Scriveva Pavese: “Non ci libera di una cosa eludendola ma attraversandola”. Il dolore esistenziale non va aggirato o rimosso ma affrontato e superato. È un lavoro difficile da compiere. Tutto ciò costa tempo, fatica, sforzo, impegno. Ma è un passaggio obbligato per raggiungere la consapevolezza esistenziale o per dirla in termini psicologici moderni la mindfulness. Ogni amore finito lascia rabbia, delusione cocente, strascichi. È difficile realizzare che una storia è finita, che l’altra persona non vuole saperne niente di noi, che non ci considera più. È una ferita interiore, che alcuni non riescono a rimarginare. Alcuni la prendono come una grande sconfitta, un fallimento completo su tutti i fronti. Spesso si soffre interiormente. L’inconscio freudiano prende il sopravvento sulla razionalità. E allora il presunto amore, ormai a senso unico, diventa ossessione. Si guarda cento volte al giorno il suo profilo sui social. Si guarda se ha messo il like o se ha guardato le storie. E anche se lo avesse fatto, da ciò non si può in alcun modo desumere che contraccambia l’amore!!! Gli Immagination cantavano qualche decennio fa “Just an illusion”. Alcuni sono preda di un’idea di donna mitizzata, idealizzata che non corrisponde alla realtà e non capiscono, neanche accettano le esigenze, le tare, i difetti della donna in carne e ossa. Le donne idealizzate diventano quasi delle “divinità terrestri” per usare un’espressione montaliana. E però la convivenza non è fatta di voli pindarici e sogni ma di contrarietà e difficoltà concrete, pratiche. Spesso questo contrasto insanabile tra l’ideale e il reale secerne disastri sentimentali. Durante la fase dell’innamoramento tutto è bello, perfetto. Poi vengono i problemi insormontabili talvolta con la convivenza. Ci si accapiglia per questioni di poco conto. Si invertono gli universali: le cose importanti davvero divengono secondarie, le cose inutili divengono una priorità. Certe persone inoltre non si rassegnano, perché la parte inconscia non ha ancora accettato la perdita, l’assenza, la fine della relazione. Per capire quanto è potente l’inconscio ci si ricordi che ci svegliamo subito di soprassalto quando sogniamo di morire (se ci pensate bene non si muore mai nei sogni) perché il nostro inconscio ci ritiene immortali. L’inconscio freudiano è potente e universale: lo sanno bene gli psicoanalisti che hanno avuto in cura pazienti di differenti culture e nazioni; ci sono pazienti che durante l’orrore della guerra non parlano nelle sedute dei traumi causati da essa ma dell’amante, delle incomprensioni con il coniuge, dell’amore non ricambiato. Oh quanto siamo piccoli, meschini, banali quando la nostra parte più profonda prende il sopravvento e si scorda o mette tra parentesi per mesi o anni i veri, reali e grandi problemi quotidiani! Nei casi sempre più frequenti di relazioni clandestine l’amante deluso non sa a chi confidarsi, non trova valvole di sfogo. Ci si confida incautamente con un amico, ci si affida alle parole di conforto di un prete, ci si fa analizzare da uno psicologo. Gli amici ti dicono che chiodo scaccia chiodo oppure che meriti di meglio o che ci sono mille donne in questo mondo. Ma talvolta non si cava un ragno dal buco e ci si sente soli. Scatta il meccanismo psicologico della gelosia, della frustrazione sessuale, dell’amor proprio, dell’invidia nei confronti degli antagonisti, etc etc. La rabbia talvolta diventa incontenibile, viene trattenuta a stenti. Certi uomini investono molto nelle loro donne in termini psicologici, affettivi, economici. Si sentono persi, confusi, smarriti quando vedono che tutto è finito. Si sentono umiliati, traditi. Oh è capitato a tanti! Non pensate che il vostro amore sia unico ed esclusivo finché dura o che il dolore sia incomprensibile agli altri quando finisce! L’amore e la delusione sentimentale sono condizioni psicologiche universali e forse chi non ha provato entrambi non può dire di aver vissuto! Non solo ma se poi aggiungiamo i divorzi, le separazioni con addebito, i figli contesi, la frittata è fatta: la coppia scoppia, la guerra tra i sessi perdura e aumenta. Le teorie da strapazzo non si contano. C’è chi sostiene che molte donne cercano un uomo forte fisicamente per un bisogno inconscio di protezione e talvolta senza saperlo si mettono nelle mani di un aguzzino. Qualche intellettuale parla del lato masochistico delle donne. È bene intendersi: il masochismo femminile è statisticamente raro. Inoltre il sadomaso è un rapporto di sottomissione/dominazione, di dolore fisico che diventa anticamera del piacere, dovuto a un rilascio di endorfine, tra persone maggiorenni, consenzienti, capaci di intendere e di volere. C’è chi pensa come il generale Vannacci che gli uomini violenti con le donne siano psicologicamente e fisicamente deboli. Suvvia, siamo seri! La colpa non è in alcun modo delle donne che non possono sapere all’inizio di una storia se quello sarà un violento o meno, anche perché all’inizio questi uomini reprimono la loro parte violenta! Qui non si tratta di uomini forti o deboli ma psicologicamente molto disturbati (narcisisti patologici, ossessivi, stupratori, antisociali e affini). Purtroppo alcuni uomini alla fine di una storia non si rendono conto che l’amata non è un oggetto perduto ma un soggetto perduto con la sua autonomia, la sua libertà, anche sessuale. Il cervello rettile ce l’abbiamo tutti. L’importante è attivare i freni inibitori. Battiato cantava del senso del possesso che fu prealessandrino. Ebbene oggi il senso del possesso in diversi uomini è postalessandrino (almeno questo termine passatemelo, se non vi va bene il termine patriarcato, il cui retaggio a mio avviso è ancora radicato nel maschio italico). Il dolce stil novo e l’amore cortese è come se non fossero mai esistiti per alcuni. Per certi uomini ci vorrebbe una rieducazione sentimentale. Ci vorrebbe quello che in psicologia si chiama upgrade, non per adolescenti ma per maschi adulti. Certi non capiscono minimamente la fortuna di aver vissuto un grande amore, di essere stati scelti tra otto miliardi di persone sulla faccia della Terra. Se si soffermassero a pensare che ogni amore sbocciato è un miracolo, sarebbero grati e riconoscenti prima alla donna amata e perduta, poi a Dio. Dovrebbero scorgere in quell’amore ricambiato anche se finito una cifra trascendente, un’intercessione divina oppure ironicamente pensare che quando hanno amato e sono stati amati, si era un poco distratto Dio, come cantava anni fa Vecchioni. Pochissimi uomini sono in grado di sublimare un amore finito o non ricambiato, di tramutare la loro sofferenza in grazia: solo pochi, veri poeti riescono a cantare ciò e divengono immortali.