«Si parva licet»
di
Cesare Pavese
tempo di lettura: 11 minuti
SCENA PRIMA
È alto mattino. Adamo, giovane aitante, di gambe pelose e petto largo. Esce dalla grotta in fondo a destra e si china a raccogliere una manciata di ciottoli. Li getta a uno a uno con cura contro il tronco di una palma a sinistra. Qualche volta sbaglia la mira.
adamo (dice a un tratto riscuotendosi.) Io vado a pescare.
la voce di eva dalla grotta Vacci. Che bisogno hai di dirlo?
adamo Il fatto è che non ho voglia di andare a pescare.
la voce di eva Stupido.
adamo (guarda intorno, con aria svagata.) Questa la metto con tutte le altre, Eva. (Silenzio.). Che cosa hai guadagnato quando m’hai detto stupido? (Silenzio. Fremente.) Il fatto è che se continui a trattarmi in questo modo, un bel giorno me ne vado e non mi vedi mai piú. Non si può dirti una parola, che tu scatti. È un bisogno, no, che abbiamo, tutti e due, di parlare? Tu non sai quel che voglia dire esser solo. Non sei mai stata sola. E dimentichi troppo sovente che sei stata fatta per tenermi compagnia…
la voce di eva Sí, caro, ma perché dirmi che vai a pescare?
adamo (si china a raccogliere ciottoli e storce la bocca sorridendo.) Ho detto per dire, Eva.
la voce di eva Sei piú caro quando non dici per dire.
adamo (scaglia con rabbia i ciottoli.) Ebbene, vado a pescare.
Si sente una risatina di Eva. Adamo se ne va. Nella radura si diffonde la fresca calma del mattino. Passa un capriolo che saltella e annusa i pedali di varie piante, poi schizza via a sinistra.
Rientra Adamo, con la solita aria e, ciondolato un po’ a sinistra, si siede nel centro sopra un sasso, volgendo le spalle al fondo. Parla guardando innanzi a sé.
adamo Questa foresta è tutto Eva. Se potesse parlare, mi tratterebbe come lei. Tronchi e tronchi, foglie e foglie, angoli scuri che asciugano al sole, altri che non asciugano, piena di vita, piena di voci, ma di me, Adamo, s’infischia. È la verità. Mi dà l’ombra, mi dà il riparo, mi dà il cibo e l’aria buona, ma confidenza nessuna. Ah Signore, Signore, mi domando se capisci che cosa vuol dire esser solo.
Eva si è fatta sulla soglia della grotta e il sole giallo la illumina dai piedi fino al collo. E bruna e muscolosa, e la faccia appare seminascosta dall’ombra e dai rametti di convolvolo che pendono sull’ingresso. Adamo si volta e la guarda, rasserenato. Pausa.
eva Sono queste adesso le tue orazioni?
adamo Non pregavo, parlavo tra me.
eva (sospettosa.) Però chiedevi qualcosa al Signore.
adamo Non oso piú parlare al Signore. I suoi benefici sono a doppio taglio.
eva (avanzando; porta dei fiori infilati nei capelli) Come sarebbe a dire?
adamo (con forzata gaiezza.) L’ultima volta che mi sono lagnato ch’ero solo, mi ha mandato te. (Fa per abbracciarla e sedersela sulle ginocchia.).
eva (si scosta e dice seccamente.) Diventi volgare.
adamo E tu impertinente.
eva Tutto perché al mattino non esco fuori come una bestia dalla tana, e mi pettino invece di scrollarmi come fai tu.
adamo Non hai da piacere che a me.
eva Per quel che te ne intendi…!
adamo (con voce mutata.) Oh Eva, perché non smettiamo quest’ostilità che a me mi fa ammattire, e a te serve a che cosa? Siamo soli a questo mondo e una mala parola nessuno ce la può risarcire. Che bisogno abbiamo di maltrattarci a questo modo? Se ci fossero un’altra Eva o un altro Adamo, capirei.
eva Ci pensi troppo, a quest’altra Eva. Me ne parli sempre. (Beffarda.) Te l’ha forse promessa il Signore?
adamo Sciocca. Lo sai bene che siamo soli.
eva Un’altra Èva… Siamo soli… Capisco. Dimmi una cosa, unico uomo: se invece di me il Signore avesse creato un’altra Eva, con gli stessi capelli, con lo stesso corpo, con la stessa voce, tu l’avresti accettata come hai fatto di me? E ti vanteresti di volerle lo stesso bene e faresti le stesse smorfie, e andresti a pescare per lei, insomma sarebbe la tua Eva? Si o no?
