questa barriera, arrivando al 31%, se si tiene conto solo delle Prime edizioni. Infatti il dato globale risente del notevole peso maschile nelle Ristampe, che arriva al 78%. Quindi, come in tanti altri campi, la posizione delle donne sta migliorando, anche se il predominio maschile resta netto.

Viene da chiedersi come mai le donne, che rappresentano la maggioranza dei lettori, preferiscano acquistare libri scritti da maschi. Forse sono attirate da modi diversi di ragionare, o, forse, gli editori pubblicano più facilmente uomini (anche se penso che agli editori importi solo vendere, e se le donne vendessero, le pubblicherebbero copiosamente). O, ancora, magari sono i lettori maschi che non acquistano nessun libro scritto da donne, decretando così il successo degli autori uomini.

Riflettendo su quest’ultima considerazione, mi sono alzato e ho dato una scorsa veloce agli scaffali della mia libreria. In effetti, riscontro che le presenze femminili sono molto rare (Yorcenar e pochissimo altro). Non me n’ero mai reso conto. Cercando di capire se il problema è solo mio e del lettore medio, per vedere come la pensa il mondo stesso delle lettere vado a reperire la lista dei Nobel per la letteratura femminili.

Il premio si assegna dal 1901 (qualche anno non è stato assegnato) e le donne sono state sinora solo 10 (circa il 10 % dei premiati).

  • 1909 la svedese Selma Lagerlöf
  • 1926 l’italiana Grazia Deledda
  • 1928 la norvegese Sigrid Undset
  • 1938 l’americana Pearl S. Buck
  • 1945 la cilena Gabriela Mistral
  • 1966 la tedesca Nelly Sachs
  • 1991 la sudafricana Nadine Gordimer
  • 1993 l’americana Toni Morrison
  • 1996 la polacca Wislawa Szymborska
  • 2004 l’austriaca Elfriede Jelinek

Mi pare che anche a livello «alto», se così si vogliono considerare le decisioni della giuria del Nobel, le scrittrici abbiano risultati numericamente scarsi.

Tornando ai numeri dell’Istat, la prevalenza di autori maschi è netta nelle opere di Varia per adulti (74%) e nelle opere per Ragazzi (70%). Solo nella Scolastica la situazione di riequilibra (51% di autori maschi) con le donne che riescono a superare gli uomini se si considerano solo le Prime edizioni della Scolastica (dove le donne firmano il 51% delle opere).

Constatando che le donne pubblicano facilmente solo se fanno le “maestre”, saluto le mie amiche scrittrici ed auguro loro in bocca al lupo.

* * * * *

Alla fine della Fiera del Libro di Torino, mentre giravo tra gli stand, cercavo di capire chi erano i lettori che vedevo vagare tra tutte quelle distese di libri, col passo stanco ma con gli occhi che brillavano. Forse mi posso fare aiutare ancora da chi fa questo per mestiere. L’Istat oltre a fare indagini sui libri pubblicati ne fa anche sui lettori. Dati significativi si trovano nell’indagine «I cittadini e il tempo libero» svolta a maggio 2006.

Dalla ricerca risulta che:

«Nel 2006 il 60,5% della popolazione di 6 anni e più (pari a 33 milioni e 351mila persone) ha letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi. Le donne leggono più degli uomini: le lettrici sono infatti il 65% rispetto al 55,8% dei lettori. La quota di lettori è superiore al 70% dagli 11 ai 24 anni, con un picco tra i 15-17enni (76,3%), e decresce all’aumentare dell’età. Tale quota è comunque superiore al 60% fino ai 59 anni e diminuisce drasticamente solo tra le persone di 65-74 anni (44,5%) e tra gli ultra settantacinquenni (28,3%).»

I lettori possono leggere «nel tempo libero» o per motivi professionali o scolastici.

