Il 21 giugno 2011 Mastercard e altri sponsor, con il patrocinio del Ministero per lo Sviluppo Economico, promuovono il “no cash day”. I perché dell’iniziativa sono molteplici:
- contrariamente alle apparenze, tra stampa, contazione, furti, magazzino, ecc. il denaro contante ci costa 10 miliardi di euro l’anno (200 euro a testa!);
- il contante favorisce l’evasione fiscale, un furto ai danni di tutti noi pari a 180 miliardi di euro l’anno. L’aspetto più odioso dell’evasione fiscale è che a subirla sono soprattutto i ceti deboli e le persone oneste;
- il contante è falsificabile (nella sola Europa vengono sequestrate 387.000 banconote false l’anno);
- il contante è inquinante. Anche questo dato appare meno sorprendente se pensiamo che le sole monetine in euro, messe una sull’altra, coprono una distanza pari a 4 volte la circonferenza del pianeta Terra. Facile a questo punto immaginare l’impatto abientale dell’estrazione, lavorazione e trasporto di una simile quantità di metallo;
- il contante si perde (ogni anno devono essere rimpiazzate più di 8 milioni di banconote) ed è veicolo di batteri (tra gli altri i pericolosi Escherichia Coli e lo Stafilococco Aureo).
Personalmente, trovo tutte queste considerazioni valide e interessanti. Mi pare però che manchi qualcosa…
Da ormai diversi anni, sostanzialmente da quando Internet è un fenomeno di massa, molti tecnici ed economisti si sono chiesti come portare la rivoluzione Internet anche nelle transazioni economiche.
Oggi grazie a Internet possiamo scambiare enormi quantità di informazioni, in pochi secondi, e a costi nulli. Eppure le transazioni di denaro, pur essendo anch’esse sostanzialmente trasmissioni di informazioni, sono lente, costose e pericolose (basti pensare che ancora oggi è possibile prelevare danaro da una carta di credito semplicemente conoscendone il numero… che per di più è un numero pubblico).
Tecnicamente transazioni elettroniche di denaro sicure, veloci e a costi che tendono a zero sono stata messe a punto da anni, eppure non riescono ad affermarsi. Come mai? Ebbene, apparirà sorprendente a chi non è un addetto ai lavori, ma gli ostacoli non sono nelle difficoltà tecniche di queste transazioni innovative. E nemmeno nei costi di impianto. O in altri ostacoli, ad esempio culturali.
Ciò che frena l’affermarsi di sistemi di pagamento veloci, sicuri ed economici è un muro fatto da leggi anacronistiche, rendite di posizione, pressioni lobbistiche, negligenza politica e incompetenza delle Authority.
MasterCard & Soci fanno molto bene a ricordarci i vantaggi del denaro elettronico. Noi tutti dobbiamo sapere però che se potessimo effettuare pagamenti, ad esempio via email o SMS (previo inserimento di PIN di sicurezza), a tutti i vantaggi dei pagamenti elettronici via carta di credito, potremmo aggiungere:
- un costo molto basso (o nullo; perfino le compagnie telefoniche più costose offrono ormai pacchetti con un numero sostanzialmente illimitato di SMS per pochi euro l’anno);
- un’ampia diffusione (la quasi totalità dei sistemi di pagamento elettronico alternativi non ha bisogno né di conto in banca, né di una linea di credito);
- un’assoluta sicurezza (ancora nessun pirata è mai riuscito a scardinare i sistemi di sicurezza basati su doppia chiave… per indenderci sono i sistemi con i quali le banche si scambiano miliardi di euro).
Insomma, ben venga il “no cash day”. Ma come scrive Anna Masera su La Stampa (che ringrazio per la citazione), aspettiamo tutti anche il “micro-payment day”.
Per approfondire:
- l’articolo di Anna Masera su La Stampa: “Arriva il “no cash day” contro il denaro contante: a quando il “micro-payment day” contro le carte di credito?“
- il sito Internet dedicato al “no cash day”: http://www.nocashday.org/
- altri articoli di Pagina Tre in cui si parla di micropagamenti.