adamo Come… un’altra come te? Con gli stessi capelli?Che si chiamasse Eva? Ma saresti tu.
eva Ecco. Sarei io. E poi ti lamenti. Buffone.
adamo Ma no, non hai capito. Se fosse un’altra, non saresti tu. Ma allora anch’io non sarei Adamo. (Si ferma sorridendo.) Sciocchezze, io sono Adamo e tu sei Eva.
eva (lo guarda commiserando.) E se il Signore ne avesse fatte due di Eve e ti avesse dato la scelta, quale avresti scelto?
adamo Due?… Non so… Ma te, certo… Due Eve?
eva E perché me?
adamo Perché?… Cosí… Ma ragiona, Eva…
eva Te lo dico io quel che avresti fatto: ci avresti prese tutte e due e costrette a stare nella stessa grotta. E poi ti lamenti che non ti do confidenza. Ci mancherebbe altro. Tu non mi capisci e non mi meriti. Ti sono caduta addosso come una mela matura e hai creduto di raccogliermi senza fatica. E te la prendi ancora col Signore. Ma stai fresco. E può star fresco anche il Signore, se crede che abbia bisogno di te, o di lui. (Esce a sinistra, lasciando Adamo esterrefatto.).
adamo (balza in piedi.) Basta! Basta! Hai sentito, Signore? (Tende l’orecchio. Silenzio.). Non ha sentito. Non sente mai. (Si riabbandona sul sasso, col capo tra le mani.).
SCENA SECONDA
Stessa scena. È sera. Adamo e l’Angelo del Signore passeggiano davanti alla grotta. L’Angelo è un bel giovane biondo dal corpo nebuloso e raggiante.
adamo (sommesso.) Dirai dunque al Signore che cosí non posso continuare. È comodo crearci per la Sua gloria e lasciarci negli imbrogli. Ha dato a me, come a tutti gli animali, delle esigenze, ne ha date piú che agli animali, come un certo decoro da sostenere, una naturale delicatezza di sentimenti e una capacità di giudizio che vuole il suo sfogo e il suo compenso in una compagnia congeniale. Eva ha capito il mio bisogno e se ne serve per rendersi preziosa e togliermi ogni pace. Adesso sostiene anche che non l’apprezzo come si merita. E da stamattina non la vedo. Insomma…
l’angelo del signore Riferirò, Adamo, riferirò, e se qualcosa si potrà fare, sarà fatto. Ho però l’impressione che in cielo si propenda a considerare i rapporti tuoi con Eva, un campo dove sarebbe indiscreto e inopportuno un intervento diretto. Non dimenticare, Adamo, che ti è stata conferita, all’atto della creazione, una certa autorità sulla tua compagna. Quanto alla gelosia che Eva ti ha mostrato, puoi assicurarle che per ora è assolutamente esclusa la creazione di altri esseri. E dopo tutto (la sua luce balena.) questa gelosia dovrebbe anche un poco lusingarti. Addio, Adamo. (Scalpiccio affrettato. Da sinistra piomba di corsa Eva ansante, coi capelli scomposti e il volto acceso.). Addio, Adamo. (Si spegne e scompare.).
Penombra.
adamo Beato chi ti vede, Eva.
eva Che cosa dicevi all’Angelo? Perché quando arrivo, lui fugge?
adamo Cose di questo Paradiso, Eva. E tu, perché non torni prima? Solo quando viene il buio ti faccio comodo, vero?
eva Oh, Adamo, perché mi tratti cosi? (Si avanza.) Cerca di capire, Adamo. Non ti basta che stiamo insieme tutta la notte?
adamo (freddo.) Ci stai perché hai paura del buio, ecco perché.
eva Non sei gentile, Adamo. (Gli prende il braccio.) Te lo dirò, se da te non capisci. Mi allontano soltanto perché, se mi vedessi continuamente, ti stancheresti di me. E non credere che non soffra a star lontana da te. (Si stringe.) Ma ho bisogno desolarmi qualche volta, per pensare a noi due e non tormentarti con la mia gelosia. Caro! Ti sei ricordato di Eva, oggi? (Adamo l’abbraccia. Eva lo bacia e s’incamminano allacciati verso la grotta.). Che cosa dicevi all’Angelo?
Entrano nella grotta. La notte è calata. Cominciano a brulicare nel buio le lucciole.
la voce di adamo Gli chiedevo se mi vuoi bene.
la voce di eva Sciocco. Non lo sai da te?
la voce di adamo Qualche volta me ne fai dubitare.
la voce di eva E anche adesso ne dubiti?
la voce di adamo No.