«La quota più consistente di lettori è quella dei lettori nel tempo libero (30,4%). Segue la tipologia «mista» dei lettori (sia nel tempo libero sia per motivi professionali e/o scolastici 13,4%) e infine quella lettori per motivi esclusivamente professionali e/o scolastici (solo il 4% della popolazione).»

L’indagine osserva che:

«I lettori nel tempo libero sono lettori assidui: il 55,4% dichiara di leggere almeno una volta alla settimana, il 20,8% tutti i giorni e il 34,6% una o più volte a settimana; il 22,8% legge una o più volte al mese e solo il 19% dichiara di leggere più raramente.»

«I lettori deboli (chi ha letto da uno a tre libri negli ultimi 12 mesi) sono il 31,4% dei lettori nel tempo libero. I lettori medi (da quattro a sei libri) sono il 25,2% e i lettori forti (ossia chi ha letto sette libri o più) sono il 34,7%. Solo il 14,4% ha però letto più di dodici libri in un anno.»

L’Istat ha inoltre identificato un discreto numero di persone (il 12,8% della popolazione sopra i 6 anni) che si dichiarano non lettori ma che hanno letto comunque qualche libro, anche se appartenente a tipologie particolari, come le guide turistiche o i libri per la casa. Questi soggetti sono stati definiti dall’Istituto, con una certa brillantezza terminologica, lettori morbidi.

I dati più interessanti, secondo me, sono però quelli sulle persone che non leggono, e sul perché non leggono. Secondo l’indagine Istat «I cittadini e il tempo libero» svolta a maggio 2006, venti milioni e 300mila persone (il 37% della popolazione di 6 anni e più), non hanno letto neanche un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista.

«I non lettori sono soprattutto uomini (il 41,6% rispetto al 32,7% delle donne) e adulti (oltre il 36% nella popolazione di 55 anni e più, con un picco del 69,7% tra gli anziani di 75 anni e più); prevalgono tra le persone con basso titolo di studio (il 57,4% delle persone che possiedono la licenza elementare o nessun titolo non hanno letto neanche un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista), tra i ritirati dal lavoro (53,8%), le casalinghe (43,2%), gli operai (44,1%) e i lavoratori in proprio (40,7%).

La noia della lettura è la motivazione principale (29,8%); seguono la mancanza di tempo libero (25,2%), il preferire altri svaghi (19,6%), i problemi di vista, i motivi di salute, l’età anziana (14,5%), il preferire altre forme di comunicazione (11,6%), la troppa stanchezza dopo aver lavorato, studiato o svolto le faccende di casa (10,1%).

Vengono scarsamente indicate motivazioni quali il costo eccessivo dei libri (5,5%), la complessità del linguaggio contenuto nei testi (4,2%), il non avere un posto tranquillo dove mettersi a leggere (0,7%) o l’assenza di librerie ed edicole vicino casa (0,8%) o di biblioteche (0,7%).

E’ interessante, inoltre, notare che l’8,3% dei non lettori (pari a 1 milione e 700mila persone) dichiara come motivazione di «non lettura» il non saper leggere o il leggere male; in particolare, questa motivazione raggiunge il massimo tra i bambini da 6 a 10 anni (16,8%) e tra gli anziani di 65 anni e più (12,4% tra 65-74 anni e 16,1% dopo i 75 anni).»

«Un’alta concentrazione di persone tra i 25-54 anni (quelle più coinvolte nel mondo del lavoro) ha dichiarato di non avere tempo libero per leggere (con valori che superano il 40%), mentre i motivi legati alla salute e alla vista riguardano chiaramente l’età anziana (48,7% tra gli ultra settantacinquenni).

La stanchezza dopo lo studio e il lavoro sono invece prerogativa dei giovani di 11-24 anni (circa il 12%) e degli adulti di 25-54 anni (oltre il 14%).

