Rassegna di spettacoli sulle potenzialità del suono e il rapporto tra creatività e robotica
Un festival multidisciplinare, diretto da Ivonne Capece e Micol Vighi di Sblocco5, che si svolge dal 24 novembre al 3 dicembre tra Bologna e Forlì. Vincitore del bando finanziato dall’Unione Europea-Next Generation EU nell’ambito del Pnrr e connotato dalla volontà di esplorare le potenzialità delle nuove tecnologie, in particolare quelle della robotica, applicate alle arti performative e allo spettacolo dal vivo, oltre ad esplorare la dimensione immersiva del suono, Lucy Festival intende portare all’attenzione del pubblico le più innovative modalità di fare teatro.
Tre i luoghi che ospiteranno gli eventi: l’Oratorio San Filippo Neri e la Casa delle Associazioni del Baraccano a Bologna, mentre a Forlì sarà il Teatro Testori ad accogliere il pubblico in questa seconda edizione.
Lucy, come ci spiega Micol Vighi, è l’immagine-simbolo del festival che si vede nella locandina, una ragazza con il QRCode tatuato sulla gamba che, scansionato, porta ai contenuti del festival. “Un’intermediaria tra passato e futuro che esprime in peno lo spirito di questo festival. Noi come compagnia -prosegue Vighi– siamo attratti da tutto ciò che può contaminare la scena, sia per cercare nuovi orizzonti drammaturgici, sia per trovare nuovi modi di esprimersi sul palco. La tecnologia, però, richiede tempi lunghi per essere fruibile, sia per individuare quella più congrua a un determinato tipo di performance sia per la programmazione. Questo aspetto fa sì che i tempi di creazione possano non coincidere con i quelli di produzione, ma è innegabile che permetta di aprire molte parentesi e di andare in profondità”.
Riguardo invece l’altro filone di indagine artistica approfondita dal festival, che valorizza la componente acustica delle performance, molti spettacoli ruotano intorno al progetto sugli audio-drammi di Ilaria Cecchinato. Una tendenza ormai consolidata da tempo nel teatro di ricerca, tanto da chiedere alla direttrice artistica se il teatro del futuro secondo lei, andrà delineandosi sempre più come un teatro dell’ascolto, oltrepassando anche la componente visiva. “Non so se sarà così – risponde Vighi – Certamente il teatro di domani dovrebbe essere aperto alle nuove tecnologie che, quando entrano nel mondo dell’arte, possono veicolare messaggi importanti. Il Lucy Festival sta andando sicuramente in questa direzione. La tecnologia è un’opportunità da cogliere e non deve essere vista come una minaccia in un contesto come il nostro, il teatro, dove a volte ci sono timori legati all’ingresso di nuovi meccanismi”.
Ma non può essere dovuto anche all’inevitabile aumento di costi che queste nuove tecnologie applicate alle performance e agli spettacoli live comportano? “Certamente, questo è un aspetto da tenere in considerazione. Il nostro non è un festival dai costi modesti e abbiamo potuto contare sull’appoggio finanziario di enti e istituzioni, dopo aver vinto il bando del Pnrr”.
Un festival che celebra dunque la molteplicità dei linguaggi espressivi, la ricerca di connessioni tra scienza e sapere umanistico e la ricerca di un teatro sempre più ibrido, ma che, come spiega Vighi, non cessa di affrontare le tematiche di carattere sociale e politico: discriminazioni razziali, parità di genere, democrazia, diversità.
Nella prima parte del Festival che si svolge a Bologna, dal 24 al 26 novembre, all’Oratorio San Filippo Neri, si svolgono soprattutto i progetti su base sonora, mentre nelle sale della Casa delle Associazioni del Baraccano, vanno in scena particolari spettacoli e video istallazioni e, novità di quest’anno, le Performance in Aftershow, previste in seconda serata.
Si parte venerdì 24 alle 19.30, al San Filippo Neri con l’experience sonora dal vivo intitolata Pupilla, con Binaural Dummy Head in cuffie wireless e ispirato a Casa di Bambola di Ibsen, rivista nella scrittura di Federico Bellini, che ne cura la drammaturgia insieme agli allievi Alta Formazione attori/autori Cross, con Massimo di Michele. Segue alle 20.30, Talk, con Federico Bellini, Massimo di Michele, Simone Arganini, Ivonne Capece a cura di Renzo Francabandera – PAC Pane, acqua e culture sul progetto Alta Formazione 2024 e sulla sperimentazione sonora per le performing art nell’era del digitale.
Alle 21.30 alla Casa delle Associazioni del Baraccano, va in scena Demo, dispositivo teatrale con podcast sul tema della democrazia, diretto da Massimiliano Briarava: 34 discorsi democratici da 34 studenti dell’Università di Bologna under25.
