(voce di Luca Grandelis)

Francia, 1916. Nel bel mezzo della Grande Guerra, i vampiri si nutrono del sangue dei morti in trincea. È la tacita intesa fra umani e non-morti: gli uomini non cacciano i vampiri e questi escono solo di notte, lasciando in pace i vivi.
Poi, come sempre accade, qualcosa va storto e Lord Baltimore, moribondo, alla vista del gigantesco pipistrello che ha davanti, gli lacera la faccia con il suo coltello; lì la tregua tra uomini e vampiri si interrompe e riprende la guerra: i vampiri riprendono a imperversare in città e villaggi mietendo vittime di ogni tipo, e il sangue dei loro cadaveri diffonde nella terra il seme di una peste letale.
Questo lo sfondo cupo, disperato, privo di redenzione sul quale Lord Baltimore, ufficiale inglese con una gamba di legno snodata all’altezza del ginocchio, si trova ad agire per compiere la sua vendetta: rintracciare ed eliminare il vampiro che ha ferito quella notte in trincea e che gli ha sterminato la famiglia – mentre la sua missione assume sempre più la dimensione del riscatto dell’intera umanità cui lavorano anche gli Inquisitori (i quali, come tutti coloro animati dalle migliori intenzioni, ben di rado sanno distinguere il bene dal male).
Metafora della guerra che diffonde il suo male ben oltre il campo di battaglia – dove le vittime civili sono sempre più di quelle militari – e dell’eterno conflitto dell’uomo tra il proprio desiderio personale e la vocazione universale a fare ciò che è buono e giusto per l’intera umanità, Le navi della peste sa alternare gli amabili scorci di abitati francesi sul mare a rappresentazioni crude di frotte di zombie con tanto di elmetto prussiano e croce celtica, rese ancor più orripilanti che nella rappresentazione classica dal fungo contagioso che ne devasta le forme. Con una chicca presa dal cinema di Hong-Kong: Lord Baltimore che consegna la pistola alla sua accompagnatrice dicendole: “prendi questa, in caso riescano a sopraffarmi. Ciò che farai con l’ultimo proiettile, sta a te deciderlo”. Non resta che aspettare il secondo volume.


M. Mignola, C. Golden, B. Stenbeck, Baltimore. Le navi della peste, ed. Magic Press, pp. 144, euro 13, 2012.

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Paolo Calabrò
Laureato in scienze dell'informazione e in filosofia, gestisco il sito ufficiale in italiano del filosofo francese Maurice Bellet. Ho collaborato con l'Opera Omnia in italiano di Raimon Panikkar. Sono redattore della rivista online «Filosofia e nuovi sentieri» e membro dell'associazione di scrittori «NapoliNoir». Ho pubblicato in volume i saggi: – Scienza e paranormale nel pensiero di Rupert Sheldrake (Progedit, 2020); – Ivan Illich. Il mondo a misura d'uomo (Pazzini, 2018); – La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell'umano di Maurice Bellet (Il Prato, 2014); – Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne (Diabasis, 2011) e 5 libri di narrativa noir: – Troppa verità (2021), romanzo noir di Bertoni editore (2021); – L'albergo o del delitto perfetto (2020), sulla manipolazione affettiva e la violenza di genere, edito da Iacobelli; – L'abiezione (2018) e L'intransigenza (2015), romanzi della collana "I gialli del Dio perverso", edita da Il Prato, ispirati alla teologia di Maurice Bellet; – C'è un sole che si muore (Il Prato, 2016), antologia di racconti gialli e noir ambientati a Napoli (e dintorni), curata insieme a Diana Lama.