Tre metri sotto terra“Tre metri sotto terra”, intervista a Massimiliano Nuzzolo

di Gabriele Naia

Titolo, sottotitolo, grafica: tutto fa pensare ad un libro-anti-Moccia. Invece, si inizia a leggere e ci si imbatte in una sorta di curioso inventario, che vede 193 diversi modi di morire. Modi brutti, verrebbe da pensare. Di mezzo c’è quasi sempre la violenza, la droga, la sfiga. A parlare, non c’è nessuno che se ne sia andato nel sonno, senza far rumore, ma solo gente che ha chiuso con la vita in maniera brusca.

Per iniziare, quindi, domanda alla Marzullo: una rivisitazione in chiave ironica e attuale di Spoon River con un titolo furbo? O un titolo attuale per tornare su un tema eterno come quello della voce dei morti? Che poi forse è la stessa cosa […] ma iniziamo così!

Non posso negare che in Tre metri sotto terra ci sia un chiaro riferimento al successo di Moccia ma sia il titolo che l’artwork, creati appositamente, sottendono una provocazione, non un «titolo furbo», provocazione lanciata alle persone […] Quelle ancora sveglie, quelle vive, con il cervello fuori dal freezer, quelle che ancora non si son fatte risucchiare dal tubo catodico. Sì, in Tre metri sotto terra ci sono tanti modi brutti di morire. Ma morire è sempre brutto […] E poi basta ascoltare bene le «voci», lo dice anche la nota di copertina: sicuri che le iscrizioni sulle lapidi dicano proprio ciò che uno avrebbe voluto dire di sé e della sua Vicenda Umana? Forse è ora di superare la formula del caro estinto: così perfetto, così prezioso […] solo da morto però […] Il mio piccolo libro è dichiaratamente un omaggio all’ineguagliabile Antologia di Spoon River di E. L. Masters. Ovviamente una Spoon River moderna, carica di cinismo e mortale ironia, di risate a denti stretti, di gusto per l’assurdo alla maniera di Boris Vian, l’esistenzialista francese più «psichedelico» (lo adoro) e pure del surrealista spagnolo Max Aub e dei suoi «Delitti esemplari» che da lettore giovane mi colpirono molto per la loro crudezza e ironia.

Qua e là mi pare si possano cogliere riferimenti a casi di cronaca, come nella poesia 191, in cui si parla di ombrelli e metropolitane; altrove, alcuni versi fanno pensare a personaggi della Storia, o a rock-stars suicide (vedi ad esempio la 149 e la 169). Quanto ti sei rifatto a morti «reali» – o forse sarebbe meglio dire a persone realmente esistite -, e quanto invece hai giocato interamente con la fantasia?

Quasi tutti i protagonisti di Tre metri sotto terra sono tratti dalla Realtà e portati a «ri-vivere» nei miei testi: la maggior parte delle micro-storie è presa dalla cronaca, poi trasportata nella fiction. Numerosi i riferimenti a fatti realmente accaduti, a persone esistite, svariate le citazioni. Aggiungici un gusto dell’Assurdo per effettuare la scelta. Comunque se guardi il telegiornale o sfogli un quotidiano ti accorgi di quanto il mondo reale sia devastante e pazzesco, molto più di qualsiasi fantasia: il grottesco e la follia si annidano in ogni angolo, l’assurdo è ormai tra noi (due minuti di un programma della De Filippi o Domenica In potrebbero aiutarti a capirlo [ride]). Poi un lungo lavoro di cesello per rendere le storie dei defunti, sempre più scarne, ridotte «all’osso». L’atto della Morte sintetizza un’intera esistenza.

Il libro è molto ironico. Riesci veramente bene ad ottenere un effetto grottesco, tale da divertire ma allo stesso tempo da stimolare una riflessione. Nel complesso, però, ne traspare un’idea molto tragica della morte, come se appunto fosse quasi sempre causata da un fattore esterno alla Natura, piuttosto che dalla Natura stessa. E tutti quelli che muoiono perché il loro corpo ha esaurito i giorni da vivere, dove sono finiti?

Certo. L’effetto grottesco è ciò che desideravo realmente ottenere e sono lieto di aver raggiunto un buon risultato. Qui non è questione di Natura e di fattori esterni o interni. La morte è sempre tragica, vorrei che chiarissimo questo punto, è fondamentale. Comunque accada, la Morte di una persona è sempre terribile. Da fermo, da sveglio, in bici, in macchina, facendo sesso, per sbaglio, in guerra, per consunzione, mentre dormi, mentre nasci, mentre festeggi, semplicemente bevendo un bicchiere d’acqua. Il problema però è un altro. A mio avviso si è smarrita la volontà, la consapevolezza di vivere, di godere delle piccole cose, di «beàrsi» del tutto Naturalmente. La tivù ha sostituito i nostri pensieri, lo «spettacolo» si è insinuato nel nostro modo di vivere (non sono certo il primo a dire una cosa simile) e morire «normalmente» rischia di non fare più alcun effetto. Se osservi bene , Tre metri sotto terra è un’analisi della nostra società, ma senza alcuna presunzione: da là sotto le cose le vedi sicuramente in un modo diverso […] e forse quando ti rendi conto di aver perso qualcosa di eccezionale, di grandioso, di averlo perso irrimediabilmente, allora non sei più tanto calmo, tanto «sereno», non riposi affatto in pace per tutti i secoli dei secoli […] amen.
Terrei a citare anche le illustrazioni di Giorgio Finamore che accompagnano egregiamente la lettura donando al lettore una «pace» apparente e nascondono come i testi numerose citazioni. E pure la pagina MySpace con tutti gli amici di questo piccolo e fortunato libro, e la pagina della Jost che informa sui nostri spostamenti.

