Omaggio ad Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, più conosciuta come Anita Garibaldi, a 200 anni dalla nascita con lo spettacolo L’attesa – Anita Garibaldi, Morte e Vita di una Regina, scritto da Valeria Magrini e diretto da Emanuele Montagna della Scuola di Teatro Teatro Colli di Bologna
A darle voce, sabato 7 agosto alle 21.30, sul palco del Palazzo Grossi di Castiglione, in Romagna, la giovane attrice Asia Galeotti che ha rilasciato per noi un’intervista
Come ti sei preparata ad affrontare il ruolo di Anita e cosa ti ha colpito di più di questo personaggio?
“Mi sono voluta immergere fin da subito nel clima brasiliano ascoltando la lingua del posto e tuffandomi nell’epoca storica risorgimentale. Ho letto e approfondito la figura di Anita Garibaldi su libri a lei dedicati e parlando direttamente con la scrittrice del monologo: Valeria Magrini.
Fin dalle prime prove a tavolino Emanuele Montagna, il regista, nonché mio ex insegnante di Recitazione presso la Scuola di Teatro Colli, mi ha accompagnata passo dopo passo verso l’approfondimento di questa figura.Prima d’imbattermi in questo testo, conoscevo solo superficialmente la vita e il ruolo di Anita a fianco di Giuseppe Garibaldi. In Italia siamo più legati alla figura dell’eroe dei due Mondi, mentre qui in Romagna, dove morì Anita, è più sentita la sua presenza.
L’aspetto che forse mi ha più colpita è senza dubbio la temerarietà di questa donna, lanciatasi a 18 anni in una vita selvaggia e dura per seguire l’uomo che amava, tutto nell’arco di 10 anni. Non si può che rimanere ammirati dalla forza di volontà che l’ha spinta ad affrontare il viaggio da Roma a Venezia (dove però non giungerà mai) per seguire Garibaldi, nonostante fosse incinta di 7 mesi. Parliamo di una ragazza, una cavallerizza, che ha imparato a maneggiare armi, soccorrere i feriti, ha partorito quattro volte e ha tenuto alto un ideale che all’epoca era sicuramente incarnato perlopiù nella figura maschile: l’ideale della lotta per la liberazione dal dominio straniero. Mi piace pensare che probabilmente, se non fosse perita a 28 anni, avrebbe continuato a lottare insieme al suo amato vedendo realizzata anche l’Unità d’Italia”.
E’ la prima volta che interpreti un personaggio storico?
“A parte l’interpretazione di figure femminili nella Divina Commedia, ad esempio Francesca da Rimini o Piccarda Donati (come è accaduto nell’ultimo spettacolo portato in scena), è decisamente la prima volta che mi calo nei panni anche fisici di una figura storica come questa. Mentre con Francesca e Piccarda ero per lo più voce (trattandosi di un recital) qui sarò corpo e anima, mettendo in gioco a 360 gradi la rievocazione di questo personaggio”.
Anita ha una fisicità diversa dalla tua: mora di capelli e sanguigna lei, bionda ed eterea tu. Come hai affrontato questa trasformazione fisica?
“Inizialmente questo aspetto mi preoccupava e mi chiedevo come avrei potuto essere credibile come Anita. Le escamotage del trucco ci saranno sicuramente, perché aiutano non solo lo spettatore a credere nella verità scenica, ma aiutano anche me a sentirmi diversa, un’altra. Poi però, dopo l’approfondimento del testo di Valeria Magrini, mi sono resa conto che era superficiale preoccuparsi della somiglianza fisica. Qui infatti si tratta di riportare a galla uno stato emotivo molto preciso e struggente. La difficoltà maggiore è calarsi nei panni di una vita totalmente opposta a quella odierna e anche diversa dalla mia.
Al di là dell’inscurirmi la pelle e tingermi i capelli, c’è un gap di esperienze di vita che solo lo studio del personaggio può colmare. Si sa che Anita cavalcava fin da quando era una bambina, perciò si è trattato di intervenire sulla postura del corpo che è diventata più mascolina e pronta all’azione, il modo di tenere le gambe, per rendere i gesti del personaggio più ampli, a differenza della mia solita gestualità più composta ed equilibrata”.
Come è stato essere guidata dal regista Emanuele Montagna?
“La regia di Emanuele Montagna è stata preziosa, infatti attraverso il rapporto materico con gli oggetti di scena, i cambi di ritmo del personaggio nel corso del monologo e l’avermi condotta verso una voce più profonda e potente, mi ha stimolata alla trasformazione e a proseguire il mio autonomo lavoro di ricerca sul personaggio. L’elemento chiave suggeritomi dal mio Maestro è stato fin dal principio la Terra. Non solo quella della Patria di Anita, ma il terriccio vero e proprio dove è stata seppellita in fretta e furia. E la Terra a cui è tornata numerose volte nei vari cambi di sepoltura, di loculo in loculo”.
Secondo te qual è l’attualità di un personaggio come Anita?
“L’attualità di Anita e, più in generale, del sentimento di Patria che oggi ci sembra più lontano che mai, in realtà è molto presente nella mia generazione. Sebbene su piani totalmente diversi da quelli del passato. Nonostante non si conoscano, né si approfondiscano particolarmente le figure storiche (e aggiungo “purtroppo”) è però molto presente nei giovani un senso di ribellione e avventura.
