Ugo Santamaria
Nel 1855, domiciliatomi a Pavia, m’era dato allo studio del disegno in una scuola privata di quella città; e dopo alcuni mesi di soggiorno aveva stretto relazione con certo Federico M. che era professore di patologia e di clinica per l’insegnamento universitario, e che morì…
Il sor Timoteo Disgraziati era un uomo che non gliene andava una bene. Se si fosse messo a fare il fornaio è certo che i medici avrebbero proibito al genere umano di cibarsi di pane, perché dannoso all’anima ed al corpo, e il genere umano avrebbe ubbidito ciecamente…
Subito perdei nella dolcezza della nuova vita la memoria dei pericoli corsi ne’ miei due viaggi: siccome io era nel fior dell’età, mi annoiai di vivere in riposo, e scacciando dal mio pensiero l’idea dei nuovi pericoli che andava ad affrontare, partii da Bagdad…
La contessa Flavia Andorno era simpatica, aveva ventotto anni, quarantamila lire di rendita per dote e non prendeva marito. Ogni tanto ne rifiutava uno. La contessa Flavia leggeva molto…
Io aveva risoluto, dopo il mio primo viaggio, di passare tranquillamente il resto de’ miei giorni a Bagdad: ma non istetti a lungo senza annoiarmi di una vita oziosa e fui preso di nuovo dal desiderio di navigare e negoziare…
A tavola non s’invecchia: antico proverbio, che si direbbe nato a Pontelungo, tanto i suoi abitanti si mostrano ad esso fedeli, come ad un programma, almeno nel tempo passato…
Io aveva ereditato dalla mia famiglia beni considerevoli, e ne dissipai la miglior parte negli stravizi. Ma ravvedutomi dal mio acciecamento e rientrato in me stesso, conobbi esser le ricchezze passeggiere…
Eravi a Bagdad un povero facchino chiamato Sindbad. Un giorno mentre era occupato nei suoi tristi pensieri, vide uscire da un palazzo un servo che venne a prenderlo per un braccio, dicendogli…
Mia madre mi maritò, coi beni lasciatimi da mio padre, con uno dei più ricchi proprietari di questa città.
Il primo anno del nostro matrimonio non era peranco scorso, quando io restai vedova e in possesso di tutti i beni di mio marito…