Più che poesie nel senso comune del termine, i tuoi sono accenni, intrusioni brevissime di parole che hanno la capacità di disegnare, al di fuori del quadro, tutto un mondo. «Che rischio può presentare il lavoro di poliziotto in una piccola città?», oppure semplicemente «Io, era meglio se mi facevo i cazzi miei», o ancora, «Liposuzione». Sarà che anch’io scrivo, sarà che mi diverte costruire su pochi elementi quadri più ampi, fatto sta che nel tuo libro avrò trovato almeno una decina di spunti per ipotetici racconti. Hai mai pensato di utilizzare queste poche righe come punto di partenza per qualcosa di più ampio, ammesso che tu non l’abbia già fatto.

Tre metri sotto terra è un esercizio di Scrittura. Quando ho iniziato a lavorarci volevo arrivare alla summa del Minimalismo (scusa se rido ma hai presente quei sogni assurdi e sciocchi da bambino-scrittore? Adoravo Carver […]) per poi abbandonarlo definitivamente. Materiali presi dalla realtà e dalla storia. Poche essenziali parole. Lapidarie parole. Un tema «definitivo» e a me purtroppo costantemente vicino come il decedere. La Poesia come mezzo di sintesi: una specie di poesia post moderna però, degli «haiku» sghembi, irregolari e politicamente scorretti. L’ironia come formula per rendere tutto «sospeso» il tempo di un battito di ciglia prima di colpirti con una sberla che fa bruciare la pelle, la Realtà che ritorna e che spegne ogni sorriso per sempre, morde le labbra e lascia l’amaro in bocca.
Con Tre metri sotto terra ho effettuato il procedimento inverso. Non «appunti di lavoro» per future stesure ma Sintesi estrema, dai «romanzi» delle vite delle persone ho cercato di arrivare all’Essenziale: l’attimo della loro Morte e il modo in cui muoiono descrivono l’intera loro esistenza in un massimo di tre righe.

Hai esordito con un romanzo, L’ultimo disco dei Cure (Sironi, 2004). Poi sei apparso nelle librerie con partecipazioni ad alcune antologie di racconti, tra le quali la molto bella I nuovi sentimenti (Marsilio, 2006). Come mai ora sei passato alla poesia? Il libro sta avendo molto successo, tuttavia non si è trattato di una scelta un po’ azzardata, vista l’impasse in cui questa forma si trova rispetto alla prosa?

Mi piace scrivere romanzi e racconti e continuerò a farlo. La poesia, almeno per come la interpreto io, è molto più libera e poi come ti ho detto si tratta di un esperimento: uno scrittore ha il dovere di farne il più possibile lungo il suo percorso, e per il momento pubblico e critica sembrano davvero premiare il libro. Inoltre tantissime le presentazioni e appuntamenti vari già fissati. Non leggono mica tutti Moccia, eh […]

Scrittore, ma anche produttore e manager del gruppo rock Soluzione. Come appena accennato, hai esordito in ambito letterario con un libro che già dal titolo suggeriva una forte presenza della musica nella tua vita. Sembra quindi che musica e scrittura rappresentino per te due punti assolutamente fermi. Come pensi di ricongiungerli, in futuro?

Per farti una battuta in tema con l’ironia nera e il cinismo di Tre metri sotto terra: farò un audiolibro (già portiamo in tour un reading «cimiteriale» e musicale). In realtà nella mia vita letteratura e musica sono indissolubili. Sin da bambino ho letto molti libri perché erano nascosti nei testi di una canzone e ho ascoltato dischi perché erano citati in un libro, in un film, ecc. Anche nel mio primo romanzo, L’ultimo disco dei Cure, se leggi attentamente tra le righe troverai un sacco di cose nascoste: moltissime citazioni di svariata natura, da quella alta a quella pop, si incastrano tra di loro. Proprio come nelle canzoni. L’importante è che non leggiate il libro al contrario, ricordi la leggenda rockettara di ascoltare un disco al contrario?, potrebbe essere apocalittico […] [ride]. Coi Soluzione (http://www.soluzione.bizhttp://www.myspace.com/soluzione ) lavoro molto bene, ci influenziamo a vicenda, ci consigliamo libri, dischi, film, mostre, artisti incontrati per caso. Proprio l’altro giorno Luca, leader della band, mi ha regalato un libro di Coe che tutti dovrebbero leggere, La casa del sonno, e due film, Le particelle elementari tratto dal libro di Houellebecq che entrambi abbiamo amato (il film però è terribile) e Le colline hanno gli occhi (divertente ma un po’ ripetitivo). Io gli ho regalato un libro di Pelevin e una raccolta di scrittori inglesi, I Narrabondi, a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento. I Soluzione inoltre continuano a collaborare col filosofo Sgalambro e credo che sia una cosa notevole potersi cimentare al contempo con musica e testi di un certo livello. Ora con Luca sto producendo anche un altro giovane musicista che usa parole e musica in modo pazzo a metà tra Syd Barrett e Rino Gaetano e mi auguro di farlo uscire presto su CD, insieme al nuovo dei Soluzione ormai alle porte.
Come fondere Letteratura e Musica per sempre? Mi piacerebbe che la Jost, la nostra etichetta, producesse esclusivamente Canzone d’Autore al passo coi tempi.

Per chiudere. Mi ha stupito scoprire che non hai un tuo blog. Almeno un blog così come normalmente lo si intende. Come mai questa scelta? Disinteresse, mancanza di tempo o cosa?

Tutti hanno un blog […] Io scelgo la vita (e perdona le parole di Irvine Welsh [sorride])

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Questo articolo è stato originariamente pubblicato su inutile (http://www.rivistainutile.it)