Il chiarore della luna si diffonde nella radura. Silenzio.
la voce di eva Guarda! C’è la luna. Usciamo.
la voce di adamo (supplichevole.) Eva, restiamo nella grotta.
eva (comparendo sulla soglia.) Vieni, vieni, usciamo.
adamo (che le tiene un braccio.) Restiamo qui.
eva (divincolandosi.) Guarda com’è bello! Vuoi sempre parlare: su, parla, adesso: che bisogno avevi di raccontare i fatti nostri all’Angelo. Perché fai queste cose? Non mi vuoi proprio nessun bene. Io di te mi fidavo.
adamo Ma no, si discorreva, e poi sai bene che l’Angelo ha tutt’altro da pensare. Gli chiedevo se sapeva dov’eri, ecco.
eva (scontrosa.) Oh Adamo, chi sa che cosa gli hai detto. E chi sa che cos’ha risposto quel ficcanaso, tutto luce e nient’altro. Perché t’immischi con quegli esseri che non hanno nemmeno una mano in carne e ossa da tenderti? Vanno, vengono, non si sa dove stanno – che orrore – magari qualcuno è qui che ci ascolta.
adamo Ma Eva! Lo sai che li manda il Signore soltanto per farci del bene.
eva E che cosa gli hai detto?
adamo Ma nulla. E tu dove sei stata tutto il giorno? Mi hai fatto soffrire, sai.
eva Sediamoci. (Si siedono sulla soglia.). Ho pensato molto a noi due. Ho camminato tutta la mattina e sono entrata nel bosco del Signore, dove ho veduto le Sue piante. Ma sai che ho ribrezzo dei serpenti, e là ce n’è di tutte le qualità, che salgono e scendono per i tronchi, e mi è venuta l’idea – forse mi sbaglio, Adamo – che il Signore li abbia messi a far la guardia. Perché? Non può essere che per me, a te non fanno ribrezzo. Vuol dire che il Signore non si fida di me. Perché? Non mi vanno affatto queste cose, Adamo. O siamo i Suoi diletti, e allora perché i serpenti? O non lo siamo, e allora perché tante belle parole?
adamo (spaventato.) Ricordati che il Signore ci può ascoltare.
eva (spazientita.) Ma dunque! La guardia dei serpenti, gli Angeli che ficcano il naso, Lui stesso che ci sta a spiare: che motivo gli abbiamo dato?
adamo Ma è perché ci vuol bene, Eva.
eva Vorrei vedere se tu, perché mi vuoi bene, spingessi la gelosia a questo punto.
adamo Anche tu, Eva, sei gelosa di me.
eva Sciocco, prima di tutto non è la stessa cosa, e poi (seria.) lo faccio anche un po’ per passatempo e per occuparci la giornata. Ma…
adamo Lo fai per passatempo!
eva (convinta.) Si capisce. Mi sentiresti, se ci fosse davvero l’altra Eva.
adamo Ah!… (Riprendendosi.) E allora fa’ conto che il Signore ci spii e ci tratti gelosamente, tutto per occupare la giornata e per distrarsi.
eva (col mento sul pugno.) Per essere il Signore, sarebbe un po’ stupido. Ma perché proprio l’Albero e i serpenti?
adamo Quanto tempo, Eva, che non chiacchieravamo piú cosí insieme.
eva (c.s.) Adamo! Perché non possiamo toccare proprio quell’albero? Quei bei frutti maturi? E se non possiamo, perché li ha fatti?
adamo Vedi, Eva. (Si guarda attorno furtivo.) Io credo che siano frutti come tutti gli altri, ma che il Signore ci abbia proibito di toccarli per rendere piú interessanti le nostre giornate. Sono come le regole che abbiamo inventato per il nostro gioco dei sassolini. Se le togli, dov’è piú il gioco? Stai certa, il Signore ci vuole bene, altrimenti non ci avrebbe nemmeno creati.
eva (sempre assorta.) Mi sembra stupido.
adamo Eppure vedi che anche stasera questa proibizione ha servito a ravvicinarci e farci discorrere un poco.
eva Ti dico che mi sembra stupido.
