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(voce di SopraPensiero)Un inizio coinvolgente
Eccomi qui a parlare di un altro classico che ho potuto assaporare gratuitamente grazie al lavoro di Gaetano Marino e di Liber Liber.
Faccio una piccola digressione. E’ vero che l’arte deve essere pagata, ed in quanto arte anche la letteratura, tuttavia per una lettrice forte non dotata di portafoglio ad organetto, riuscire a “leggere” alcuni libri senza dover spendere denaro è un grosso vantaggio. Esistono le biblioteche potete obiettare voi, sì, esistono. Ma nei libri presi in prestito non si possono prendere appunti o sottolineare come è mia abitudine, inoltre la possibilità di ascoltare un audiolibro mi permette di ottimizzare i tempi, nel momento stesso in cui dipingo ascolto, e così i mie pomeriggi raggiungono una pienezza vitale completa. Chiusa parentesi.
Ma torniamo al libro in sé. L’inizio è stato coinvolgente, appassionante nella sua semplicità, la Deledda mi ha portato nella sua terra facendomi immergere in un’ambientazione per me sconosciuta, rendendo tutto visibile e vero come se fossi stata lì.
Il romanzo è duro, come quasi tutti quelli ambientati in una certa epoca ed in certe terre lontane dal “continente”, tuttavia la durezza è molto mitigata dal linguaggio dolce usato dalla scrittrice che fa apparire ogni cosa naturale.
Purtroppo ad un certo punto della storia ho iniziato a disaffezionarmi al libro, ha iniziato ad apparirmi pesante e l’ascolto a tratti è mi ha resa quasi insofferente… il cambiamento grosso c’è stato quando Efix per espiare la sua colpa decide di diventare un mendicante, a mio parere qui il romanzo ha iniziato ad indebolirsi ed a trascinarsi un po’, ovviamente è il mio modestissimo parere.
Ho apprezzato le descrizioni naturalistiche e quelle dei personaggi, descritti forse in modo più distaccato del paesaggio, come se il popolo sardo fosse più arduo da conoscere della natura stessa.
Citazioni:
“Come pesano questi ricordi, pesano come il secchio d’acqua che tira giù nel pozzo.”
“Adattarsi bisogna» disse Efix versandogli da bere. «Guarda tu l’acqua: perché dicono che è saggia? perché prende la forma del vaso ove la si versa.»
«Anche il vino, mi pare!»
«Anche il vino, sì! Solo che il vino qualche volta spumeggia e scappa; l’acqua no.»
«Anche l’acqua, se è messa sul fuoco a bollire,» disse Natòlia.”
“Loro? Sono come i santi di legno nelle chiese. Guardano, ma non vedono: il male non esiste per loro.”
“La vita passa e noi la lasciamo passare come l’acqua del fiume, e solo quando manca ci accorgiamo che manca.”
«Siamo proprio come le canne al vento, donna Ester mia. Ecco perché! Siamo canne, e la sorte è il vento.»