Sono soprattutto i laureati e le persone con il diploma superiore a dichiarare di non leggere per mancanza di tempo libero (rispettivamente il 49,3% e il 42,9%) e perché troppo stanchi dopo aver lavorato, studiato o svolto le faccende domestiche (circa 15%). Le persone con la licenza elementare o nessun titolo segnalano più della media il non saper leggere o leggere male (15,2%) o il modo difficile in cui sono scritti i libri (5,9%). I diplomati e le persone con la licenza media, infine, dichiarano più degli altri di preferire altri svaghi (rispettivamente 24,3% e 23,6%) e altre forme di comunicazione (circa 13%).

Gli studenti che non leggono indicano come primo motivo la preferenza per altri svaghi (35%), seguito dalla mancanza di tempo e dal disinteresse (entrambi oltre il 29%), mentre per gli occupati il motivo fondamentale è la mancanza di tempo (48,8%) .»

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L’indagine Istat «I cittadini e il tempo libero» (maggio 2006) fa comprendere come l’ambiente familiare possa influire sulla propensione alla lettura dei giovani.

«Nel 2006 l’84,1% delle famiglie dichiara di possedere libri in casa: il 62,6% delle famiglie possiede in casa al massimo 100 libri (il 32,5% fino a 25 libri, il 30,1% da 26 a 100 libri), meno di un quarto dichiara di possederne più di 100 (21,5%), mentre il 12,3% dichiara di non possederne (pari a 2milioni e 800mila famiglie).»

«Il fatto di vivere con genitori che leggono libri, in particolare quando sono ambedue i genitori a leggere, ha una forte influenza sui piccoli e sui giovani lettori. Tra i ragazzi di 11-14 anni, ad esempio, legge l’83% di chi ha entrambi i genitori che leggono e solo il 40,5% di quelli con genitori che non leggono.»

«Qualora ci si trovi in situazioni in cui solamente uno dei due genitori legge libri, risulta più importante il ruolo che può avere una madre che legge rispetto ad un padre che legge: questo è vero soprattutto nella fascia di età che va dai 6 ai 10 anni dove legge il 56,2% dei figli che hanno la madre lettrice rispetto al 36,8% dei figli con padre lettore.

Sempre tra i più piccoli, inoltre, risulta enorme la distanza tra chi ha ambedue i genitori che leggono e chi invece ha tutti e due i genitori che non leggono. Si va in questo caso dal 67,9% di lettori di 6-10 anni che hanno tutti e due i genitori che leggono al 27,7% di bambini lettori i cui genitori non leggono libri. Tale distanza, inoltre, rimane significativa anche al crescere dell’età dei figli.

Un altro elemento che può influenzare le abitudini di lettura dei ragazzi e che è strettamente collegato al titolo di studio e al comportamento di lettura dei genitori è il numero di libri presenti in casa (in altri termini il crescere in mezzo ai libri). Da questo punto di vista i dati evidenziano una crescita della quota di bambini e ragazzi lettori in quelle famiglie dove sono più numerosi i libri presenti in casa. Si va, ad esempio, dal 23,6% di lettori tra i ragazzi di 20-24 anni che non hanno nessun libro in casa all’81,1% di chi vive e cresce in un casa con più di 200 libri.»

Vanno tutti i miei complimenti a quel 23,6% di ventenni che vivono in case senza libri e riescono a leggere lo stesso.

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L’indagine Istat «I cittadini e il tempo libero» (maggio 2006) fornisce anche dati su quali siano i libri preferiti dai lettori.

«I romanzi italiani e stranieri sono i libri più letti nel tempo libero (con rispettivamente il 51,4% e il 42,6% di lettori), seguiti dai libri per la casa (27,2%), dai gialli, noir (27,1%), dalle guide turistiche (26,7%), dai libri umoristici (24%) e dai libri di scienze sociali o umane (23,7%).

La graduatoria per genere di libri letti è diversa tra i due sessi.