SCENA TERZA
Stessa scena. Meriggio sonnolento. Adamo è disteso davanti alla grotta e segue con gli occhi due farfalle che passano.
adamo Se gli Angeli del Signore, fossero un po’ meno angeli! Ha ragione Eva: tutto luce e niente sostanza. Ma con chi, domando, con chi deve passare il tempo un disgraziato? Eva non è della mia razza: a lei starsene in giro da sola, fa bene. Si direbbe che piante e animali con lei se la intendano. Si ficca i fiori nei capelli, corre dietro ai caprioli, è capace di salire su un albero per strappare le penne della coda a un pappagallo. Bambinate… Ma intanto passa la giornata. E perché poi adesso è sempre via, e torna solo alla sera? Fa presto l’Angelo a dire che io sono il re di questo regno. Il fatto è che non ho a chi comandare. A quelle farfalle? Sto fresco, come dice Eva. (Si alza in piedi.) Ma io divento matto, se continuo a parlare cosí da solo. Venisse presto la sera! Per conto mio potrebbe essere sempre notte. Vedere tutto cosí chiaro, cosí vivo, le bestie che se la spassano, le acque che corrono, le foglie che dondolano, mi fa rabbia. (Si leva un gran vento che fa barcollare Adamo. Il bosco muggisce. Trasvolano foglie e uccelli variopinti, e in distanza echeggiano colpi di tuoni.). Che succede? Ho forse bestemmiato? Ah Signore, come sei permaloso! (Schianti e calpestii nel bosco. Altre raffiche. Passa a volo, balenando, un Angelo.). Che succede? Dove voli? Ti manda il Signore? Mi umilio, mi umilio!
l’angelo È accaduta una cosa terribile. Eva…
adamo Eh!
l’angelo La notizia non è ancora confermata. È troppo orribile. Eva ha mangiato del frutto dell’Albero del Signore.
adamo No!
l’angelo Cosí m’auguro anch’io. Ma è stato visto Satana saltare fuori dal Paradiso ululando di gioia. Da tempo era segnalata la sua presenza quaggiú. (Scompare a destra.) Oh sventurati uomini!
Continua la bufera che ora piove anche una livida luce dal cielo. Passano caprioli, tigri, conigli, in rotta.
adamo Possibile? Eva, Eva! Dove sarà adesso? Eppure, i discorsi che faceva! È dunque vero? Oh Eva, che hai fatto!
Entra da sinistra Eva affannata e precipitosa. Cerca con gli occhi.
eva Oh Adamo, dove sei? L’ho fatto per te. Dove sei? Proteggimi. (Gli corre tra le braccia.).
adamo È dunque vero? Disgraziata! (Eva gli singhiozza sul petto. Nel pugno sinistro stringe una mela.). Che dirà adesso il Signore? Perché hai fatto questo?
eva (tra i singhiozzo.) C’era un serpente che parlava. L’ho tanto pregato di venire alla grotta perché ci tenesse compagnia. Faceva dei discorsi cosí belli. Era cosí spiritoso. Pensavo: Come si divertirà Adamo, lui che vuole sempre discorrere. Come mi sarà riconoscente e mi vorrà bene.
adamo Ma non ti facevano ribrezzo i serpenti una volta?
eva Non era un serpente come gli altri. Parlava. Se tu avessi sentito. Sapeva tutto. Su tutto diceva la sua. Mi spiegò che davvero la proibizione dell’Albero è un semplice gioco di quel vecchio testardo che anche lui non sa come fare a divertirsi e crea gli esseri a Suo piacere… Proprio come dicevi tu.
adamo Ma io dicevo per dire!
eva Mi spiegò che bastava rompere la regola per fargli capire che cambiasse gioco. Anche noi abbiamo dei diritti e valiamo un po’ piú che una partita di sassolini. (Si ferma.) Allora ho mangiato il pomo. (Tende la mano.).
adamo Disgraziata! E se il Signore ti scaccia?
eva Il serpente diceva che il mondo è grande.
adamo E io resterò solo! Non hai pensato che ti volevo bene?
eva Ma, Adamo, se mi vuoi davvero bene, hai un modo per provarmelo…
Pausa.
adamo Dà qua. (Addenta la mela.).
Eva gli salta al collo.
la voce del signore (nella bufera.) Adamo, dove sei?
Fine.
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QUESTO E-BOOK:
TITOLO: «Si parva licet»
AUTORE: Pavese, Cesare
DIRITTI D'AUTORE: no
LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze
TRATTO DA: Racconti / Cesare Pavese. - Torino : Einaudi, [1994]. - 525 p. ; 20 cm.
SOGGETTO: FIC029000 FICTION / Brevi Racconti (autori singoli)