Polis Teatro Festival di Ravenna, in scena lo spettacolo diretto dal regista croato sulla guerra della ex Jugoslavia
La follia del pregiudizio, sia tra gli abitanti della stesse Repubbliche Federali della ex Jugoslavia sia tra gli slavi e l’Europa occidentale, sia tra gli attori della compagnia e il pubblico. La violenza e lo humor grottesco, il senso di sgomento delle persone di fronte alla scabrosità e alla sfrontatezza di questo spettacolo.
Tutto questo è stato Dannato sia il traditore della patria sua! in scena sabato 6 maggio al Teatro Rasi nell’ambito del festival di teatro europeo contemporaneo Polis Teatro Festival di ErosAnteros di Ravenna. Balkan Focus, il titolo della rassegna targata 2023, apre uno squarcio sul mondo ancora non abbastanza conosciuto dell’Europa orientale e, nel caso dell’opera del regista Oliver Frljić, tra le più rappresentate nei teatri a livello internazionale, riporta alla memoria la guerra dell’ex Jugoslavia, che ha insanguinato le Repubbliche dal 1990 e il 1995 con oltre 100mila morti.
Classe 1976, di origine bosniaca ma cresciuto professionalmente in Croazia, dove è direttore artistico del teatro nazionale di Fiume, Frljić è stato ancora una volta fedele al suo stile provocatorio. Irriverente verso la morte (quando trattata dai mass media) fino ai limiti della dissacrazione, tanto da aprire lo spettacolo con la ridondante sequela dei ricordi degli attori su cosa stavano facendo nel momento in cui tv e giornali diedero la notizia della morte di Tito, con Dannato sia il traditore della patria sua! porta all’attenzione del pubblico le ambiguità dell’Europa occidentale sulla guerra dei Balcani e sull’Europa dell’Est. Un atteggiamento fondato su desiderio di unità e solidarietà, su un progressivo avvicinamento e una sempre più sinergica collaborazione, tanto decantatati nelle parole quanto traditi nei fatti.
Eppure, fa dire Frljić ai suoi attori, da noi ora non c’è più traccia della civiltà che vi ha reso grandi e magnificenti nel mondo, di Leonardo e di Michelangelo, ci sono invece le fagocitanti diatribe nazionalistiche ed etiche alimentate ad arte da personaggi politici. Se sono state queste ad aver causato la guerra, voi dove eravate? Gli attori questo all’inizio lo chiedevano alla Slovenia, la prima a sganciarsi dalla Federazione dopo il crollo del Muro di Berlino e l’indebolimento della compagine slava. Ora che lo spettacolo va in scena in Italia, altro Paese confinante, lo chiedono anche agli italiani.
Colpevoli di una sorta di intorpidimento, di silenzio passivo con cui si guarda a Est, convinti che quella guerra non li riguardasse più di tanto. Come già in La nostra violenza, la vostra violenza, Frljic aveva imputato agli europei lo stesso atteggiamento di fronte al terrorismo internazionale. Ma anche sui flussi migratori, sulla scarsa consapevolezza di quanto il proprio benessere sia fondato sullo sfruttamento altrui, proseguito in forme diverse anche nel periodo post coloniale e su come questo atteggiamento, dopo la disgregazione del blocco sovietico, sia stato perpetrato anche qui, grazie a un’economia sempre più svincolata dalle leggi nazionali, che si è adoperata per l’accaparramento di manodopera a basso costo.
Aspetti complessi e controversi che vengono sbrigativamente risolti e recepiti con il pregiudizio. Il pregiudizio alla fonte di un ragionamento gobbo, distorto, misero, che vediamo prendere vita in scena, nelle varie declinazioni, fino ai suoi esiti più nefasti, dal disprezzo al ridicolizzare, dalla provocazione alla violenza. Pregiudizio contro i popoli della ex Jugoslavia, apostrofati in modo colorito dagli italiani. Pregiudizio degli slavi contro gli italiani, per la loro superficialità. Pregiudizio degli sloveni contro i croati. Pregiudizio contro il membro più anziano della compagnia teatrale che voleva ritirarsi dal progetto e contro il membro più giovane, che ha un atteggiamento saccente che non si può permettere. Pregiudizio verso il pubblico che sta assistendo allo squallido litigio tra i membri della compagnia ma che è beatamente ignaro di quanto stia accadendo nei paesi confinanti e per questo viene aspramente insultato. Oltre ad essere sottoposto alla selezione da parte di ciascun attore su chi fra loro sia più sessualmente appetibile.
Uno spettacolo forte, insomma, unica occasione, per ora, di poterlo vedere in Italia. Prodotto dalla Slovensko Mladinsko Gledališče di Lubiana, Dannato sia il traditore della patria sua ha debuttato nel 2010 e da allora continua a calcare le scena dei teatri.
Anna Cavallo
Cover: photocredit Ziga Koritnik