Un costante bisogno di voler cambiare le cose, poiché come sono adesso non ci stanno bene. Il non voler sottostare al dominio di qualcuno. Vorrei ci rendessimo solo più conto che se oggi esiste il nostro Paese, se possiamo concederci delle libertà, è grazie anche e soprattutto ai nomi che non conosciamo, morti prendendo parte attiva alle imprese garibaldine. L’attualità di Anita sta proprio nel suo essere donna e in questo testo emerge più che mai quello che oserei chiamare “un sano femminismo”. Portare alla luce la partecipazione delle donne è compito della nuova cultura scolastica che da quello che ricordo, sui libri di arte, storia o filosofia, riporta sempre solo nomi di uomini.
Perché la scelta del monologo, piuttosto che, magari, un’opera corale sul Risorgimento, con avventure e colpi di scena?
“L’ Attesa è un testo che nasce come monologo scritto in occasione di uno spettacolo teatrale voluto dalla fondazione Ravenna Risorgimento, nonché dal vicesindaco Eugenio Fusignani. L’ azione e i colpi di scena non mancheranno, perché la vita di Ana de Jesus Ribeiro da Silva (il suo nome di battesimo) è di per sé un’avventura senza un attimo di respiro.
Questo monologo la riporta in auge dopo essere stata accantonata dietro l’ombra dell’eroe dei due Mondi, che invece nelle sue Memorie la ricorda sempre come sua pari, come un soldato. Anita è infatti la prima donna dell’era contemporanea a porsi come simbolo dell’emancipazione femminile e si muoverà sulla scena da protagonista. In questo, Emanuele Montagna con la sua regia, mi ha saputa indirizzare”.
Il titolo L’attesa a cosa si riferisce?
“Questo titolo rimanda ad una profonda comunione della protagonista con il ricongiungimento al suo amato. Dopotutto, le sue spoglie si trovano al Gianicolo tutt’ora, lontane da quelle di Giuseppe Garibaldi, sebbene i due sembrino simbolicamente vicini, rappresentati dai loro monumenti”.
Nella scenografia è stato coinvolto anche il Liceo artistico Nervi, seguito da Rossella Di Laudo. Vuoi raccontarci qualcosa di questa esperienza, magari anche qualche aneddoto?
“La collaborazione è stata voluta dal vicesindaco Eugenio Fusignani e noi l’abbiamo accolta con entusiasmo. È stato infatti molto interessante, poiché per i giovani studenti del Liceo di terza superiore imparare concretamente cosa significhi costruire una scenografia teatrale è fondamentale. I ragazzi si sono mossi con i loro professori per assemblare l’albero che vedrete sulla scena. Io e il regista, Emanuele Montagna, abbiamo avuto la possibilità di interagire con loro in due diverse lezioni di approfondimento, con i docenti presenti. Ci sono state poste domande anche pratiche sullo spettacolo e la realizzazione.
Il frutto di questo lavoro è un albero composto da diversi pezzi di legno raccolti sulla spiaggia delle nostre zone e dipinti di grigio chiaro, in modo che le luci di scena potranno illuminarlo con diversi colori. Abbiamo poi un ceppo, un tronco tagliato a metà, su cui si siederà Anita e alcune fascine legate. Gli altri oggetti di scena invece, le armi, un paio di stivali con cui Anita ha percorso chilometri e chilometri, sono stati realizzati da Alberto Zampiga, mio nonno, che ha inaspettatamente preso parte al progetto volendole realizzare di suo pugno. Vedrete due saracche romagnole, una pistola ed un fucile. È stato un dono che andrà ad impreziosire l’intero spettacolo”.
Lo spettacolo sarà replicato a Motefiore Conca il 13 agosto. Inoltre verrà filmato il giorno della prima e inviato in Brasile, dove sono molto legati alla figura di questa eroina e in occasione dei 200 anni dalla nascita lo trasmetteranno nel loro Paese.
L’Attesa
Anita Garibaldi: Morte e Vita di una Regina
Atto Unico di Valeria Magrini
Con Asia Galeotti
Regia di Emanuele Montagna
Una Produzione del Gruppo Teatro Colli di Bologna e della Fondazione Museo del Risorgimento del Comune di Ravenna in collaborazione con il Liceo Artistico Pierluigi Nervi di Ravenna
Asia Galeotti, dal teatro amatoriale al cortometraggio diretto dall’allieva di Pupi Avati
Asia Galeotti è nata e cresciuta a Ravenna dove ha iniziato a fare teatro nella prima adolescenza. Si è diplomata a Bologna alla Scuola di Teatro Colli per poi iniziare a lavorare attivamente con il Gruppo Colli e con la compagnia stabile Teatro Aperto/ Teatro Dehon di Bologna, con cui attualmente ha delle produzioni in corso.
A Roma è rappresentata dall’agenzia Cucchini s.r.l per quanto riguarda il mondo cine-televisivo che, in questi ultimi due anni, ha approfondito studiando con la casting director Loredana Scaramella e con l’actor coach Mel Churcher.
Ultimamente ha preso parte nel ruolo di protagonista ad un cortometraggio di Andrea Simonella (allieva e collaboratrice di Pupi Avati) il cui tema delicato è quello della violenza perpetrata su soggetti fragili.
ll 12 agosto nei cinema uscirà l’ultimo film di Daniele Misischia “Il Mostro della Cripta” (prodotto da Manetti Bros) dove interpreterà un piccolo ruolo.
Anna Cavallo
Cover by Gino Rosa