Ugo Santamaria
Il dottore m‘aveva esiliato lassù: Dovevo restare per un anno intero nell‘alta montagna movendomi quando il tempo lo concedeva e riposare quando lo imponeva. Idea geniale che però non mi fu utile. Il movimento che l‘estate aveva concesso abbondantemente non m‘aveva fatto bene ed il riposo impostomi dalle prime bufere e che dapprima mi parve gradevole, fu subito eccessivo, noioso, snervante.
Ci sono paesi caldi, dove il sole brucia tanto, che la gente diventa bruna come il mogano; ci sono poi paesi caldissimi, dove la popolazione è negra addirittura. Ma l'uomo dotto di cui voglio parlarvi s'era contentato, partendo dalle sue fredde regioni del Nord, di andare nei paesi caldi; e laggiù pensava di poter girare a tutte le ore, come soleva in patria.
Era una calda giornata di Luglio. La mattina tanto di buon‘ora era già soffocante. Il signor Perini fece un giro nel deposito prima che alcun operaio vi fosse entrato e quando ne uscì s‘imbatté in Giuseppe Cimutti che, primo fra gli operai, vi entrava.
C'era una volta nel bosco un piccolo abete, che avrebbe dovuto essere molto contento della propria sorte: era bello, e in ottima posizione; aveva sole e aria quanta mai ne potesse desiderare, e amici più grandi di lui, pini ed abeti, che gli stavan d'attorno a tenergli compagnia.
Nelle mie lunghe peregrinazioni a piedi traverso le campagne del Friuli io ho l‘abitudine d‘accompagnarmi a chi incontro e di provocare le confidenze. Io vengo detto chiacchierone ma pur sembra che la mia parola non sia tale da impedire l‘altrui perché da ogni mia gita riporto a casa comunicazioni importanti che illuminano di vivida luce il paesaggio per cui passo.
Sai la novella del vecchio fanale? Non è gran che; ma, per una volta, si può starla a sentire.
Era un vecchio onesto fanale a olio, che aveva fatto il suo dovere per anni ed anni, e che ora doveva andare in pensione. Pendeva per l'ultima sera al suo posto, e rischiarava la strada. Gli pareva d'essere una vecchia ballerina di teatro, che ballasse per l'ultima volta, sapendo che da domani in poi sarebbe rimasta dimenticata nella sua soffitta.
Già il presente non si può andar a cercare né sul calendario né sull‘orologio che si guardano solo per stabilire la propria relazione al passato o per avviarci con una parvenza di coscienza al futuro. Io le cose e le persone che mi circondano siamo il vero presente.
In Sardegna esistono ancora le case delle fate. Solo che queste fate erano piccolissime; piccole come bambine di due anni, e non sempre buone, anzi spesso cattive: in dialetto si chiamavano Janas…
C'era una volta un vecchio Poeta, un vecchio Poeta proprio buono. Una sera, mentr'egli se ne stava tranquillo a casa sua, scoppiò una terribile bufera. La pioggia veniva giù a torrenti, ma il vecchio Poeta si godeva il caldo, comodamente seduto dinanzi alla sua stufa di terra cotta, dove il fuoco ardeva e le mele cuocevano con un piacevole rumorino.