L’Attesa – Anita Garibaldi, Morte e vita di una Regina, grande riscontro di pubblico per l’atto unico di Valeria Magrini

“Il mio corpo non ha ancora il giusto posto, in nessun luogo né cimitero… certo non avrei mai pensato a quel colle di Roma come mia ultima dimora e doveva essere  solo per un breve periodo, perché forse leggendomi attraverso, seppero che desideravo ritornare a lui e terminare la mia trafila riallacciandomi come rovo ai suoi capelli e alla sua barba folle… Chissà…”

Si conclude così L’Attesa, atto unico di Valeria Magrini su Anita Garibaldi, in scena ieri sera a Palazzo Grossi di Castiglione di Ravenna per la regia di Emanuele Montagna. Ad interpretare la compagna di Giuseppe Garibaldi, la giovane attrice Asia Galeotti, che non ha deluso le aspettative ed è stata premiata con uno scrosciante e commosso applauso alla fine dello spettacolo.

46 minuti di fuoco, come aveva promesso il regista Montagna presentando il monologo scritto nel 2019 dalla Magrini, drammaturga  livornese classe 1963,    arrivato secondo al concorso Il Risorgimento italiano nella memoria nel 2020 e riproposto quest’anno in occasione dei 200 anni della nascita di Anta, il 30 agosto 1821.

Asia Galeotti (C) Gino Rosa

La scena si apre con l’esile braccio di Anita che si muove dentro un a tomba. E’ già morta, ma  non trova pace. Sta ancora aspettando che il suo corpo, tumulato tante volte in posti diversi, arrivi alla sua destinazione, accanto a José, suo compagno di vita e di lotta. Tante, troppe, le sepolture: prima in fretta e furia a Mandriole, in una fossa improvvisata, dove rimane per sette giorni. Poi, scoperta per caso da alcuni pastori viene  condotta al parroco  del paese che la fa seppellire tra la Chiesa e il cimitero.

Il corpo però poco dopo viene riesumato perché la polizia dello Stato Pontificio possa analizzare il cadavere e stabilire le cause del decesso. Viene quindi sistemata a Sant’Alberto, finché10 anni dopo, Garibaldi stesso viene a riprendere il suo cadavere per condurlo a Nizza, dove abita  la sua famiglia. Rimane qui fino al 1931 e dopo una breve permanenza al cimitero monumentale dello Staglieno, acanto alle tombe di Nino Bixio e Stefano Canzio, nel 1932, per volere di Benito Mussolini, viene trasportato al Gianicolo di Roma, sotto il monumento a lei dedicato.

Sulla scena, Asia-Anita, il corpo sottile negli ampi vestiti della combattente, con la lunga gonna cinta in vita dalla sciarpa rossa e gli stivali con cui ha camminato sulle strade impervie della “rivoluzione degli straccioni”,  racconta con una  voce potente ma sempre ben modulata  l’inquietudine del suo  spirito   ribelle che la porta a legarsi, giovanissima, “allo straniero venuto d’oltremare” e a condividerne ideali e progetti, fughe rocambolesche e pericoli.Dalle rivolte contro le truppe imperiali brasiliane ai moti insurrezionali del 1948 fino alla proclamazione della Repubblica romana del ’49. Poi la delusione per la sconfitta inferta dai francesi e la decisione di raggiungere Venezia, dove però Anta non arriverà mai.

Struggenti i ricordi delle ultime ore di vita, nell’interpretazione di Galeotti che, lunga treccia corvina e pallore freddo, profondi  occhi scuri come scavati nella terra,  oramai in preda alla febbre malarica, ricorda gli ultimi giorni di vita insieme a lui e ai ribelli, tra nausea gravidica, bivacchi di fortuna, “il rosso di un cocomero o l’odore di carne arrostita sugli stecchi acerbi” e aggiunge “mi passano in fila davanti anche i volti di molte donne, tante preziose amiche complici del mio stato..”.

Un altro messaggio importante dell’opera è infatti questo:  restituire prestigio e dignità alla  figura di Anita, non  solamente la compagna di Garibaldi, ma un vero e proprio soldato del Risorgimento.  Ma si può andare anche oltre e  rivendicare  la necessità di ricordare il contributo delle donne al Risorgimento, di cui Anita è simbolo, come ha suggerito nella presentazione dell’evento  il presidente della Fondazione Ravenna Risorgimento, Eugenio Fusignani. Di qui l’attualità di Anita come donna, compagna, madre e cittadina titolare di diritti oltre che di doveri.

Anna Cavallo