Tre poesie di Emanuela Schiavoni.

PIETRA NELLA PAMPA

[…] Tornerai a volare sopra la tua terra prima di lasciare definitivamente questo mondo?
Osserverai ancora i tuoi campi, il tuo sole?
Respirerai ancora il vento che scuote le fronde degli alberi di casa tua ed ulula nelle gole della tua montagna, facendo volare i deltaplani?
Ammirerai i tanti lavori fatti al tuo sangue vicino e lontano?
Grazie di averci lasciato qualcosa di te,
grazie per averci lasciato un’immagine di te,
un ricordo,
grazie perché so che sei esistito.
Ora che non sei più qui ti posso sentire più vicino di prima,
perché l’Amore azzera le distanze e ci rende vivi.

8/9/2001 (in morte di zio Altero)

NEBBIA

Un uomo sparisce nella nebbia.
La donna lo insegue, scarmigliata e stanca.
L’uomo si volta, la guarda con occhi duri, penetranti e le dice: «Dimenticami».
Poi le volta le spalle e si allontana, fino a sparire di nuovo al suo sguardo.
La donna crolla in ginocchio, piange e si strappa i capelli. Poi lo insegue di nuovo, si inoltra nella nebbia che lo ha inghiottito.
Dal buio risuona una voce: »Sparisci» «Mai! Ora ti vedo e posso ghermirti» risponde la donna. «Ora mi vedi, ma presto non mi vedrai più»
«Ma io ti amo ancora!»
«Ma io non ti ho mai amata».
La voce dell’uomo è ferma, decisa.
«Non volevo farti del male, non voglio farti ancora del male, per questo sparisco».
«Come neve al sole?» geme la donna «Come neve, al sole di primavera? Il mondo torna libero dopo i rigori dell’inverno!».
L’uomo si volta, ed i suoi lineamenti sono dolci nella nebbia. Sorride. Solleva la mano sinistra in un cenno di saluto e se ne va.
La donna rimane in piedi, sola, in mezzo ad un cerchio di luce libero dalla nebbia. Reclina il capo, muove il terreno con il piede destro, si volta e, lentamente, si allontana nella nebbia dietro di sé. Per qualche istante la luce indugia nello spazio vuoto, poi la nebbia inghiotte tutto.

(10/2/2002)

LA CARTA E LE FOGLIE

Siamo fogli di carta buttati al vento.
Chissà se qualche mano ci intercetterà e ci raccoglierà.
E se ciò avvenisse, cosa ne sarebbe di noi?
Verremmo stracciati subito?
Oppure, lisciate le pieghe, verremmo conservati in un cassetto segreto,
in un mondo segreto,
in un giardino segreto.
Tra le pagine di un quaderno segreto.
E riletti ogni tanto, di soppiatto,
senza che nessuno sappia della nostra presenza, oltre chi sta leggendo.
Un giorno altre mani – o forse le stesse, invecchiate e stanche o consapevoli e decise – ci prenderebbero con forza e,
non comprendendo più il nostro valore, ci brucerebbero
E noi urleremmo, invocando le mani che ci scrissero,
quelle che ci affidarono al vento,
quelle che ci conservarono nel cuore.
(13/3/2002) (only to you from me, A message of love).

Emanuela Schiavoni nasce ad Ancona, dove vive, nel 1977. Dopo la laurea in Archeologia consegue l’abilitazione per l’insegnamento. Attualmente insegna lettere alle scuole medie. Legge da sempre, di tutto, dalla mitologia classica alla poesia (con una predilezione per quella del Novecento), dal Fantasy al giallo, al noir, all’avventura. Ama spaziare in tutti i generi e trovare sempre nuove strade di espressione. Scrive poesie da vent’anni, solo quando ne sente l’ispirazione e ne ha pubblicate alcune sulla rivista “Il falco letterario”. L’ente “Parco del Conero” ed il Comune di Camerano hanno pubblicato il suo “Il popolamento antico della zona del Conero e di Camerano”.