Testo tra i meno conosciuti, in scena il 21 dicembre al D’Attoma di Bari
Fantasia, umorismo e paradosso sulle origini dell’universo, su tempo, spazio ed evoluzione, con personaggi buffi ed esilaranti, capaci però di far riflettere. Sono Le Cosmicomiche, racconti che Italo Calvino scrive tra il 1963 e il 1964, pubblicati inizialmente sui periodici ll Caffè e Il Giorno e successivamente raccolti da Einaudi nel 1965.
Un’opera forse tra le meno conosciute rispetto a romanzi quali Il sentiero dei nidi di ragno che racconta della Resistenza o Se una notte d’inverno un viaggiatore, considerato una delle migliori pubblicazioni del genere metaromanzo (romanzo che si interroga sulla propria natura), piuttosto frequente nella letteratura postmoderna, o il romanzo di formazione Il barone rampante o ancora Le città invisibili, con i suoi 55 racconti dedicati ciascuno ad una città diversa e descritte da Marco Polo all’imperatore dei Tartari, svelando con i suoi resoconti quanto queste siano complesse e siano in realtà metafora della precarietà e dell’inquietudine della società contemporanea.
Le cosmicomiche mostrano un Calvino diverso, ma sempre avvincente e profondo. Costruite sui monologhi, vedono il protagonista, Qfwfq, partire da concetti scientifici o parascientifici, per poi dar vita a una serie di surreali e spassosi racconti, tra i quali, il primo, La distanza della luna, a cui si è ispirato anche uno degli ultimi spettacoli del regista barese Maurizio Sarubbi della Compagnia Teatrale Artù, dal titolo Mimmo la luna che dirige e interpreta.
In scena al Teatro Eugenio D’Attoma di Bari il prossimo 21 dicembre, nell’occasione lo abbiamo intervistato.
Come è nata l’idea di Mimmo la luna e come si è sviluppata?
Maurizio Sarubbi: “L’idea di Mimmo la luna nasce dalla mia passione per l’astronomia. Quando ho sviluppato l’interesse per i monologhi ho sempre detto a me stesso: ‘devo fare uno spettacolo sull’astronomia ma che non sia didascalico’. Cerco e trovo questa meraviglia di Calvino ed ecco qui che la lampadina si accende. Mimmo è il nome che ho voluto dare al personaggio che, nel testo originale, è nominato da un codice. Mimmo la luna non è un soprannome ma un’espressione che si utilizza nel finale e per non rovinare la sorpresa non ho messo riferimenti grammaticali.
Il suo debutto è stato sabato 12 ottobre al Teatro Giuseppe Fava di Modugno, in provincia di Bari. È stata una data importante come debutto anche per la finalità. Lo spettacolo, infatti, è stato dedicato a una giovane coppia di genitori, Salvatore Caleca e Michela Bucci, che nell’agosto 2024 hanno perso la vita in un incidente stradale in Sicilia lasciando due piccole bambine di 5 e 1 anno. Parte dell’incasso è stato devoluto a sostegno delle due bambine”.
In questo spettacolo è molto curata la parte grafica e illustrativa di cui si occupano rispettivamente Maria Pastore e Sara Paglia. Chiedo anche a loro in che modo si è sviluppato il loro lavoro, se ci sono stati eventi particolari, immagini, racconti, ricordi che vi hanno guidato nel vostro processo creativo
Maurizio Sarubbi: “Le Cosmicomiche si dividono in racconti e il primo è quello dedicato alla luna che, volutamente, ho messo per ultimo. Volevamo dare alla locandina il messaggio del finale. Io e Maria Pastore abbiamo fatto una grande ricerca che non portava a risultati soddisfacenti. Per caso, sul web, ci siamo imbattuti su un disegno di Sara Paglia, grande disegnatrice romana, che aveva eseguito in passato dedicandolo al racconto della luna. Abbiamo subito contattato Sara ed è stato amore a prima vista”.
