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(voce di SopraPensiero)Sesso, erotismo e amore sono da sempre tre sfere collegate e non coincidenti; l’uomo vi si barcamena a seconda dei costumi e dell’inclinazione personale, cercando un equilibrio difficile da raggiungere, perché ogni epoca sembra al contrario perseguire il proprio eccesso ideale: si va dalla demonizzazione dell’erotismo (dove il sesso è inteso come meccanismo rivolto unicamente alla procreazione) all’odierna commercializzazione dell’erotismo, inteso come merce al pari di ogni altra, da vendere sempre e sempre di più.
Zygmunt Bauman, celeberrimo sociologo polacco vivente a Leeds, in Gran Bretagna, affronta nel suo Gli usi postmoderni del sesso (ed. Il Mulino, 2013) la questione della trasformazione del sesso nel mondo «liquido», attraverso l’esame dei meccanismi del controllo e delle tante ansie di quest’epoca (come quella, ad esempio, della forma fisica). L’esito della riduzione dell’erotismo a bene di consumo è quello che già Kundera stigmatizzava parlando del tramonto dell’era della seduzione e di ingresso in quella del «collezionismo erotico»: oggi gli esseri umani si illudono di stringere rapporti con i propri simili in maggiore quantità e più a buon mercato; in realtà non stanno facendo altro che intessere relazioni vuote di ogni contenuto, mettendo oltretutto a repentaglio – in questo stesso movimento – quelle veramente importanti. Lo stesso rischio presente nei social network, con l’aggravante che il rapporto sessuale conferisce l’illusione di star «mettendo a contatto» gli individui. Con la Prefazione di Maurizio Ferraris.
Z. Bauman, Gli usi postmoderni del sesso, ed. il Mulino, 2013, pp. 84, euro 10.