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Ugo Santamaria

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Molti quando si trovano fra‘ dieci e i quindici anni sognano una carriera grande, persino quella di Napoleone. Non era quindi strano che a 12 anni Vincenzo Albagi pensò che se Napoleone a 30 anni era stato proclamato imperatore egli avrebbe potuto esserlo qualche anno prima.
La passeggiatina dei due amici, lungo la spiaggia, venne fermata dall’impedimento di una grossa corda che alcuni pescatori traevano dal mare e portavano a forza di braccia e di schiena, indietreggiando, in fila a distanza di pochi passi l’uno dall’altro, su fino all’estremità dell’arenile.
Appena partito il padre, Fulgenzio andò a dare un‘occhiata al suo possedimento, fece colla mente il calcolo del danaro che avrebbe potuto ricavare dai prodotti delle sue terre, e crollò il capo pensando a tutto il tempo ed al lavoro che occorrevano prima di arrivare alla ricchezza a cui aspirava.
Intorno al giardino c'era tutta una siepe di nocciuoli; al di là della siepe, i campi e i prati, con le mucche e le pecore; nel mezzo del giardino, un bel rosaio in fiore; e a' piedi del rosaio, una chiocciola, la quale dentro non aveva poco, poichè era piena di sè.
Un carro di prima classe, con cavalli bardati e impennacchiati, cocchiere e staffieri in parrucca, i suoi parenti non lo avrebbero preso di certo, per lui. Ma uno di seconda, sí; almeno per gli occhi del mondo.
Gli uomini e le ragazze — cominciata la mietitura — prestavan opera fuori del fondo, e le donne erano andate tutte e tre al fiume, a risciacquare il bucato, perchè nel rio vicino mancava l’acqua. A guardia della stalla avrebbe dovuto rimanere il garzone; e a servire il vecchio, se lo chiamasse.
È alto mattino. Adamo, giovane aitante, di gambe pelose e petto largo. Esce dalla grotta in fondo a destra e si china a raccogliere una manciata di ciottoli. Li getta a uno a uno con cura contro il tronco di una palma a sinistra. Qualche volta sbaglia la mira. Adamo – Io vado a pescare. Eva dalla grotta – Vacci. Che bisogno hai di dirlo?
Mi trovavo a Parigi nel 18... Dopo una serata scura e tempestosa d'autunno, stavo godendo, in compagnia del mio amico Dupin, la duplice voluttà della meditazione e d'una buona pipa di schiuma, nella sua piccola biblioteca o gabinetto di studio, nel sobborgo Saint-Germain, in via Dunot, n. 33 terzo piano. Era più d'un'ora che stavamo là, conservando un profondo silenzio.
Fuori del laboratorio una nebbia umida e grigia avvolgeva ogni cosa. All’interno un caldo piacevole, la luce dei becchi a gas, uno per ogni tavola da studio; e, sparse qua e là sopra le tavole, ampolle di vetro contenenti pezzi di molluschi, pesci, rane e mille altri campioni di animali per lo studio di anatomia.