Maria Pastore: “Come ha già detto Maurizio, cercavamo un’ispirazione e io, appassionata di disegno, mi sono imbattuta sulla pagina di Sara In arte Sara Paglia dove raccontava com’era nata l’idea di questo lavoro. L’abbiamo subito contattata e subito ci ha dato il consenso di utilizzarlo. Da lì il mio intervento di inserire tutte le informazioni utili per portare in scena uno spettacolo. Era proprio quello che cercavamo per rappresentare Mimmo la luna”.
Perché la scelta delle Cosmicomiche di Italo Calvino? Cosa vi ha colpito in particolare di quest’opera e in generale che cosa ti attira del pensiero di Calvino, qual è secondo voi la sua attualità oggi?
M. S.: “La scelta delle Cosmicomiche perché, oltre la passione per l’astronomia, è stupendamente difficile. C’è tanto di Einstein misto alla fantasia del grande Calvino. Un attore deve interpretare testi difficili, altrimenti è solo recita. Di Calvino adoro il suo modo di creare espressioni labirintiche e Le cosmicomiche in questo sono pazzesche. Ha un modo di scrivere delicato e rispettoso. L’attualità di Calvino? In ogni passaggio: riferimento all’invidia, riferimento al tempo che scorre, riferimento alla debolezza dell’uomo rispetto alla natura e allo spazio”.
M. P.: “Sinceramente non conoscevo a fondo questo testo, di Calvino si conosce ben altro. Per cui è nata la curiosità. Con Le cosmicomiche viene fuori il bisogno dell’uomo di conoscere e comprendere il mondo, la storia dell’universo dalla sua creazione in maniera a volte bizzarra e comica. Non il solito Calvino, insomma”.
Portare la dimensione fantastica e narrativa a teatro: quali i principali ostacoli o difficoltà e quali le potenzialità e il fascino di questa esperienza?
M. S.: “La difficoltà è quel tentativo di distruggere o combattere contro una mentalità che vede i monologhi abbinati alla parola pesante. Bisogna migliorare nell’educazione al teatro ancora, in molti casi, chiusa. Quest’esperienza, sia come regista sia come attore, mi rende semplicemente felice perché è di una difficoltà estrema. Si esce dal palco distrutti e appagati”.
Il racconto sull’origine dell’universo delle Cosmicomiche è ricco di suggestioni, avvenimenti, teorie. Come scegliere cosa portare in scena e cosa lasciare indietro in un testo narrativo da adattare al teatro? Su quale criterio ti sei basato?
M. S.: “Ho immaginato la nascita, lo sviluppo e la fine della vita di Mimmo. Ho creato un percorso naturale riducendo e riadattando alcune parti. Le cosmicomiche, come testo originale, durerebbe ore. Ho creato un cerchio che si apre, si sviluppa e torna al punto di partenza”.
Progetti futuri della Compagnia Artù?
M. S.: ”Intanto i prossimi appuntamenti di Mimmo la luna sono sabato 21 dicembre al Piccolo Teatro Eugenio D’Attoma di Bari e nell’occasione festeggeremo il terzo anno di attività della Compagnia Teatrale Artù e giovedì 30 gennaio al Teatro Planet di Roma, inoltre girerà nelle scuole.
La compagnia infine porta avanti un’intensa attività di monologhi con la messa in scena di Abbasce la cape tratto da Victor Hugo che arriverà a Roma, Siena, Bologna e Bari e che in poco più di un anno sta dando tante soddisfazioni, facendo incetta di premi: miglior Regia, miglior Monologo e miglior Disegno luci al Festival del Teatramm 2024 di Roma; miglior Attore e miglior Regia per il Primo Festival Uilt 2024 della Puglia. Altro spettacolo importante è Cara Kitty….. Anna Frank con Caterina Rubini. Stiamo già lavorando sulla prossima stagione con Il Calapranzi di Harold Pinter e con un testo (non posso spoilerare tanto) di un autore importante barese, il maestro degli scrittori pugliesi”.
Cover e foto all’interno: Maurizio Sarubbi in Mimmo la luna. Photocredit Giuseppe Lorusso
A cura di Anna Cavallo