Sabato 25 novembre alle 17, sempre al S.F.N., Talk con Ilaria Cecchinato e Renzo Francabandera su teatro e nuove tendenze dell’audio-fiction e del podcast. A seguire, dalle 18, uno dei progetti più importanti del festival, legato al percorso di ascolto di uno spettacolo pensato per le sole orecchie a cura di Ilaria Cecchinato e Altre Velocità. Il titolo: Quel che si vede a occhi chiusi n.1 Il Passato e quel che si vede a occhi chiusi n.2 Il Presente, che si richiama alla sperimentazione radiofonica. Alle ore 20.30 e in replica alle 21.30, invece, è in scena lo spettacolo installativo itinerante di Michele di Giacomo che unisce teatro, istallazione, spettacolo interattivo e conferenza, dedicato alla scrittrice Elsa Morante.
Domenica 26 alle 15, alla Casa delle associazioni del Baraccano, omaggio al fumettista Andrea Pazienza, con Paz 81’-83’, spettacolo e video-istallazione su e con fumetti di Andrea Pazienza, diretto e interpretato da Margherita Romeo.
Alle 18 al S.F.N. la performance Thinking Blind in cuffie wireless, sul film Blue di Derek Jarman, sulle ultime fasi della sua malattia, l’Hiv; performance finalista alla Biennale di Venezia College Performance Internazionale, portato in scena dalla compagnia Sblocco5, con Ivonne Capece e Giulio Santolini.
Alle 20.30, alla Casa delle associazioni del Baraccano, la performance Feminae di Valentina Ghelfi e Selene Demaria, nell’ambito del Progetto Alta Formazione autori/attori Cross, che indaga le emozioni contrastanti della donna nel suo rapporto col femminile.
Serate centrate invece sul rapporto tra arte e robotica, in particolare su robot e performer, quelle che si svolgono a al Teatro Giovanni Testori di Forlì dall’1 al 3 dicembre, come spiega Vighi, soprattutto grazie alle collaborazioni con l’Università degli Studi di Bologna e al docente Matteo Casari del Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, che ha curato il progetto Gradi di Libertà, in partnership con Kuka, azienda leader mondiale in robotica. Kuka ha infatti messo a disposizione per un mese di ricerca un robot di sua produzione, chiamato Iisy, in grado di essere programmato per interagire con l’essere umano. Ed è stato grazie al supporto dei suoi ingegneri che, con un apposito training, Iisy è stato poi consegnato alla compagnia Sblocco5 che ha così potuto iniziare un affascinante percorso creativo. “Un vero e proprio esperimento scientifico-artistico, che amplia notevolmente il nostro spettro di azione e interazione con l’universo-macchina”.
Il debutto è in calendario per sabato 2 dicembre alle 19.30 al Testori con le due performance parallele: Inside Me + Lucy dirette da Ivonne Capece, con utilizzo di Robot KUKA dal vivo per indagare il rapporto tra uomo e natura, ripercorrendo l’evoluzione della specie umana dalla scoperta del fuoco all’utilizzo sempre più massiccio dell’intelligenza artificiale.
Già dalle 16, però, è possibile assistere allo spettacolo-conferenza Roboact, sulla co-creazione di umani/robot dell’équipe interdisciplinare italo-francese di artisti e ricercatori del progetto “Scène et robotique” EUR ArTeC dell’ Università di Parigi 8 guidata da Giulia Filacanapa, con uso di robot umanoidi NAO e QTrobot in scena. Mentre alle 17 è sempre il docente Casari a presentare la conferenza omonima al progetto Gradi di libertà sul rapporto creatività e robotica insieme a un team di ricercatori.
Nelle due giornate precedenti, invece, sono in programma: venerdì 1 alle 20, video-istallazioni psichedeliche e musica elettronica dal vivo di Lady Maru, sul tema social network e intitolato Twittering Machine, vincitore del premio PimOff del Collettivo ADA, mentre alle 21, Forlì ricorda gli anni del fascismo con Io non ci sono, performance interattiva e cena con componenti audio-immersive a cura di Sblocco5. La performance peraltro, ha vinto il Bando per la Memoria di Regione Emilia Romagna, in collaborazione con Atrium Architecture of Totalitarian Regimes in Europe’s di Forlì, per ricordare un periodo drammatico della storia del territorio che ha dato i natali a Benito Mussolini.
Altro evento clou della rassegna è, alle 20.30, lo spettacolo-film Todos Los Male, prosieguo dell’opera di Compagnia Anagoor, Leone d’Argento alla Biennale di Venezia. Un sorta di intersezione tra film e teatro, in cerca di nuove forme della performatività, prima assoluta in Emilia Romagna, tratto dall’allestimento de Les Incas Du Perou/Les Indes Galantes, centrato sulla colonizzazione del Nuovo Mondo e lo sterminio degli Indios.
Lucy Festival linguaggi della scena technologically oriented è un progetto di Sblocco5, compagnia teatrale bolognese, realizzato con il contributo di Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, sostegno di Fondazione Cassa dei risparmi di Forlì, Patrocinio del Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, in partnership con Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Teatro Giovanni Testori, Mismaonda, Gruppo Sosia & Pistoia, in collaborazione con KUKA Roboter Italia Spa, Cross Alta Formazione attori/autori, Altre Velocità, sponsor Medici Ermete.
Anna Cavallo