Gli uomini leggono soprattutto romanzi italiani e stranieri (rispettivamente 42,3% e 36,1%), guide turistiche (28,1%), libri di scienze sociali (27,1%) e umoristici (26,3%).

Anche le donne prediligono i romanzi italiani (58,2%) e i romanzi stranieri (47,4%), seppur con percentuali decisamente superiori agli uomini, seguono, poi, i libri per la casa (40,3%), i gialli, noir (27,2%), le guide turistiche (25,7%) e i romanzi rosa (22,4%).

Anche tra gli altri generi di libri emergono differenze sostanziali tra lettori e lettrici. Gli uomini, infatti, leggono in maggior misura libri a fumetti (19,9%), di musica (7,3%), di informatica (12,6%), di fantascienza (15%) e libri di scienze naturali, esatte, di tecnica ecc. (14,2%). Le donne si caratterizzano, invece, per prediligere i libri sulla salute, sulla gravidanza e sui bambini (16,2%), libri per bambini/ragazzi e favole (20,3%).

I ragazzi tra gli 11 e i 24 anni leggono più della media, libri di fantascienza, libri di fantasy, horror, libri umoristici e libri a fumetti. Le persone tra i 25 e i 59 anni leggono in media più romanzi e racconti di autori stranieri, gialli e/o noir, libri di scienze sociali, umane, ecc, guide turistiche e tutte le tipologie di libri pratici come quelli per gli hobby e il tempo libero, libri sulla salute, libri per la casa e i manuali pratici. Infine le persone di 60 anni e più leggono più della media romanzi e racconti di autori italiani, libri di religione, libri d’arte e libri per la casa.»

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Alla Fine della fiera, dopo aver esaminato tutta questa massa di dati sullo stato dell’editoria italiana e del mercato del libro mi pare giusto giungere ad una conclusione. La conclusione è questa: a me piace moltissimo scrivere e dunque è per questo che continuerò a farlo. Più saranno quelli che mi leggeranno e più mi farà piacere, perché ritengo di avere qualcosa da dire e delle emozioni da esprimere che mi piacerebbe condividere con persone che le possano apprezzare. Agli altri che hanno la mia stessa passione per la scrittura non posso che rivolgere l’esortazione di H.L. Mencken:

“Fa caldo in fabbrica? Le ore sono lunghe? Quindici dollari al giorno non vi bastano? Be’, la fuga è molto semplice. Piantate il lavoro, sputatevi sulle mani, e scrivete un altro bestseller.”

Firenze, giugno 2007

Sergio Calamandrei

Fonti:

  • la Nota metodologica relativa all’indagine sulla produzione libraria 2005
  • indagine Istat sulla produzione libraria – anno 2005 (alcuni dati Istat sono stati rielaborati dall’autore) http://www.istat.it/dati/dataset/20060929_02/
  • indagine Istat «I cittadini e il tempo libero» – maggio 2006

NDA: Oltre all’indagine annuale sulla produzione libraria l’Istat mette a disposizione on line una banca dati tematica sull’editoria all’indirizzo http://culturaincifre.istat.it. Attualmente sono in linea i dati del 2004. Mediante il sistema di interrogazione automatica dei dati (data warehouse) disponibile sul sito, ognuno può estrarre dalla banca dati delle tavole statistiche personalizzate sulla produzione libraria con il livello di dettaglio rispondente alle proprie specifiche esigenze. Le combinazioni di variabili sono quasi infinite (potete, ad esempio, vedere le tirature medie dei libri pubblicati dai piccoli editori suddivise per fasce di prezzo; naturalmente si tratta sempre di dati aggregati). L’utilizzo del sistema di interrogazione non è però del tutto immediato e occorre dedicarci un po’ di tempo prima di prenderci la mano.

Al seguente indirizzo sono poi disponibili le Statistiche culturali del periodo 2003-2004: http://www.istat.it/dati/catalogo/20060628_01/


Il sito Internet dell’autore: http://www.calamandrei.it/